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giovedì 21 gennaio 2010

Chi Pensa Ai Figli Dei Malati Psichiatrici?


Impotenza. Vergogna. Terrore. Instabilità. Solitudine. Ritrovarsi troppo presto a fare da genitore al proprio genitore. Essere in balia di sentimenti ed emozioni altalenanti, privati del calore di un contesto familiare sano. Sono solo alcune delle sensazioni che ho provato, in quanto figlia di una madre bipolare. Per lunghi anni, dall'insorgere lento e inesorabile della malattia, ho messo da parte le mie emozioni, costruendomi una corazza impenetrabile, per mascherare una forzata fragilità, per trovare in me il coraggio di cui necessitavo per sopravvivere. Per difendermi da quello che solo oggi riesco a chiamare col suo vero nome: TRAUMA


Per anni ho pensato: è mia madre a stare male, non io. È lei la persona fragile, da sostenere, da aiutare. Da amare. Nonostante l'aggressività e le cattiverie inconsapevoli e improvvise, gli scatti di rabbia, i deliri su Dio, sulle voci che le ordinavano di fare cose, di farmi fare cose, di dubitare di parenti e amici fino a tagliare tutti i ponti, fino all'isolamento. Nonostante il suo sguardo perso nel vuoto, le ore passate al buio senza mangiare, senza lavarsi, senza vestirsi. Le minacce di uccidersi con il gas, la proposta, un giorno, di morire insieme a lei.

Io, sola, a sedici anni, con mia madre in quello stato. Senza sapere cosa fare. 

Una malattia difficile da diagnosticare. Medici difficili da consultare, perché "la paziente deve venire da noi di sua volontà". Poi, finalmente, le fasi di "up" e l'apparente benessere, che traeva in inganno chi non viveva con lei sotto lo stesso tetto, per 24 ore su 24. Ma non noi.
Infine il tracollo, il suo lento lasciarsi morire, senza più mangiare. E l'intervento coatto, il famigerato TSO. Quel ricovero forzato, possibile per legge solo se il paziente rischia di mettere in pericolo se stesso o gli altri. Quando è forse già troppo tardi.

L'iniziale permanenza nel reparto SPDC dell'ospedale, poi il trasferimento in una clinica psichiatrica pubblica. Il recupero e, infine, il reintegro in famiglia. La cura? Qualche incontro mensile presso il CIM o DSM di zona con uno psichiatra per la prescrizione del farmaco.
Dopo pochi mesi, la ricaduta. Mia mamma si sente bene. Dice di essere guarita e interrompe la terapia farmacologica. L'incubo ricomincia. A niente servono le parole, mie e di mio padre. "Io sto benissimo". E le colpe del precedente ricovero vengono scaricate su mio padre, da cui aveva chiesto la separazione per colpe del passato. "Tu mi hai fatto ricoverare dicendo a tutti che sono pazza. La colpa è solo tua.". E la consapevolezza che mia madre non ha mai ammesso di essere malata. 

Il nuovo ricovero presso l'SPDC. Il ritorno a casa. Mia mamma ricomincia a prendere le medicine. Per circa sei anni tutto fila liscio. Un mese prima della mia laurea, mia madre "guarisce". Ma non lo dice a nessuno. Non ci vuole molto prima che ce ne accorgiamo. Le sue pupille non mentono. Né i suoi discorsi. Né il veleno contro di noi, che ricomincia a fluire, incontrollato. Frugo nella pattumiera... Avvolte in decine di fogli di giornale ci sono tutte le confezioni delle sue medicine. Inutile tentare di farla ragionare, di invitarla a fare di tutto per star bene, perché lei "sta bene", "siete voi che state male!". Inutile ricordarle le sofferenze passate, sia da lei che da tutti noi, perché lei non le ricorda. Tutto il suo soffrire lo imputa a mio padre e ai suoi comportamenti sbagliati. Non c'è, secondo lei, nessuna malattia. Nonostante le cartelle cliniche e le ricette mediche.

Io amo mia madre. Ma lei non è più come prima. Lei non vuole il mio aiuto. Lei non ascolta nessuno. E soffriamo tutti, anche se non siamo noi i bipolari. Nessuna colpa, nessuna accusa. Solo un immenso, reale dolore. Reso ancora più insopportabile dall'impotenza. 

Cercando in rete in varie lingue le parole "madre" e "bipolare", nei giorni scorsi sono incappata in appelli che avrei potuto benissimo scrivere io. Storie identiche alla mia, dal Cile, alla Francia, dalla Spagna all'Australia, dagli Stati Uniti all'Olanda. Un unico, disperato, appello. "Mia madre sta male, ma non vuole curarsi. E le sue crisi ci stanno lentamente annientando...". Tante le risposte, una primeggia su tutte: "non ti resta che la fuga". E gli altrettanti accorati successivi appelli: "aiutatemi, non voglio abbandonare mia madre, ma non riesco più a vivere così!". Ragazze di 14, 19, 26 anni. Spesso con padri dal carattere meno forte rispetto a quello della propria moglie, che non riescono da soli a fronteggiare una malattia subdola, che nelle sue fasi più avanzate implica l'incapacità del malato di esserne egli stesso consapevole. 

Scopro con terrore di stare pagando oggi tanti anni di dolore, sempre represso, ignorato. Un dolore che, però, non si è affatto sopito, dal momento che il problema è ben lontano dall'essere risolto. E se si prova a chiedere aiuto, spesso ci si sente ripetere: "non sei tu a stare male, ma tua madre". Già, peccato che invece ora non sto più bene nemmeno io. E almeno un elemento forte nella famiglia ci deve essere, altrimenti tutta l'impalcatura dove può appoggiarsi?
Da qui a constatare che non c'è alcuna attenzione verso di noi, i figli dei pazienti psichiatrici, il passo è breve. Soltanto nei paesi di lingua anglosassone si è cominciato, da qualche anno, a porre attenzione a coloro che, fin da bambini, si trovano ad affrontare la malattia mentale di uno o di entrambi i genitori. Un argomento che è dannosamente e pericolosamente sottovalutato, quando non addirittura ignorato o sminuito.

L'intento di questo blog, perciò, non sarà semplicemente quello di ospitare il mio sfogo personale, l'auspicio è piuttosto quello di diventare un punto di raccolta di informazioni sul tema. Un luogo per diffondere notizie e nozioni utili per accrescere l'attenzione sulla parte della famiglia che può ancora essere salvata, che ha diritto a superare il trauma e a poter costruire un avvenire sereno per sé e per la propria famiglia futura. Questo blog vuole anche essere uno spazio di aggregazione per tutti coloro che si riconoscono in queste righe, che si sentono soli e incapaci di parlare. Per me è ancora oggi molto difficile ammettere che mia madre soffre di disturbo bipolare. Ma se sono impotente davanti a mia madre e al suo rifiuto di curarsi, non lo sono verso me stessa e il mio diritto di rialzare la testa e ricostruire me stessa, pezzetto dopo pezzetto.

Nei prossimi giorni pubblicherò una prima parte del materiale che ho trovato in rete sui figli dei malati psichiatrici, in modo che possiate venirne a conoscenza e, perché no, magari esprimere la vostra opinione in merito.

Vi saluto con affetto,
Electric Ladyland.

218 commenti:

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Jackie ha detto...

Tesoro..non possono esistere parole per spiegare,lenire,recuperare tutto il disagio che hai passato.....ma se timidamente hai aperto il tuo cuore a tutto questo,sei sicuramente proiettata verso la strada della speranza,quella compiuta,solidale..consapevole.Ma se vuoi,veramente,recuperare a te un'esistenza degna di questo nome,non ti resta-scontato a dire-continuare a combattere...prima di tutto con te stessa-che senza tema d'essere mal interpretata da te,gentile amica-essendo,non mi stancherò mai di ripeterlo,le prime nemiche di noi stesse..perché abbiamo subito,ce ne facciamo carico,ce ne sentiamo responsabili-anche se so che non è assolutamente così-ma se entri in quella spirale,ne finisci travolta..ecco cosa vorrei significare..in fondo per me non è grave,io sono un ramo secco..ma tu no!hai una vita-tutta tua-da realizzare.. solo con piccole-all'inizio-forzature sulla volontà si può incominciare a vivere..ovviamente lo dico anche per me..non dico che si deve cambiare carattere,ma un piccola violenza sul-compresibilissimo-desiderio di isolamento,più per pudore che per altro..è necessario..necesse est,mia cara electric ladyland..e sai una cosa?sono sicura che tra qualche tempo,quando rileggeremo queste pagine,un sorriso di tenerezza si dipingerà sul volto..qualcosa sarà cambiato..in meglio!;)ti mando un abbraccio affettuoso e..buona vita!sinceramente,tua jackie.

Electric Ladyland ha detto...

Un abbraccio a te, gentile amica... E un sorriso, radioso e proiettato verso il presente. Quello che abbiamo la voglia e il dovere di vivere. Qui. Ora.

Buona vita a te!

Anonimo ha detto...

LA TUA STORIA E' ...LA MIA STORIA, DALL'ETA' DI 16 ANNI, SOLA, SENZA PADRE E FRATELLI/SORELLE. MI CHIEDO QUANTE/I SIAMO REALMENTE IN ITALIA ...NEL MONDO. E...DOVE STA LO STATO...A PARTE DIFFONDERE PROPAGANDA SUI FALSI INVALIDI.SIAMO PERSONE DIMENTICATE E IGNORATE DALLE ISTITUZIONI E DALL'IGNORANZA DI GRAN PARTE DELLA POPOLAZIONE.

Anonimo ha detto...

LA TUA STORIA E' LA MIA STORIA. SOLA DALL'ETA' DI 16ANNI DOPO LA MORTE DI MIO PADRE. CON UNA MADRE MALATA DA SEMPRE. DOPO 31 ANNI LA SITUAZIONE E' LA STESSA.NON HO FRATELLE/SORELLE. INDIFFERENZA DA PARTE DELLE PERSONE E DELLE ISTITUZIONI CHE PER RISOLVERE IL PROBLEMA LO ANNULLANO. SI PARLA SOLO DI FALSI INVALIDI CREANDO DIFFIDENZA DA PARTE DELLE PERSONE ANCHE NEI CONFRONTI DI CHI E' VERAMENTE DISABILE.SIAMO UN POPOLO DI INVISIBILI SCOMODI E ABBANDONATI.

Electric Ladyland ha detto...

Benvenuta, cara anonima. Purtroppo c'è ancora molta strada da fare per abbattere lo stigma e la disinformazione che circondano un tema spinoso come la malattia mentale. Nel mio piccolo sto cercando di farmi coraggio per far sentire una voce troppo spesso dimenticata, quando non ignorata. Finché avrò energie, continuerò a raccontare. La gente deve sapere. La gente deve conoscere il dolore che si consuma, invisibile, tra le mura della rispettabilità domestica. Ed è un dolore che merita un'assistenza più consapevole, soprattutto del fatto che al centro della cura dev'esserci non soltanto il paziente, ma l'intero nucleo familiare. Quando si ammala un genitore, o entrambi - come nel mio caso - è inammissibile non fare niente per assistere i figli minori. Questo deve cambiare. Non mi stancherò mai di dirlo.

Grazie per aver letto e per aver lasciato il tuo saluto.

Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Dal 2003 siamo entrati nella discesa senza possibilità di risalita, siamo nella fase di "deterioramento cognitivo". Peccato, un'intelligenza ed una Cultura Superiore, due lauree una in Lettere antiche ed una in pedagogia, cattedra di Italiano rifiutata nel 1968 all'università più prestigiosa di Parigi la "Sorbona", perchè doveva metter su famiglia.
Purtroppo il subitaneo trauma della perdita del primo figlio durante il parto ha sconvolto tutto. Doveva essere il mio fratello maggiore...
Fin da piccolo ho sempre capito che in mamma qualcosa non andava, da buon figlio unico dopo la perdita del primo poi...
C'erano Babbo ma soprattutto Nonna che se la "controllavano" a dovere, nonchè uno psichiatra amico di famiglia che iniziava a prescriverle le prime pionieristiche cure (ansiolitici+sonniferi+antidepressivi)....
Ora ho 40 anni, e sono Militare di carriera da quando ne avevo 18, ho scelto di andare via. Mamma ne ha 66. Fino al 2003 di mia madre se ne è occupato mio padre ammalatosi di tumore prima poi morto d'infarto dopo l'ennesima arrabbiatura nei confronti di mamma che non ascoltava e che non prendeva le medicine....
Dal 2003 me ne occupo io, ho dovuto rinunciare alla "carriera" che avrei voluto fare, le faccio fare tutti i controlli clinici/neuropsichiatrici e l'ho affidata alle cure di un'angelo, una badante rumena che però dopo sei anni non ce la fa più: si sta esaurendo anche lei appresso a mia mamma.
Ho una famiglia con due bambini con una meravigliosa moglie che condivide e compartecipa al dolore ma che dovuto fisicamente distaccare da lei pena la "distruzione" della mia famiglia.
Mi ritengo comunque fortunato perchè sia mia mamma che io abbiamo una condizione economica soddisfacente: tuttavia quando andrà via questa badante sarà impossibile trovarne un'altra atrettanto brava, di conseguenza....non è un discorso economico, è un discorso di giustizia sociale: poterle dare, come qualsiasi altro cittadino del mondo una vita dignitosa, ancorchè sanitariamente controllata, magari attraverso il
ricovero presso una idonea struttura....ma quale? Quelle specializzate per il parkinson?
Ce ne sono, ad esempio, in Sardegna?
Grazie
Aloha Man

Electric Ladyland ha detto...

Caro Aloha Man, benvenuto nel mio spazio e grazie di cuore per la tua storia di vita. Più ricevo le vostre testimonianze, più mi chiedo: ma quanti siamo? Quanti? Senza alcun sostegno specifico, senza alcuna assistenza, completamente abbandonati a noi stessi.

Pur essendo assolutamente contraria al manicomio come lager e quindi felice che attraverso la legge 180 si siano chiuse queste strutture, allo stesso tempo, come Basaglia stesso sottolineava, ritengo impensabile non predisporre adeguate strutture di ricovero per i pazienti gravi che abbandonano le terapie e rifiutano i farmaci. Tutto il peso della situazione ricade sulle famiglie, con gravi conseguenze psicologiche ed economiche.

Mi trovo spesso a discutere con persone che sostengono le ragioni della cosiddetta "antipsichiatria", che demonizzano gli psicofarmaci e le case farmaceutiche, condannando in modo pericoloso un'intera categoria. Purtroppo a fronte di pazienti ingiustamente bombardati di pasticche e curati con terapie inadeguate, vi sono pazienti che invece non possono fare a meno di cure farmacologiche e che grazie a queste hanno avuto salva la vita.
Tento in tutti i modi di spiegare che per alcune malattie mentali con forme più o meno gravi di psicosi, con presenza di aggressività, deliri e allucinazioni, lo psicofarmaco è indispensabile, sia per la salute e l'incolumità del paziente che per quella della sua famiglia. Noi familiari corriamo gravi rischi ogni giorno a contatto con una persona che, a causa della sua immane sofferenza, costruisce nella sua mente un proprio mondo immaginario e ascolta "voci" che le suggeriscono cosa fare e di chi fidarsi. Non mancano i casi in cui un genitore arriva persino a fare del male al proprio figlio perché le "voci" gli hanno detto che era posseduto dal demonio...

In Italia la legge vieta di sottoporre un paziente a una qualsiasi cura contro la sua volontà. Se questo è giusto nei casi in cui la persona è consapevole della propria situazione, non lo è nei casi di malattie come bipolarismo o schizofrenia, dove la lucidità del paziente, soprattutto in fase maniacale, è gravemente compromessa. Il TSO purtroppo non è sufficiente. E' uno strumento in alcuni casi abusato, ma sempre troppo soggetto alla discrezione dei medici che agiscono in una determinata area di competenza. E' molto difficile applicarlo e spesso viene adoperato in casi estremi, quando è troppo tardi.

Vorrei davvero che noi figli potessimo unirci per sollevare con urgenza la necessità di rivedere e integrare l'assistenza ai malati psichiatrici inconsapevoli della propria malattia. Non è ammissibile non poter intervenire in alcun modo. E noi sappiamo bene quanto parlare e tentare di convincere i nostri cari malati sia inutile, nonché deleterio per la nostra stessa salute. La malattia mentale che li affligge purtroppo si frappone fra noi e loro. Occorrono interventi mirati, specifici e di sostegno all'intera famiglia.

Io sono figlia unica, non ho familiari o amici che possano farsi carico della situazione e sono già provata da anni di sacrifici e sofferenze. Ora che lo "tsunami" è esploso in tutta la sua forza dirompente, non so davvero come fare ad affrontare il dramma che di giorno in giorno peggiora. E anche le condizioni economiche non aiutano... Quando mi si dice di andare via di casa e pensare alla mia vita mi cadono le braccia. Sappiamo tutti molto bene quale sia la situazione dei giovani italiani, a causa della crisi del mercato del lavoro e dei costi assurdi delle case, in affitto o in vendita... Tutto questo, per chi ha uno o entrambi i genitori con malattie mentali, non fa che aggravare ancora di più il nostro inferno...

Non chiedo niente di speciale, solo di rivedere il concetto di "libertà di sottoporsi alla terapia" nel caso di pazienti che presentano psicosi e delirio.

Grazie per essere passato di qui, Aloha Man, e per avermi scritto. Mi ha fatto immensamente piacere.

Anonimo ha detto...

Chiedi quanti siamo...tanti, ci sono anche io tra questi.
Stessa storia, madre bipolare, borderline con disturbo ossessivo compulsivo.
Un inferno congelato per anni dentro di me che ho cercato e trovato mille modi per vivere/sopravvivere più o meno come gli altri anche a costo di farlo più lontano da me stessa.
La mancanza assoluta di comprensione anche da parte di coloro che sapevano tutto ed erano nel dramma insieme a me...perchè quando nell'animo umano qualcosa non va come dovrebbe si è soli. Non si può capire neanche con tutto l'amore del mondo.
La solitudine, la vergogna,il dolore... ma tutto questo l'hai già scritto tu.
Dieci anni fa il pretesto, l'occasione di allontanarmi...da allora non vedo mia madre. Il mio animo congelato all'epoca non ha saputo neanche scegliere cosa fare...semplicemente trasportata dagli eventi mi sono fatta allontanare. Nel tempo si è alzato un muro...inevitabile...dieci anni!
E lì mi aspettava la colpa. Quella che la gente inutile intorno a te è tanto brava a scagliarti addosso. E prima ancora quel giudice implacabile che hanno già fatto a tempo a trasferire dentro di te.
Ho oscillato per anni tra colpa, rabbia ed una vulnerabilità che se solo ci penso mi fa paura.
Ora sono incazzata come una iena. Questo mondo, questa società, la mia stessa famiglia mi hanno tolto tantissimo e non me lo sono meritata. E' come essere massacrati di botte e prima di ricevere il colpo finale essere graziati: lasciati vivere quasi per punizione, a quel punto.Spezzate le gambe ti dicono "be, ora comincia a correre la tua corsa".
Solo da poco ho pensato che poteva esserci qualcuno che aveva avuto una storia come la mia alle spalle...una storia da sdrammatizzare in pubblico, perchè tanto se la racconti non si può capire e nel frattempo hai guastato il buonumore di chi ascolta. Una storia da tenere segreta, scissa anche da te stesso quando per non scendere dalla giostra della vita anche tu, sei costretto a muovere qualche passo per te e per la tua vita. Un pezzo di te da tenere fuori di te...meccanismi di difesa per continuare a respirare!A tutt'oggi sono paralizzata sul da farsi per sbloccare e gestire questa situazione...se ne occupa la sorella ora ma non può durare a lungo ed io vivo con la sensazione di una condanna sulla mia testa. Tra l'altro la sorella è mia zia ed è una persona alla quale tengo moltissimo...la sto vedendo rovinarsi giorno dopo giorno e non so che fare. Il dolore mi spacca e la rabbia è la mia unica salvezza.
L'unico motore...perchè quando mi fermo a pensare che per me ogni cosa ha avuto un prezzo salato da pagare dal giorno che ho messo piede al mondo, anche il diritto alla vita...riesco a ritovare la forza per tenermi stretta a quella giostra. Non mi capita mai di parlare con qualcuno così...scrivo a voi perchè potete capire o almeno so che non giudicherete perchè conoscete questo dolore. Grazie per questo spazio prezioso, mi ha fatto bene parlare con voi anche se è stato più che altro uno sfogo spero mi scuserete.

Electric Ladyland ha detto...

Scusarti? Al contrario, ti ringrazio... non sai quanto mi riconosco in ogni tua parola, soprattutto in un momento difficile come questo in cui, venuto a mancare purtroppo mio padre, mi ritrovo a dovermi rimboccare nuovamente le maniche per tentare di rinascere dalle consuete ceneri. Credimi, leggendoti ho benedetto la disperazione che mi ha portato ad aprire questo blog e a conoscere le vostre storie, che sono anche la mia storia... Per la prima volta non mi sono sentita invisibile nel mio dolore, nel mio sentirmi pesante o, peggio, "quella da compatire". Dio solo sa quanto ci costa stare al mondo e quanto doloroso sia sentirci anche in colpa per questo. Spero proprio di potervi incontrare, un giorno, di potervi guardare negli occhi e riconoscervi quel bagliore che ci fa andare avanti, nonostante le tante ombre che offuscano, quando non impediscono, la nostra felicità.

Un enorme abbraccio e, se un giorno ne avrai voglia, scrivimi pure via mail. Io sono qua...

Anonimo ha detto...

mentre scrivo mio padre è ricoverato in ospedale da circa una settimana, siamo riusciti a portarlo senza TSO anche se quel giorno stava dando segni di squilibrio, molto più giù che su, anche se la situazione è mista. Si è lasciato accompagnare, anche se con molta fatica. Pensare che per cinque anni è andato tutto "bene" con le medicine che prendeva non ha più avuto crisi. Poi è venuta anche una diagnosi di Parkinson: attenzione, una nota informativa al proposito...un bipolare può sviluppare anche questa malattia parallelamente (oppure un malato di Parkinson può sviluppare la bipolare) e le medicine per l'una e quelle per l'altra malattia possono andare in conflitto! Ovvero il farmaco per il Parkinson può causare crisi di mania. Io penso che il meccanismo sia stato questo, nel suo caso: un anno fa è stato trovato malato di Parkinson e quindi ha aggiunto alle sue medicine quotidiane il farmaco per ess. Nel giro di qualche mese questa cosa l'ha probabilmente cambiato, facendogli venire i pensieri folli della fase maniacale della bipolare, cosa che per cercare di contenere o scacciare dalla sua mente (senza dirci nulla per paura di finire in ospedale o di fare chissà cos'altro) si è tenuto dentro, facendosi al contempo crescere dentro una depressione maggiore. Fino a quando, una settimana fa, la sua mente ha ceduto ed è scoppiata la forte crisi depressiva, dove pero' esiste ancora la componente maniacale (mio padre è pensionato, riesce a starsene solo sul divano davanti alla televisione, vive così ma dentro cova la "mania" di tornare a fare il suo lavoro di sempre, solo che potete immaginare cosa potrebbe riuscire a combinare...). Da tutto questo la situazione mista che lo affligge in questi giorni. Il tutto, come dicevo, dopo cinque anni di "relativo benessere"...in cui sì, era un po' triste, ma niente crisi, era solo annoiato dalla sua situazione in cui non poteva più far nulla o andare dove desidera (è necessario vietargli di guidare l'automobile ovviamente!). La casa diventa come una prigione d'oro per i nostri cari malati, le bombe a tempo. E noi figli come dici anche tu subiamo per molti anni della nostra vita la pressione psicologica, la paura, il terrore vero (altrochè, i thriller, gli esorcisti e i witch project del cinema, ci fan ridere a noi!), l'incapacità e l'impotenza nell'aiutare la/le persone che amiamo, senza alcun aiuto che quello d'emergenza (che come dici tu, non è per nulla sufficiente!). E' comprensibile che noi figli mancando della soluzione alla Harry Potter "con la bacchetta magica" ci scoraggiamo a nostra volta, ci vengano psicosi, nevrosi e quant'altro, e alla fine alcuni di noi optano per la fuga. E' comprensibile, io dico. Lo farei anche io se sentissi di non amare più mio padre o mia madre (che si è "martirizzata" stando a fianco di mio padre nonostante tutto dal primo esplodere del male tanti anni fa). Il fatto che mi fa stare più male è quindi il voler fare qualcosa per lui, ma il non accettare che ancora non ci sia nulla che si possa veramente fare per farlo guarire per sempre. E quanto si sta male quando si pensa che forse preferiresti che fosse morto in uno dei suoi tentativi di suicidio piuttosto che soffrire ancora così, sia lui che noi...viene da piangere poi e infine ti dici sempre che no, non bisogna perdere mai la speranza. Io spero sempre, e ancora, di fare ancora un giorno una, anche solo una, lunga, ma anche corta, passeggiata con mio padre, con serenità e scherzando, perchè questa subdola malattia va e viene, ma appunto, per tutti i giorni tristi di quando viene, la felicità dei giorni in cui non c'è più è un'altra cosa che noi figli di bipolari abbiamo e che nessun altro può ricevere e capire. E forse, l'unico modo per sopravvivere a tutto quello che ci è capitato è anche avere un po' di autoironia. Forse questa aiuta a non vedere tutto troppo pesante...dobbiamo infatti cercare di non ammalarci a nostra volta, anche se è difficile!
firmato Bussola

Electric Ladyland ha detto...

Benvenuto/a Bussola e grazie di cuore per aver lasciato la tua testimonianza... Il tuo commento solleva un altro aspetto importante di questa malattia, l'accavallarsi di più patologie che possono entrare in contrasto tra loro. A mia madre è capitato esattamente lo stesso: un conflitto tra il farmaco prescrittole per un sospetto Parkinson (molto probabilmente i sintomi erano invece causati dagli psicofarmaci stessi) e la sua patologia psichiatrica, che ha scatenato la sua ultima, pesante crisi maniacale con il ritorno dei suoi vecchi deliri e delle allucinazioni uditive, fino a quel momento tenuti a bada dagli psicofarmaci.

Fortunatamente durante l'ultimo ricovero avvenuto con un doloroso ed estenuante TSO ottenuto con mia enorme fatica e grazie all'intervento di un medico "umano" che non mi ha voluto lasciare sola assumendosi i rischi che un intervento del genere comporta, sembra che i dottori siano riusciti a trovare un farmaco che pare stia contenendo il disturbo. Purtroppo sappiamo bene che, a dispetto del pensare comune, il nostro non è un problema che possa avere una soluzione definitiva e non mi illudo che l'equilibrio nuovamente raggiunto possa durare in eterno, anche se me lo auguro profondamente, consapevole di quanto le crisi dei nostri genitori incidano sulla nostra facoltà di portare avanti gli impegni quotidiani, lavorativi e relazionali, che la vita richiede.

Un altro aspetto che spesso si tende a ignorare è che anni di malattia mal curata e psicofarmaci purtroppo, a lungo andare, consumano letteralmente la materia grigia che finisce per ridursi, con le conseguenze più disparate in termini di memoria e capacità di reagire con elasticità agli eventi della vita. Questo, ahimé, lo noto giornalmente nel rapporto che ho con mia madre. Per quanto ora stia di nuovo assumendo i farmaci non si può dire che tutto sia tornato alla normalità, per quanto inadatto questo termine possa essere per descrivere la realtà del nostro contesto familiare.

Ciò che nel mio piccolo sto cercando di fare, anche e soprattutto dopo la dolorosa perdita di mio padre che si è aggiunta al dolore per la malattia di mia madre, è pensare di più a me, forse per la prima volta nella vita. Sto scavando a fondo dentro me stessa con l'aiuto di una psicoterapeuta per trovare le chiavi per raggiungere una serenità che altrimenti, anche fuggendo a chilometri di distanza dalla fonte del mio malessere, continuerebbe a essere offuscata da quelle ombre che ormai mi abitano dentro. Questo non è che un piccolo frammento della mia quotidiana ricerca della felicità... e spero di poterla condividere presto qui, su questo spazio che tanto mi ha dato e continua a darmi grazie al vostro contributo.

Un forte abbraccio.

Athena ha detto...

Un saluto a tutti voi... è da un po' di tempo che seguo questo blog e, inutile dirvi che mi ritrovo perfettamente nelle vostre esperienze, nelle vostre parole e nei vostri disperati gridi di aiuto. Da anni mi sono accorta che in mia madre c'è qualcosa che non va, non sono mai riuscita a stabilire un rapporto profondo con lei e ad oggi posso dire di essere cresciuta da sola, cercando negli altri frammenti di un amore materno che non ho mai vissuto. Ovviamente sono rimasta sempre delusa e straziata da queste esperienze. Questa estate, dopo numerose scosse d'allarme, è scoppiato il vero e proprio terremoto. Ho vissuto sulla mia pelle la prima crisi di mia madre da quando sono nata. Ne ha avute altre in precedenza ma ne ero quasi all'oscuro. è stato straziante, devastante per me, ero del tutto impreparata e ancora sto assimilando la stanchezza e la paura derivatami da quel periodo. Non riesco più a starle accanto, la sua sola presenza mi provoca un moto di insofferenza ma d'altra parte, il senso di colpa mi annienta. Vivo così, su un filo d'acciaio steso su un precipizio. In bilico fra una vita che non sento più mia, una casa straniera e un futuro incerto, che non promette nulla di buono. Cosa fare? Ora lei ha raggiunto una specie di equilibrio datogli dai farmaci e cerca, goffamente, un rapporto che io vorrei chiudere ancor prima di aprire. Vorrei soltanto prendermi un momento di pausa, mettere per un attimo in stand-by la mia vita e cercare di riprendere in mano le redini. Potrebbe funzionare?!

Electric Ladyland ha detto...

Cara Athena,

mi ritrovo molto in quello che hai scritto, specialmente nell'ultima parte...
Da qualche mese anche mia madre pare aver ritrovato un certo equilibrio attraverso i farmaci che ha ricominciato ad assumere dopo l'ultimo ricovero.
Inizialmente, essendo ancora estremamente provata sia dalla sua ultima crisi che dalla perdita di mio padre avvenuta a distanza di pochissimo dal rientro a casa di mia madre, anche io ero molto insofferente alla sua sola presenza. Non è facile riavvicinarsi ed essere riavvicinati da una persona instabile e, non per sua colpa, inaffidabile emotivamente e praticamente. Quando si è stati metaforicamente "colpiti a morte" dagli effetti della crisi maniacale si tende a cercare di "proteggersi" come si può dalla fonte del dolore e questo porta a mettere una distanza tra noi e il nostro genitore ammalato, distanza che può prendere la forma della rabbia/insofferenza e/o del silenzio/mancanza di dialogo. E' inevitabile che sia così, così come è inevitabile il senso di colpa che ne consegue. Si tratta pur sempre delle nostre madri (o padri) e, nonostante l'odio che a volte proviamo nei confronti della loro malattia, li amiamo, ma siamo umani e l'istinto di sopravvivenza ci porta a respingerli in un primo momento.

Quello che posso dirti, trattandosi di sentimenti e situazioni molto soggettivi, è che col passare delle settimane e anche grazie al lavoro che ho iniziato con una psicoterapeuta, sto cominciando a individuare meglio le cause del mio malessere che, dopo anni di convivenza con mia madre, ho finito per interiorizzare. Ora so che se lavoro su me stessa posso ridimensionare la rabbia che provo nei suoi confronti e con il tempo mi sono accorta che sto imparando ad accettarla per come è e a 'perdonarla'.

Ci vuole del tempo per questo e non mancano ancora adesso momenti in cui è davvero dura. Ci vuole molta pazienza con se stessi e con la persona che soffre del disturbo stesso. E' giusto però prendersi i propri spazi e porre e porsi dei limiti oltre i quali non si deve andare.

Credo che sia perciò molto saggio da parte tua fare in modo di riprenderti dal caos che ti ha travolto negli ultimi tempi prima di riavvicinarti a tua madre. Se posso, ti suggerirei un distacco non troppo netto... l'ideale sarebbe riuscire a tutelare la nostra stabilità di figli, per quanto possibile, ma facendo in modo che i nostri genitori sappiano che ci siamo e che li aiuteremo fintanto che accetteranno la malattia e le cure. Non è facile, ma è quello che sto tentando di fare ora...

Un abbraccio sincero e in bocca al lupo per tutto.

Athena ha detto...

Grazie mille del tuo supporto Electric Ladyland, aprire questo blog è stato per te un grosso aiuto ma è una vera e propria boa di salvataggio per chi, come me, è disperso in un oceano di dolore e insicurezza. Purtroppo non mi è in alcun modo possibile allontanarmi per ora; frequento il quarto anno di liceo e mi aspetta ancora un anno e mezzo prima di poter pensare di staccare la presa. Tutti quelli con cui sono a contatto e che capiscono la mia sofferenza continuano a ripetermi che un anno e mezzo non è poi tanto. So bene invece che in queste condizioni basterebbero anche pochi mesi a distruggermi. Non ce la faccio veramente più. Ora che la situazione mamma è abbastanza tranquilla devo fare i conti con me stessa e non è facile. Sto attraversando un periodo di sconforto che i miei familiari stanno mascherando per malattia fisica. Non vogliono capire e io non me la sento di spiegare. Spero soltanto passi ma so che devo rendermi attiva in qualche modo, in un qualsiasi modo. Grazie di nuovo.

Iperico Articolato ha detto...

Concordo con Electric Ladyland, come sempre il problema dell 'equilibrio
si riflette dai nostri genitori, che devono cercarlo per riuscire a dominare la malattia,
a noi figli, che dobbiamo far convivere la paura che hai descritto, il bisogno di alzare un muro di contenimento
tra noi e loro, e il senso di colpa che questo "distacco forzato" ci provoca.
A me è servito tanto tempo (dalla prima crisi conclamata, diciamo i successivi 6-7 anni, con ripetute crisi) per capire come pormi nei
confronti di mia madre. Sono arrivato a capire che più tentavo di agire direttamente, più stavo male, avrai sperimentato
l' inutilità di parlarle, consigliarla, ecc. durante i momenti maniacali.
E più ci stavo male, più sgretolavo la mia vita (amici, lavoro) e oltretutto non le ero di nessun aiuto,
dato che intervenire è pressochè impossibile e se sto male non sono in grado di aiutare nessuno.
In buona sostanza cerco di agire di conseguenza. Nei momenti di mania, tengo le persone interessate (medici, psichiatri) sotto
pressione finchè intervengano loro. Enormi difficoltà nel farlo, ma è importante intervenire presto.
E in quel momento non ho nessun rapporto con mia madre, lo evito, tratto la situazione come una malattia da risolvere, un paziente da portare in ospedale. E non mi sento in colpa perchè so che è per il suo bene.
Mentre nella tua situazione attuale, ho le stesse difficoltà, mia madre "sembra" star tutto sommato bene, grazie ai farmaci, ma ciò nonostante non ho voglia di starle accanto. Non è sbagliato, Athena. Perchè non possiamo essere i soli a star accanto alle nostre madri.
In maniera certo diversa, è importante che ci siano altre persone, medici, psichiatri,ass. sociali, amiche/ci suoi (dipende dal mondo in cui vivono)
che le facciano capire cos'è la malattia, che ci si può controllare, che in qualche modo la responsabilità è sulle spalle di più persone, tra le quali ovviamente lei stessa (mia madre è sempre ricaduta perchè di testa sua interrompeva la terapia).
Lei soffre molto la solitudine , e so che questo peggiora il quadro,
ma cerco di farle capire che io non posso dedicarmi tempo pieno a lei, io stesso ho bisogno più che mai di non stare solo, o da solo con lei.
E forse ci sto riuscendo, con grande forza di volontà. E se sto un pò meglio per questo, ti garantisco che mi pesa di meno sentire mia madre,
e paradossalmente sono più efficace, più utile quando riprendo pezzi della mia vita.
un abbraccio

Graziano ha detto...

Ho due figlie di 12 e 8 anni e una moglie che da anni soffre di disturbi biplari, alternando periodi di depressione a periodi di disturbi del pensiero e deliri. Mia moglie è arrivata a rompere completamente i rapporti con i suoi genitori che da sempre ci hanno dato una mano. Ora sta passando una fase di delirio e mi aggredisce continuamente non risparmiando scenate davanti alle povere bambine. Qualche sera fa la situazione è degenerata: mi ha svegiato insultandomi senza motivo, lo pregata di fare silenzio per non svegliare le bambine. Gli ho detto che era il caso di rivolgersi allo psichiatra che la segue perchè forse bisognava cambiare cura. Questo l'ha fatta esplodere ed è corsa in soggiorno urlando che gli facevo violenza e che telefonava al 112 per chiedere aiuto. Gli ho detto di non farlo perchè avrebbe traumatizzato le bambine, non acoltandomi gli ho preso il telefono dalle mani. Mi accusava di volerla aggredie, io allontanai immediatamente dicendo che non volevo farle del male, di stare calma e di abbasare la voce. Poi è andata a letto continuando a urlare e io ho dovuto andare a consolare la figlia grande che nel frattempo si era svegliata. Ebbene il giorno dopo è andata al pronto soccorso lamentandosi dolore al collo e dichiarando che era stata aggredita da me così ha avuto due giorni di riposo. Poi è andata alla Questura e ad oggi non so altro. Mi dice di procurarmi un avvocato..... qualsiasi cosa faccia mi aggredisce e devo assecondarla sempre per il bene delle bambine. Da quando è malata con alti e bassi non è in grado di provvedere ai lavori di casa e alle figlie a cui ci penso io. Ora, non so per quale motivo, non mi lascia fare niente: mi dice di cucinare poi mi aggredisce perchè tocco le pentole che a suo dire sono le sue. Credo abbia contattato un avvocato dice che vuole la separazione e a questo punto non so cosa fare...se qualcuno ha un consiglio gliene sarei grato. Un abbraccio a tutti Graziano

Electric Ladyland ha detto...

@Athena: spero che ora tu stia un pochino meglio, nonostante tutto, anche se so che è dura... Ti abbraccio e ti mando tutto il mio incoraggiamento.

@Iperico: grazie di cuore per il tuo prezioso contributo. Hai descritto perfettamente l'equilibrio precario in cui ci muoviamo noi figli nell'affrontare la malattia delle nostre madri e nel portare avanti al contempo le nostre vite. Sto tentando anch'io la strada che tu hai intrapreso con tanta forza e molto coraggio. Spero di farcela.

@Graziano: benvenuto... leggere le tue parole oggi mi ha toccato profondamente. Mio padre ed io, tanti anni fa, abbiamo vissuto esattamente lo stesso incubo che tu descrivi... Terra bruciata intorno a livello familiare e amicale, malattia quasi invisibile all'esterno per la capacità di mia madre di 'recitare' benissimo fuori casa per poi lasciarsi andare ai deliri e alle aggressioni verbali dentro casa e conseguente difficoltà di ottenere aiuto medico, anche perché sappiamo bene che può essere ottenuto solo se il 'paziente' è consapevole di essere tale. Purtroppo una delle caratteristiche più frequenti nell'insorgere di questa terribile malattia è la tendenza a scaricare all'esterno le colpe del proprio malessere. Mia madre, così come tua moglie, le ha sempre scaricate su mio padre, negando per anni di essere malata.

Dopo averti letto ti confesso che ho pianto. Soprattutto perché ancora oggi non esiste niente a livello istituzionale per casi come i nostri, che sono così frequenti, come ho quotidianamente modo di constatare anche nel mio piccolo attraverso le storie delle persone che, qui o in privato, mi contattano in cerca di aiuto.

Caro Graziano, è una situazione molto delicata e spinosa e non è facile dirti come muoverti.
Quello che è certo è che tua moglie ha bisogno di aiuto psichiatrico, ma nel suo stato attuale non può rendersene conto e qualsiasi tua mossa in questa direzione - come in tutte le altre - ti verrà ritorta contro. Ormai nella sua testa, nello stato della malattia in cui lei si trova attualmente, tu sei suo 'nemico', l'origine di tutti i suoi mali.

Se fosse possibile, proverei a recuperare il rapporto con gli altri familiari almeno per le bambine, in modo che possano ogni tanto staccare la spina e ricaricarsi in un contesto per loro più consono.
Sicuramente lo avrai già fatto, ma proverei a parlare nuovamente con lo psichiatra che segue tua moglie per sapere se può suggerirti come agire in questa situazione di emergenza ed evitare il peggio.

Ci sono molte altre cose che vorrei dirti, ma non in questa sede.
Ti invito, se vuoi, a scrivermi in privato a electric.ladyland80@gmail.com

Ti abbraccio forte. Ti sono vicina.

Anonimo ha detto...

Un abbraccio caloroso, sono uno di voi mi son ritrovato da giovane eta ad accudire i miei genitori prima mio padre allettato da un ictus e sintomi maniacali. dopo lunghi sette anni e la morte di mio padre tregua un anno e si riparte con mia madre con periodi ciclici di depressioni e momenti maniacali le istituzioni sono assenti specie oggi che hanno ridotto i fondi per la sanità.Al momento è ricoverata in geriatria da ieri ma qualche ora fa 23:00 mi chiamano perché non sanno come gestirla l'avranno sedata,cosa che non faccio io a casa , peggiorando la situazione... scaricando tutte le responsabilità su di me figlio ingrato abbandono di genitore... e non vado oltre.
Ti crolla il mondo addosso ...finora non abbiamo fatto niente.

Volevo salutarvi con un annuncio:

Over 40 ,single,badante ,domestico,in attesa di occupazione da una vita e mammone(per la società).. cerco serenità e salute.

stato economico: qualcuno dice che mi pappo la pensione di mia madre

Electric Ladyland ha detto...

Benvenuto... mi dispiace molto per la situazione critica che ti trovi a vivere da diversi anni ormai. Ti auguro davvero di poter trovare presto un aiuto concreto che possa alleggerire un po' il carico e permetterti di trovare quella serenità che in circostanze come questa ti è negata.
Immagino che tu abbia già tentato la strada dei servizi sociali del tuo comune... anche se purtroppo, come tu sottolinei, la scarsità di fondi ha negli ultimi anni ridotto drasticamente le risorse del welfare. Nel caso non l'aveste ancora fatto, tenterei questa carta, insistendo sulle condizioni critiche di tua madre e sull'assoluta necessità di un sostegno.

Ti sono vicina.

Anonimo ha detto...

E c'è anche un altro aspetto della questione: quello dei figli che se ne fregano, che abbandonano la loro mamma al suo destino... è quello che capita a me, con 2 (dicansi due) sorelle che rifiutano di dare a mia mamma persino il proprio numero di cellulare. Mi chiedo: come si può arrivare a tanto ? E mi viene di dire solo VERGOGNA. Il TSO non credo risolva nulla. E ti ritrovi a cercare di aiutare la mamma da solo e senza supporti reali da parte delle istituzioni....

Electric Ladyland ha detto...

Caro anonimo,

capisco profondamente il dolore che provi, nell'essere l'unico figlio a occuparsi di tua madre. Onestamente però non mi sento di giudicare le tue sorelle, non tutti hanno la forza di sopportare una situazione così delicata... Il rapporto madre-figlia ha poi delle implicazioni ulteriori, che rendono davvero difficile mantenere una relazione in situazioni come queste. Purtroppo durante le crisi maniacali materne spesso ho subito molte cattiverie - non da parte di mia madre, ma dalla sua malattia, incarnata in lei - e anche io ho spesso pensato che non ce l'avrei più fatta, che se avesse continuato a rifiutare le cure, io avrei dovuto farmi forza e iniziare a pensare a me, a ricostruirmi...

Non è facile stare accanto a qualcuno che non vuole essere aiutato e per di più a causa della malattia ci rovescia addosso rabbia e ci causa sofferenza. Ovviamente una decisione così netta arriva dopo anni in cui si è rimasti a stretto contatto con il proprio genitore ammalato tentando il tutto per tutto e si è allo stremo delle forze.

Sappiamo bene che chi soffre è il malato, ma altrettanto bene che l'intero nucleo familiare finisce per essere coinvolto. Ed è per questo che sostengo l'assoluta necessità di un sostegno familiare nonché di una terapia psicologica oltre che farmacologica per il paziente, anche perché solo in questo modo si riducono i rischi di ricadute e di abbandono della terapia.

Nemmeno io credo che il TSO sia la miglior soluzione. Credo anzi che sia una crudeltà, avendo visto con i miei occhi mia madre braccata come un animale in fuga, dopo un'ora di inutili tentativi di convincerla a parole dell'urgenza di farsi visitare. Purtroppo era l'unico modo per riportarla nel circuito delle cure ed evitare conseguenze peggiori, dato il suo rifiuto di farsi convincere a tornare dallo psichiatra, l'inconsapevolezza del suo stato delirante e delle azioni che questo stato la portava a compiere e la rabbia verso me e mio padre ogni volta che provavamo a farle capire che stava male...

Quello che fa più male è che allo stato attuale spesso non si riesce a ottenere aiuto finché il paziente non compie un gesto eclatante, mettendo in pericolo sé o gli altri. Vale la regola della libertà del malato di scegliere se curarsi o meno, che io condivido, ma allo stesso tempo retoricamente mi chiedo: si fa davvero tutto il possibile per mettere il malato psichiatrico nelle condizioni di diventare consapevole della sua malattia e scegliere davvero? E' una questione spinosa, anche perché le malattie mentali - e il relativo terreno di consapevolezza - differiscono enormemente tra loro. Nel caso dei disturbi bipolari diversi studi hanno però dimostrato che, se la terapia farmacologica è affiancata da un percorso psicoterapeutico che porta il paziente alla consapevolezza e poi all'accettazione della sua malattia, sarà molto più difficile che abbandoni le cure. E' scritto anche nel manuale che ho inserito nel blog e che è scaricabile gratuitamente:

http://www.disturbobipolarecosasapere.it/DBcosasapere.pdf

Con grande amarezza, rivedendo le sue vecchie cartelle cliniche, ho scoperto che a mia madre nessun medico in tanti anni ha mai prescritto, oltre ai farmaci, una terapia psicoeducativa. Niente. Le ho comprato io un libro che spiega cos'è il disturbo bipolare e gliel'ho fatto leggere al suo ritorno a casa dopo l'ultimo ricovero, come disperato tentativo di scongiurare un nuovo abbandono della terapia in futuro. Non mi illudo che questo non possa accadere, ma ho voluto tentare lo stesso il tutto per tutto perché una nuova crisi non credo che la reggerei. Sono ancora a pezzi dopo l'ultima, dell'anno scorso...

Un abbraccio. Grazie per aver lasciato la tua testimonianza.

Anonimo ha detto...

Navigando in internet per caso ho scoperto questo blog.
Anch'io come alcuni di voi ho una madre affetta da sindrome bipolare.Figlia unica e senza padre ho dovuto prendermi cura di mia madre fin da piccola.Con pause di vari anni in cui mia mamma non ha assunto farmaci ed ha condotta una vita normale....Fino al crollo avvenuto 8 anni fa....ricordo ancora quel momento..come se mi fosse crollato il mondo addosso!!Da quel momento in poi la mia vita è cambiata sia nelle relazioni con gli altri,tra cui i miei parenti che non hanno mai capito veramente la mia sofferenza...è come se mia mamma fosse morta...e forse è veramente cosi.lA COSA VERGOGNOSA è vivere in una società che non riconosce le difficoltà della malattie e quindi dei parenti che se ne occupano,sopratutto se questi sono giovani e in cerca di un impiego stabile per poter trovare almeno una stabilità e vivere la vita un pòchino in piu' in maniera normale.SONO AVVILITA!
Vi saluto tutti, sono contenta di avervi conosciuto anche solo in maniera virtuale.Mi sento meno Sola.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao e benvenuta. Il tuo commento mette in luce un altro aspetto importante e spesso trascurato dell'avere un genitore con malattia mentale: il fatto che quando la propria madre o il proprio padre si ammala noi figli ci troviamo a vivere un vero e proprio lutto, impossibile da elaborare perché a differenza della morte biologica, siamo davanti a una morte psicologica. La persona amata continua a vivere e a muoversi davanti ai nostri occhi, ma non è più lei. La persona che conoscevamo è quasi completamente spazzata via dalla malattia psichica che ne altera persino i lineamenti, lo sguardo, il tono di voce, il modo di pensare. Non la riconosciamo più. E' come se nel suo corpo ci fosse un impostore, che non riusciamo a cacciare via. Nelle fasi più acute delle crisi maniacali di mia madre avevo quasi l'impressione che l'intero suo essere fosse posseduto da un'entità esterna. I deliri, l'aggressività (per fortuna nel mio caso soltanto verbale), i cicli alterati sonno-veglia, l'impossibilità di comunicare realmente con il nostro genitore malato che rifiuta le cure, ci portano a vivere un vero e proprio inferno di impotenza e nostalgia del vero genitore. Quello che fa più male è che sappiamo che con le medicine la persona recupera se stessa e il rapporto con noi figli, ma in assenza di terapia è come se il filo che ci unisce venisse violentemente reciso e la persona malata precipitasse in un'altra dimensione dalla quale lei non riesce più a comunicare con noi e noi non riusciamo più a comunicare con lei. Da qui nasce la difficoltà enorme nel tentare di recuperare la persona che abbandona le cure e per questo perde consapevolezza della necessità di assumerle, in una pericolosa escalation che in molti casi conduce al famigerato TSO che riesce talvolta nell'intento di riportare la persona a curarsi, ma lo fa per costrizione e causando enormi sofferenze a tutti, malato e famiglia compresi.

Questo iter è ciò che mi auguro, con le nostre testimonianze, di riuscire in futuro a cambiare, portando una maggior consapevolezza al paziente nelle prime fasi dell'insorgere della malattia, prevenendo le ricadute. Mi auguro, come già sta iniziando ad accadere, che magari qualche genitore bipolare in terapia possa leggere i nostri scritti e sentirsi motivato a non mollare, a proseguire con le cure, a sentire quanto dolore proviamo e quanto amore c'è sotto la rabbia e l'odio che in noi scatena, non la persona, ma la malattia che quella persona trasforma e allontana da noi e da se stessa.

Ti abbraccio con affetto.

Unknown ha detto...

Thank you for making this site. My site is also dedicated to informing loved ones of those with bipolar disorder. I talk about different medications, treatment plans, and up to date information on bipolar disorder so that people like you will understand it more...perhaps more than your mother did.
I must admit, I really should post more information for children and grown children of patients. Keep up the good work; I will continue to read your site (in English with the help of Google Translator, of course)
Paul
www.bipolarlovedones.com

Electric Ladyland ha detto...

Hi Paul! Thank you so much for your comment, it's the first time that someone from abroad comments here, I'm really happy that you can follow my blog with Google Translator. I'll have a look to your website as well and I'll be glad to link it, if you don't mind.

Nice to know that many people are interested in this important topic and that many others, like us, are trying to give their contribution to the cause.

Best regards,
Stefania.

Anonimo ha detto...

Leggo tutte le vostre vite qui raccontate. Inutile dire che sono fotocopie della mia. Da 11 giorni vivo sola con mia madre malata di disturbo bipolare da 15 anni. Dopo tanti anni di pura sofferenza, dopo tantissimi anni di incomprensioni, nessuna spiegazione da parte di medici, odio, calunnie, vergogna, umiliazioni e tanta tanta fatica, ho deciso a 27 anni di provare ad aiutare mia madre. Conscia del fatto che significa interrompere quella pseudo vita che comunque riuscivo a fare tra un recupero e l'altro di mia madre mentre era ricoverata. Le ho comprato una casa, dove siamo andate a vivere insieme, nel tentativo di arginare la sua malattia e tentare di dormire sonni leggermente più tranquilli. Non so come andrà a finire. So solo che da ora in poi la mia vita sarà la sua. E purtroppo non avrò mai diritto alla mia, ma questa persona, che considero una figlia più che una madre, non ha scampo e non ha soluzione e io cerco di trovarla per lei. Decisissima a non trasmettere a nessuna mia famiglia il dolore e lo smarrimento di una persona malata in famiglia.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao e benvenuta. Perdonami per il ritardo con cui ti rispondo, ma sono giorni intensi e il tempo e le energie da dedicare a questo mio sogno si sono ristrette inesorabilmente. Sono in fase di recupero, per fortuna, e spero presto di poter essere più presente. Ti ho letta con attenzione e sono certa che la tua decisione è frutto di una lunga riflessione. Solo ti invito a ritagliarti spazi anche per te stessa, forzandoti anche, perché so che non è facile. Spero che tua madre riesca a trovare l'aiuto professionale di cui ha bisogno, anche se so quanto sia difficile e doloroso il cammino prima di arrivare a trovare lo psichiatra e la terapia adatta. Tu hai diritto a una vita tua, e sono certa che tua madre vorrebbe per te la stessa cosa, anche se la malattia spesso immagino abbia preso il sopravvento sull'amore che ha per te.
Dedicare tempo e energie anche a te stessa è fondamentale anche per poter stare accanto a tua madre. Da soli non ce la possiamo fare, è una malattia troppo più grande di noi che può arrivare a fagocitare ogni nostra energia.

Auguro tutto il meglio a te e alla tua famiglia e ti mando un grande abbraccio. Grazie per avermi scritto.

Sammy ha detto...

Ciao, ho 17 anni.. due settimane fa mia madre ha tentato il suicidio, l'ho salvata chiamando l'ambulanza e il giorno dopo mi ha detto che ci avrebbe riprovato e ora vivo nel terrore di perderla. vivo ogni giorno in un inferno, la riempono di medicinali ma non le fanno nulla; ci sono dei periodi che è una persona fantastica, che mi fa sentire una figlia amata, dei periodi dove io non faccio nulla e lei mi dice di tutto, un mese fa ha perso la vita mio cugino di 27 anni e lei in uno di quei momenti brutti di lite mi ha detto che sarebbe stato meglio che fossi morta io al suo posto. non ce la faccio più a vivere così, sono una bella ragazza, sempre ben tenuta e nessuno se ne accorge che non ce la faccio più, vorrei una vita normale, con mia mamma felice al mio fianco.. ma è da 11 anni che non è più così. sono triste, distrutta,infelice. vorrei scappare da tutto dimenticarmi di tutto.. vorrei stare bene anche io.. io cerco di starle vicino ma è impossibile.. non riesco più ad andare avanti così..non so più cosa fare..
Grazie per lo sfogo..un abbraccio a tutti..

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Sammy... sei una ragazza coraggiosa per quello che hai fatto e stai facendo per tua madre e per aver trovato la forza di condividere il tuo sfogo in questo spazio. So cosa significa vivere in un inferno di terrore con una madre che nessuno riesce ad aiutare e l'impossibilità di essere felici quando la terra sotto di noi frana e ci risucchia.

Io per anni mi sono tenuta tutto dentro, nessuno sapeva niente... sai, lo stigma, il fatto che è difficile descrivere a parole un incubo simile, anche perché la maggior parte della gente non ci capirebbe, ci isolerebbe o deriderebbe o, peggio, compatirebbe, senza contare il dispiacere e la vergogna che proveremmo noi nel raccontare quello che succede a casa, nel descrivere una madre che a causa della malattia non riconosciamo più.

Quello che cerco con il mio piccolo di fare è informare, raccontare, in modo che le malattie psichiatriche non siano più stigmatizzate, che anche noi figli di pazienti psichiatrici possiamo finalmente essere riconosciuti per quello che facciamo e aiutati a superare il trauma. Sai, a volte mi sento ancora dire: "ma è tua madre la persona malata, quella che ha bisogno di aiuto. Tu puoi sempre rifarti una vita...". A queste persone rispondo sempre che quando si ammala di una malattia psichiatrica un familiare, specialmente se si tratta del proprio genitore, non si può separarlo dalla rete in cui è inserito, inevitabilmente anche chi vive con la persona malata si ritrova coinvolto e allontanarsi non significa non portarsi dietro nessuna ferita.

Da adolescente non ho avuto voce, non potevo scampare agli abusi psicologici a cui la malattia di mia madre mi ha sottoposto e con questo non do, né darei mai la colpa a lei. Lei è stata probabilmente a sua volta vittima di abusi psicologici, da parte di genitori che lo erano stati a loro stessa volta e che nemmeno se ne rendevano conto. E allora oggi a quella bambina di ieri vorrei dare la voce che non ha avuto per far conoscere a chi non sa o non vuole vedere il punto di vista di un figlio o una figlia quando la vita del proprio padre o della propria madre inizia a crollare, quando un male misterioso e insidioso colpisce e trasforma la persona che più amiamo, facendoci improvvisamente mancare il nostro punto di riferimento, quello che un tempo era il nostro porto sicuro.

Cara Sammy, ti prego di trovare una persona di fiducia, un'amica stretta, un insegnante, qualcuno con cui ti senti a tuo agio, e di provare a parlare con loro di quello che senti. All'inizio sarà dura, durissima... ma sentirai piano piano in te crollare un muro di ghiaccio e dopo inizierai a respirare di nuovo... avrai dato voce al tuo dolore e forse troverai qualcuno che possa accoglierlo e aiutarti a trovare la felicità che meriti. Spero con tutto il cuore che tua madre riceva presto la diagnosi giusta e la terapia più adatta per stabilizzare il suo umore. Ti sono vicina.

Un abbraccio forte, come se ti fossi sorella.

Sammy ha detto...

Grazie mille. Ho apprezzato davvero tanto, spero in una vita migliore. Un grosso abbraccio e quello che stai facendo è davvero una grande cosa.

Francesca ha detto...

Ciao a tutti mi chiamo Francesca e ho una sorella maggiore affetta da questo disturbo purtroppo da più di 20 anni. Lei lavora in banca e ha periodicamente i periodi neri in cui quasi sempre finisce con l'essere ricoverata per scelta del medico o di se stessa che nel pieno della notte chiama parenti o ambulanze per andare in PS.
Mia sorella è sposata, e dopo anni di continue discussioni, e dei momenti che ben conoscete è stata lasciata dal marito ormai esausto dalla situazione e diciamolo pure anche parecchio egoista. Suo figlio, un ragazzo di 16 anni sembra ignorare il problema della madre e si fa fatica a convincerlo di andarla a trovare in clinica.
Io ho fatto tanti tentativi perchè lei potesse essere seguita per bene. Ha un buono stipendio e potrebbe risolvere gran parte dei suoi problemi accettando un'assistenza giornarliera almeno qualche ora al giorno. Qualcuno che si accerti che lei segua la corretta terapia, che mangi correttamente (negli ultimi anni è aumentata tantissimo di peso e questo costituisce un ulteriore aggravio).....Ma lei lo rifiuta. I medici non ci aiutano e non ci sanno consigliare nulla fuorchè dirci di starle vicina. Io che ho il lavoro, la famiglia, una seconda bimba in arrivo , dopo aver vissuto la sofferenza di mia madre morta nel 2001 dopo lunga malattia, aggravata sicuramente dalle angosce procuratele dallo stato di mia sorella mi sento ormai impotente e non so + cosa fare per migliorare questa situazione. Le ho pensate e provate tutte. Ho trovato un'assistente e gliel'ho portata a casa , ma lei ha cominciato ad infierire contro questa persona......Davvero non trovo nessuna soluzione , cerco ora delle associazioni di parenti di malati psichiatrici con cui forse condividere le necessità e trovare un supporto.

Anonimo ha detto...

Ciao mi chiamo Andrea, sono figlio di madre schizofrenica che ha dato il peggio di se tra i miei 9 e 13 anni. Dopo i miei si sono separati e non sapete che liberazione è stata per me. Devo ringraziare mio padre che mi ha cresciuto. Ora 30 anni dopo vedo mia madre una volta alla settimana per 1-2 minuti .. non riesco a starci insieme ; ho costruito la mia vita con una moglie che mi adora ma non riesco a rimarginare la ferita.. troppo dolore .... è possibile che dalla mia esperienza possano derivare blocchi psicologici in campo sessuale ? Temo di averne.. Grazie per la possibilità che mi avete dato per descrivere il mio vissuto

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Francesca e benvenuta. Capisco molto bene la tua situazione. Purtroppo ad oggi il nodo della questione è esattamente questo: è davvero difficile aiutare un paziente psichiatrico che non è consapevole di aver bisogno di cure e per questo le rifiuta.
Mia madre senza medicine diventa ingestibile ed è impossibile anche solo accennare alla malattia. Ho potuto affrontare con lei la questione e 'martellarla' metaforicamente a parole sui rischi che corre se non si cura e su come funziona la sua malattia solo una volta ricoverata con TSO quando era sotto farmaci, prima in ospedale e poi in clinica... dove ho potuto parlare di questo con lei in sicurezza, senza rischiare ciò che rischiavo quando ero in casa con lei. Nel caso di mia madre, riguardando le vecchie cartelle cliniche, ho potuto purtroppo constatare che a mia madre dalla fine degli anni '90 fino all'ultimo ricovero nessuno, durante le degenze né presso il centro diurno, ha mai svolto con lei un lavoro psicologico che la aiutasse a comprendere e accettare la sua malattia. Non sapeva nemmeno il nome del suo disturbo! E' ormai dimostrato da molti studi che il tasso di pazienti che abbandona le terapie farmacologiche si riduce drasticamente se alle medicine si abbina anche una psicoterapia adeguata che li aiuti a convivere con la malattia e a ritrovare la serenità e una migliore qualità della vita.

Nel mio blog sulla destra ho inserito i link di alcune associazioni dedicate a noi e che sono presenti in diverse città d'Italia, se vuoi puoi provare a contattarle per chiedere informazioni. Ti segnalo anche questa interessante intervista a Renata Dal Palù che ha creato insieme al marito un'associazione chiamata Minerva:

http://www.unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=1979
http://www.associazioneminerva.com/home.htm

Sperando che tu possa trovare il modo per aiutare tua sorella, ti mando un forte abbraccio. Grazie davvero per aver condiviso la tua storia qui.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Andrea, benvenuto anche a te. Il campo degli effetti derivanti dal crescere con un genitore affetto da disturbi psichiatrici è molto ampio e varia da caso a caso. Molti sono i fattori che incidono ed è difficile ricondurre un determinato problema a una causa specifica. E' un terreno molto delicato e di cui ancora - soprattutto in Italia, per quanto mi risulta (e se mi sbaglio, sarò felice di essere smentita) - molto ancora ci sarebbe da studiare.
Quello che posso dirti - e che ti prego di considerare solo come un dato generale che richiede un necessario approfondimento - è che spesso si possono riscontrare blocchi di vario genere causati dal fatto che quando si vive con un genitore dal comportamento variabile e imprevedibile si tende a vivere costantemente con la guardia alta, pronti a captare eventuali segnali di pericolo e spesso la serenità è compromessa da un - più o meno costante - senso di minaccia e dalla paura - soprattutto nei momenti più critici - che prima o poi possa accadere qualcosa di terribile che potrebbe sconvolgerci la vita. Questo può avere diverse conseguenze, prima fra tutte la difficoltà di rilassarsi e lasciarsi andare fino in fondo...

Spero di esserti stata utile.

Un forte abbraccio.

Anonimo ha detto...

mi chiamo Sara, ho 23 anni e mia madre è schizofrenica, a fasi alterne per così dire,io l'ho saputo a 12 anni perchè l'ho visto con i miei occhi, l'ho vissuto, prima la mia famiglia ha tenuto questa cosa "gelosamente" nascosta come fosse una vergogna o un disonore, ma non è stata la malattia di mia madre a distruggermi anche se ha dato un bel contributo, è stato il divorzio dei mei genitori, io sono rimasta con mio padre perchè solo lui poteva occuparsi di me, mio padre si è poi risposato con il clone della signorina Rottermaier che venera come i seguaci della dea Kali, inutile dire che lei mi detesta e per mio padre sono un "peso" e una figlia deficiente "di cui vergognarsi" per cosa poi non l'ho alcora capito, i miei (ex)amici a causa della mia vita complicata si sono dati alla macchia, non ho un ragazzo (e per questo vengo considerata da mio padre un'immatura incapace di relazionarsi) semplicemente perchè non riesco a credere (anche se ci spero) che qualcuno possa innamorarsi di me,(se la mia famiglia che dovrebbe amarmi non lo fa ... come potrebbe un estraneo?). non penso di avere blocchi psicologi, solo problemi causati da questa situazione che non mi permettere di vivere liberamente e serenamente.
il mio piano per il futuro è questo: prendere la laurea, trasferirmi dall'altra parte del mondo e magari avere una mia famiglia.
la malattia di mia madre è stata ed è la cornice di una situazione ben più complicata in cui mi trovo, ma dalla quale voglio assolutamente uscire. nonostante tutto amo la mia famiglia peccato solo che loro non amino me ... per questo voglio andarmene, fuggire non aiuta, ma allontanarsi può salvare la vita.
grazie di aver messo a disposizione questo spazio

Electric Ladyland ha detto...

Cara Sara,

grazie a te per aver condiviso la tua storia con noi. Il nostro vissuto familiare inevitabilmente ci segna, nelle sue luci e ombre, e tutto diventa più difficile quando all'interno della famiglia la malattia psichica viene vissuta attraverso la 'negazione', il 'silenzio', il 'segreto'. Rapportarsi agli altri, stare tra la gente per me è diventato molto più difficile da quando in casa tutto è crollato.

Di positivo c'è che si sviluppa una grande empatia e si diventa molto più profondi e sensibili, il che può avere anche i suoi lati negativi, ma allo stesso tempo ci arricchisce. Sopravvivere a quanto ci è capitato - e continua in molti casi a capitarci - ci permette di sviluppare quella che in psicologia viene chiamata resilienza, ovvero una aumentata capacità di far fronte alle difficoltà della vita e a eventi traumatici.

Nei momenti più difficili in realtà non riuscivo a cogliere questo aspetto, sentendomi completamente annientata, nel corpo e nell'anima. Ma se mi guardo indietro e vedo da dove sono partita e cosa, nonostante tutto, sono riuscita a ottenere (piccole cose, ma che per noi significano molto)... devo ammettere che effettivamente sono una persona 'resiliente', in grado di sopportare - anche se a costi molto alti - situazioni estremamente pesanti, laddove altri crollerebbero per molto meno.

Questo non è affatto un vanto, né una consolazione. E' piuttosto la constatazione che la 'croce', per così dire, che ci siamo ritrovati sulle spalle ci ha anche forgiato in questo senso. Lo vedo dalle tue parole finali, quando parli del tuo piano per il futuro. E' bello sentirti così consapevole di te stessa e così proiettata verso la futura serenità che meriti e che vuoi costruire per te stessa. E - per quel che vale - sono sicura che ce la farai.

Un abbraccio e, già che ci sono, un augurio sincero a tutti per queste feste natalizie, che per noi sono da sempre un momento delicato. Riallacciandomi alle parole di Paola Mason, che in Australia da anni si batte per i diritti dei figli di pazienti psichiatrici, vorrei brindare a noi, che da anni combattiamo una guerra invisibile, e al fatto che non siamo più soli grazie alla rete che ci ha permesso di trovarci.

Con affetto,
Stefania.

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio molto per le tue parole, per l'aver creato questo spazio che permette alle persone di sentirsi comprese e meno sole, ma soprattutto ti ringrazio per avermi fatto conoscere il concetto psicologico di "resilienza", ho cercato notizie a riguardo e mi sono scoperta una persona completamente "resiliente" in tutte le sue fasi: una prima fase di ribellione e rifiuto, una successiva in cui sopraggiunge un sogno importante, la sfida, il prefiggersi un obbiettivo, il volersi dimostrare forte e sviluppare una sorta di umorismo di autoderisione... è esattamente il processo che ho fatto inconsapevolmente dagli 11 ai 19anni per "riprendere" in mano la mia vita, per questo ti ringrazio molto, per avermi fatto capire che i miei comportamenti sono stati una "risposta naturale e psicologica" ai problemi che mi circondavano e non al fatto che stavo impazzendo come mia madre, come mio padre e la mia "matrigna" dicevano(cosa alla quale mi dispiace ma non ho mai creduto).
Ti ringrazio di cuore ...

Sara

Electric Ladyland ha detto...

Grazie di cuore a te, Sara. Il nostro è uno scambio prezioso e reciproco in cui ci arricchiamo gli uni con gli altri, spontaneamente. E' un percorso che diventa molto meno difficile da affrontare quando si scopre di non essere soli ed è un piacere poter rilanciare concetti ed esperienze che ho a mia volta appreso da altri, in un circolo virtuoso che ci possa aiutare a intraprendere il cammino verso la serenità.

Sono onorata di questo scambio.

Stefania.

Anonimo ha detto...

ciao sono elena e ho 15 anni. mi ha fatto molto piacere scoprire che esistono situazioni uguali alla mia. i miei genitori sono separati ed entrambi hanno problemi psicologici: mia mamma soffre di disturbo bipolare e mio papà ha l'invalidità del 75% in seguito ad una lunga depressione. ho sempre vissuto con mia mamma, mio zio (che ha un handicap) e mia nonna, che è venuta a mancare tre anni fa.
quando mia nonna era ancora viva mi sembrava di vivere una vita quasi perfetta: lei era l'unica figura su cui si costruiva tutta la famiglia e le volevo un mondo di bene. se provo a ricordare un qualsiasi momento felice del mio passato non ce n'è uno soltanto in cui non compaia mia nonna. mia mamma è sempre stata una figura sfocata, in secondo piano. a modo mio sapevo che "aveva qualcosa che non andava" e che prendeva delle medicine ma non mi interessava molto di lei. soltanto in alcuni giorni però mi accorgevo che c'era veramente qualche problema: la vedevo diversa, passava minuti in piedi a fissare il vuoto, prendeva strane iniziative.. e quando le chiedevo se aveva preso le sue medicine lei mi diceva che se ne era dimenticata,così ho cominciato a capire a cosa le servivano e quanto erano importanti.
dopo la morte di mia nonna ci siamo trovati un po' spaesati e come se non bastasse mia mamma ha scoperto di avere un tumore e così è rimasta due mesi in ospedale in attesa dell'operazione. proprio per via del tumore ha dovuto interrompere temporaneamente la sua cura. ma finita la riabilitazione ecc, all'insaputa della sua psichiatra, non ha ripreso l'uso dei farmaci.
da allora (circa un anno e mezzo fa) quei giorni "strani" di cui mi accorgevo da piccola sono diventati la quotidianità e peggiorano giorno dopo giorno. all'inizio mi dicevo "passerà, forse deve solo abituarsi" ma ben presto ho capito che le cose non vanno così.ogni giorno la coglie una mania diversa che va a sommarsi a quelle precedenti: non tocca la plastica se non con un fazzoletto, deve farsi aprire le porte da qualcun'altro, deve stare in silenzio quando sente delle campane suonare e ogni giorno ne ha una di nuova. "deve". da un mese a questa parte passa giornate intere a fare conti, qualsiasi numero trovi, come sul link di una pagina web, lo annota e lo somma ai prefissi dell'elenco e lo divide per le calorie dei biscotti e ogni giorno trovo fogli e fogli pieni di calcoli senza senso. poi compra un sacco di gioielli. le è sempre piaciuto vestirsi bene e indossare pietre preziose ma ora arriva a casa con anelli di diamanti e orecchini con rubini, tutti gioielli che mette in fila sul suo comò e che passa ore ad ammirare, a "coccolare" e a portare in giro per casa per poi appoggiarli sul tavolo e farli intorno una cornice di monete. da un po' i suoi comportamenti maniacali sono anche verso di me: mi tortura con la storia dell'acqua.. la notte mi sveglia e me ne fa bere di forza un bicchiere e per tutta la giornata non fa che chiedermi se ho bevuto. l'altro ieri ero sul divano e mi ha rovesciato una bottiglia d'acqua in testa giustificandosi dicendo. "se non bevi ti rimane la testa piccola"
la sua dottoressa mi ha detto che non può fare niente, che mia mamma può decidere se prendere psicofarmaci o meno e che, solo se fa qualcosa di grave contro una persona si può fare una specie di denuncia e costringerla a curarsi.
ho provato a spiegarle la situazione ma lei stessa mi da della marra perché lei sta bene e sono io che ho problemi.. ho provato ad insistere e lei ha avuto uno scatto d'ira e ha cercato di picchiarmi ma mi sono difesa e sono scappata. io non riesco più a starle vicino, quando esco e sono a scuola sto bene e mi sento felice ma appena arrivo a casa mi sembra di entrare in una prigione. cosa succederebbe poi se io facessi questa famosa denuncia? che ne sarebbe di me e mio zio, che anche lui è costretto a subire le paranoie di mia mamma senza però potersi ribellare?
grazie per lo spazio che mi avete lasciato, baci
elena

Electric Ladyland ha detto...

Carissima Elena,

mi ha colpito molto leggere la tua storia, in molti passaggi mi sono ritrovata in pieno. Hai descritto benissimo la quotidianità di una vita con una madre 'diversa', persa nel suo mondo a cui noi non abbiamo accesso ma in cui a volte veniamo trascinate/i dentro a forza, quando le loro allucinazioni e deliri ci coinvolgono nelle loro assurde manie.

Ricordo di aver visto e sentito mia madre dire e fare le cose più strane, senza poterne/volerne parlare con nessuno per la vergogna e l'imbarazzo e perché, in fondo, a mia madre volevo bene (gliene voglio tuttora, nonostante tutto) e quella che vedevo davanti ai miei occhi era un mostro che non riconoscevo, se non a tratti, e non volevo che gli altri sapessero quello che era capace di fare a causa della malattia perché non avrebbero capito.

Ci credi che ci sono dettagli che ancora oggi fatico a esternare? Sembra tutto un orribile incubo in cui si cerca per tutto il tempo di gridare ma la voce resta soffocata in gola e nessuno può sentirci.

Ricordo, a proposito di quello che scrivi alla fine, che l'avvocato che mio padre fu costretto ad assumere quando mia madre chiese la separazione, mi consigliò di denunciare mia madre alla polizia e la poliziotta che incontrai al comando - avevo circa 17 anni all'epoca - mi fece desistere, e per fortuna... Come si può spingere un figlio a denunciare il proprio genitore? Questa è l'assurdità di come vengono gestite problematiche di questa portata. Mio padre dovette rivolgersi a un giudice tutelare per mettermi al sicuro e chiedere un intervento urgente per mia madre. Inutile dire che niente di concreto venne fatto per lei e che venne salvata in extremis grazie all'intervento di un'amica di famiglia... quando era ormai pelle e ossa, perché non mangiava più.

Finché avrò forze, spero di riuscire a dare voce a tutte le nostre storie... perché nessuno debba più vivere da solo nel terrore, senza alcun sostegno.

Ti abbraccio forte e ti ringrazio di cuore per aver scritto qui.

Stefania.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, sono Francesca, ho 33 anni e anch'io ho una madre bipolare. Conosco perfettamente l'impotenza che si prova di fronte all'incondizionalità di questa malattia: non esistono condizioni esterne perchè le persone che ne soffrono possano guarire...possono solo rientrare..
Mia madre è "rientrata" da 3 anni e quindi la situazione è serena, ma dentro di me dimorano rabbia, rancore e senso d'abbandono che sono cresciuti con me negli anni.
Si perchè la razionalità non basta, non basta sapere che quando tua madre ti ferisce, ti disprezza, ti umilia è perchè è malata; non basta per accettare che anche quando non ha crisi ti parla e ti tratta come se tu fossi chiunque altro anzichè una figlia; non basta per non sentirsi compoletamente e maledettamente soli, iindegni di essere amati.
La razionalità non è bastata. E neanche l'amore e l'impegno, e la speranza. Niente di tutto questo mi è bastato per evitare che qualcosa dentro di me si spezzasse e la vita diventasse buio, da quattordici anni ormai.
E nonostante il buio, ho continuato incessantemente a seguire mia madre, ad occuparmi di mio fratello quando eravamo adolescenti, e a provare a salvare mio padre che, aiutato dalla malattia di mia madre, è diventato un alcolista.
Dopo qualche anno sono crollata, la depressione mi ha reso una larva...non so come ho fatto ad uscirne...in parte ci sono ancora dentro, ma ho iniziato la psicoterapia, un pò tardi direi, e spero davvero che mi aiuti..La preoccupazione più grande della mia vita oggi sono io, mi ci è voluto un tumore al seno sinistro lo scorso anno per capirlo..anche mio padre è morto di tumore, e non di cirrosi epatica come ho sempre temuto. C'è chi dice che il tumore sia amore su un piano sbagliato, che è il sintomo dell'amore frainteso e che ha rispetto soltanto del vero amore....ed io lo sto ancora aspettando...

Electric Ladyland ha detto...

Carissima Francesca,
ti ringrazio tantissimo per aver scritto qui la tua esperienza. Commenti come questi sono importanti per ricordare a chi fa finta di non vedere quella che è la nostra realtà. Prima o poi se ne dovrà tenere conto! Ed è una realtà di sopravvissuti, fieri e orgogliosi di avercela fatta, nonostante ogni singolo giorno rappresenti una nuova sfida per non mollare, per non perdersi dentro a quel vuoto enorme che cerca di fagocitarci.

Ti stimo e ti ammiro per il percorso che hai intrapreso e ti auguro di trovare presto la felicità che meriti!

Un abbraccio di cuore.
Stefania.

selen ha detto...

ho scoperto questo blog cercando il conforto e le parole di chi mi potesse capire, forse sono più fortunata di molte di voi , ho avuto un padre forte e di esempio per me, ha cercato farmi sentire il meno possibile questo disagio..anche se ha i suoi limiti e ancora oggi sembra non capire la mia indifferenza e freddezza verso di lei..
scoprii per caso questo termine, schizzofrenia.. non so quale differenza ci sia con la bipolarità,.. io ho 22 anni e una madre nella mia vita non cè mai stata,.. ce stato un problema, un trauma, ci sono state crisi isteriche contro una piccola di dodicianni sola in casa con lei, mi chiusi spesso in camera a chiave dalla paura, mi minacciò, per un periodo tenei un pezzo di metallo sotto il materasso per paura mi succedesse qualcosa ..
non ho nesssun affetto per questa donna solo odio, calmo e arreso.. non ne ho mai parlato con nesssuno

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Selen...
benvenuta anche a te...
Sai, sono sempre più convinta che la cosa più brutta di quanto ci è capitato sia la solitudine profonda che spesso ci accompagna per gran parte della nostra vita.

Anche nei casi in cui siamo così fortunati/e da incontrare di tanto in tanto presenze in grado di attenuare o confortare, il grande buco rimane lì, lo percepisco ogni giorno, a volte grida più forte, altre il suo urlo è sopito.

Nei giorni più difficili mi convinco di non essere più capace a invertire la mia tendenza a chiudermi e noto con dispiacere che se non tendo io la mano, la maggior parte delle persone non sembrano essere interessate a cercarla. Non ne faccio loro una colpa, so che il problema parte da me, dalla mia inconscia mancanza di fiducia negli altri, dalla consapevolezza di una fragilità che ha bisogno di una corazza per non franare su se stessa.

Comprendo molto bene la tua difficoltà di parlarne ad altri... io stessa evito di farlo per non sembrare più patetica di quanto non mi senta già...
E' fondamentale selezionare con cura le persone alle quali aprire il proprio cuore, non possiamo permetterci di sbagliare, almeno questo è ciò che credo di aver imparato finora.

Certi giorni devo sforzarmi di trovare il coraggio di andare avanti, di trovare un senso a questo vissuto che credo mi abbia reso 'diversa', nel senso che negli anni ha prodotto una maggiore difficoltà a integrarmi, a trovare una spensieratezza che so di possedere ma che non riesce a trovare un terreno in cui crescere ed espandersi. La distanza tra me e gli altri sembra crescere giorno dopo giorno, sono rarissime le persone che restano nel tempo.

Spero di riuscire a lavorarci su, consapevole che soltanto 'noi' possiamo liberarci. Gli altri possono, nei casi più fortunati, accompagnarci per un tratto... ma lo sforzo di uscire dal buio possiamo farlo soltanto noi.

Scusami se sono andata un po' fuori tema, ma sono giornate un po' così... in cui la forza sembra venir meno. Poi passo di qua e trovo il tuo commento e mi dico che no, non si deve mai mollare! Grazie di cuore per aver scritto!

Ti abbraccio forte.
Stefania.

Anonimo ha detto...

cara amica,siamo tutte sulla stessa barca..ho 26anni,mia madre è malata da quando era ragazzina (mai curata), mio padre ci ha abbandonate presto..sono cresciuta strana, sola, mi sono ammalata di riflesso e odio i miei per questo. odio mio padre per essere scomparso ed essersene fregato, ha visto che lei non si curava, e ha trovato più comodo andarsene,il grand'uomo..lasciandomi sola con LEI, che ha molto in comune con la tua..solo che io non ho mai avuto la forza e le spalle abbastanza larghe e nemmeno l'età per capire e salvare la situazione..mi ritrovo donna, con mille problemi,anoressia,bulimia,autolesionismo (io mi sto curando, ma tornando a casa dopo le sedute dallo psichiatra, pare che tutto sia uguale), senza più un lavoro che mi permetta di scappare, senza amici o parenti che capiscano o mi diano consigli..e poi ho letto per caso il tuo blog e mi sono sentita meno sola. adesso, come possiamo tirare avanti noi figli, che non siamo altro che vittime, o per essere meno tragici, spettatori passivi?come posso convincere mia madre a farsi curare, lei che mi ha quasi soffocata l'ultima volta che le ho detto di farsi curare?lei che dice che IO e SOLO io sono pazza!!ho paura di non farcela più uno di questi giorni.non ho nessuno su cui contare e,se vorrete essermi vicini, farò lo stesso con voi per quel che posso..alla fine, con sfumature diverse, viviamo tutti lo stesso incubo senza fine noi figli di bipolari. grazie,cara amica, per aver fondato questo blog,grazie davvero!se qualcuno desidera discuterne,lascio la mia mail lorenza.brugnatelli@libero.it

Electric Ladyland ha detto...

Cara Lorenza,

purtroppo, come tu stessa sottolinei, un vissuto come il nostro ha mille sfaccettature diverse e i casi variano moltissimo tra loro, pur conservando di fondo caratteristiche comuni. Io, come ho scritto spesso qui, sono stata relativamente fortunata a essere già grandicella - quindici anni - quando mia madre ha iniziato a manifestare i primi gravi segni di squilibrio. Il fatto poi che non fosse violenta mi ha messo al riparo da attacchi troppo feroci, anche se il rischio di vita nei momenti più critici era sempre in agguato. Non tanto perché lei volesse nuocere a sua figlia, quanto perché le voci potevano imporle chissà cosa e in chissà quale momento.

Mi colpisce quando scrivi "non ho mai avuto la forza e le spalle abbastanza larghe e nemmeno l'età per capire e salvare la situazione", perché fino a poco tempo fa pensavo anche io, come te, che avrei dovuto salvare la situazione a ogni costo e non capivo quanti - da fuori - mi mettevano in guardia sul pericolo di andare a fondo insieme a mia madre, dicendomi che IO venivo prima di qualsiasi altra cosa e io sbottavo dentro di me pensando: "Ma è mia madre? Sono i miei genitori! Non ho che loro, come posso lasciarli soli, in queste condizioni?".

Oggi ti dico che ho rischiato, e grosso. E che non so se lo rifarei. O meglio, conoscendomi, probabilmente sì, ma onestamente il blog è nato proprio per sollevare un tema, il nostro tema, di fronte a una società civile che non sa o finge di non sapere. Proprio perché non sei tu, non sono io, non siamo noi a dover salvare chi non vuole essere salvato, ma persone competenti che non rischiano la pelle come la rischiamo o l'abbiamo rischiata noi. Non si può pensare che una bambina o un'adolescente si sobbarchino l'onere pratico e psicologico di una madre o di un padre sofferente, che nei momenti più critici arriva a perdere la capacità di intendere e di volere e ha bisogno di un aiuto adulto e professionale!

Non sei tu a non aver avuto la forza o le spalle larghe... non sei tu che devi salvare la situazione! Anche se l'ho spesso creduto e voluto anch'io! Siamo figli e figlie, è normale che pensiamo questo e vogliamo che i nostri genitori siano felici e in salute come tutti gli altri. Quello che non va bene è che le istituzioni ci lascino soli fino al punto di convincerci che dobbiamo annullare la nostra vita e la nostra salute per un problema che non abbiamo gli strumenti per poter risolvere!

(continua...)

Electric Ladyland ha detto...

Nel mio caso sono riuscita ad aiutare mia madre ma soltanto perché il suo delirio l'ha portata a compiere azioni che - col giusto tempismo e la fortuna di trovare, dopo tanti cinici e indifferenti, un medico che ha preso a cuore il caso - mi hanno consentito di ottenere un tso. In altri casi, lo ripeto sempre, non possiamo fare niente. Parlare con una persona in preda a fase maniacale per convincerla a curarsi può essere , come tu stessa racconti, estremamente pericoloso! Io ho avuto fortuna a poter avere una situazione critica da poter volgere - per così dire - a 'mio favore', per quanto terribile e dolorosa sia stata... Poi dal tso e conseguente ospedalizzazione ho potuto agire in sicurezza. Ho affrontato con mia madre l'argomento malattia psichiatrica in un territorio 'sicuro', in ospedale, mentre era sotto farmaci. A casa non era minimamente pensabile!

Scusa la foga con cui ti scrivo queste cose, ma è perché - con tutto il bene che puoi provare per tua madre, nonostante la rabbia e l'odio per quanto la malattia di lei ti faccia soffrire profondamente - tu devi metterti in salvo. So che è dura, che è un periodo difficile e di crisi economica, ma l'inizio di una risalita è l'allontanamento, anche graduale, non definitivo, ma per poter ricominciare a stare - non dico ottimamente - ma almeno meglio è fondamentale crearsi un proprio spazio vitale.

In queste situazioni io non riuscivo più a reagire, mi trascinavo di giorno in giorno senza più spirito di iniziativa, senza pensare più a me stessa. Ancora oggi, nelle giornate più solitarie, mi capita di lasciarmi andare parecchio... Però se proprio non puoi andare a vivere fuori casa, cerca il più possibile di trovare attività che ti portino a passare il tempo lontano da tua madre per ricaricarti, per conoscere altre persone che possano distrarti - pur non capendo il nostro problema - per non isolarti.

Ti dico tutte queste cose come se le dicessi a me stessa. Siamo tutti/e qui per imparare gli uni dagli altri. Ciascuna/o di noi sta ancora combattendo la sua battaglia quotidiana per stare meglio perciò non è facile dire ad altri cosa poter fare. Quello che posso dirti però senza alcuna esitazione è: SALVATI! E credimi, la parte sana di tua madre - quella che ora non vedi da tanti, troppi anni - vorrebbe lo stesso per te.

Ti abbraccio fortissimo.
Stefania.

Anonimo ha detto...

Grazie a chi trova la forza di condividere le sue esperienze con tutti noi in questo blog.
Una degli aspetti più dolorosi di questa malattia è il sentirsi soli, non poter condividere le nostre sofferenze con altri...
Mio papà era bipolare, e non dimenticherò mai le crisi , i deliri, la voce e l'espressione cambiate, la rabbia, le notti insonni...
Solo chi ha passato tutto questo può capire la difficoltà di trovarsi davanti uno sconosciuto che però è tuo papà, dover sforzarsi per ricordare a te stessa che gli vuoi bene, che è una malattia e nessuno ne ha colpa...
Mi rendo conto di essere stata fortunata, per non aver dovuto affrontare tutto da sola.
Voglio mandarvi un abbraccio, un po' di forza per affrontare le difficoltà che purtroppo in tanti conosciamo!
e soprattutto GRAZIE

Electric Ladyland ha detto...

Grazie a te, davvero! Trovare il tuo commento stamattina è stato per me un prezioso regalo!

Non voglio mai più tacere, ignorare, nascondere quello che è stato. Portare i nostri vissuti alla luce del sole - lentamente e con cautela - è il primo passo per restituire a noi e alle nostre famiglie la DIGNITÀ, quella che la disinformazione continua a volerci negare.

Siamo qua, siamo in tanti e da ora in avanti vorrei che nessuno debba più vergognarsi se una persona della propria famiglia si ammala di una patologia psichiatrica. C'è ancora molta strada da fare per informare, spiegare, mostrare con il cuore la verità della nostra realtà nascosta.

In futuro mi auguro che si inizi a lavorare anche nel nostro paese sulla PREVENZIONE che, come molti studi all'estero stanno dimostrando, è l'unica carta che abbiamo per ridurre le sofferenze e combattere l'IMPOTENZA e l'ISOLAMENTO che accompagnano troppo spesso - per non dire sempre - chi soffre di una malattia mentale, dunque non soltanto il paziente ma anche la sua famiglia.

La strada è davvero lunga, me ne rendo conto. L'importante è non guardarla tutta insieme, ma fare un piccolo passo alla volta... Insieme, condividendo e partecipando, stiamo già camminando!

Un abbraccio anche a te! E grazie ancora tanto per aver scritto.

Anonimo ha detto...

Ciao, bazzicando nella rete sono capitato per caso nel tuo blog, (stavo cercando argomenti per una tesi di laurea). Volevo farti i più sinceri complimenti per aver creato uno spazio dedicato a persone che molto spesso sono costrette, causa la patologia dei propri genitori, a mettersi in secondo piano. L'hai fatto con una sincerità veramente mirabile, quella che avrei voluto possedere per fare la stessa cosa: credo che, figli di queste persone, abbiamo imparato fin troppo bene a vestire le maschere dei personaggi più disparati per garantire un'apparente normalità di facciata.
A mia madre è stato diagnosticato un disturbo della personalità a doppia diagnosi: Borderline con tratti di bipolarismo.
Potrei sintetizzarti i 22 anni trascorsi con mia madre utilizzando queste parole chiave: Anoressia,Alcol,Antabuse,Antipsicotici,Benzodiazepine,Bulimia,Compulsioni,Depressione,Diazepam,Farmaci Farmaci Farmaci,Manie,Psichiatria,TSO,Tavor,Tentato Suicidio, Tanto dolore.
Fortunatamente nella mia vita ho incontrato molte belle persone in grado di supportarmi e sopportarmi, in primis una zia e una nonna senza le quali non sarei diventato quello che sono (lo dico per onestà nei loro confronti). Ancora complimenti per lo spazio creato. Un saluto a tutti =)
Ale

Electric Ladyland ha detto...

Grazie, Ale! Studi Psichiatria o Psicologia? Saresti interessato a una tesi sui figli di pazienti psichiatrici? Sono in contatto con università straniere che fanno ricerca sull'argomento e potrei fornirti molto materiale, se volessi approfondire la tematica in ambito accademico. La proposta è aperta anche ad altri studenti che capitassero di qua. :)
In caso puoi contattarmi via e-mail.

A presto e un grande in bocca al lupo per tutto!

Chiara. ha detto...

Mi dispiace tanto, purtroppo ho letto esattamente la storia del mio ragazzo in queste righe. Sua madre sta passando le stesse cose, ha avuto due crolli forti dopo il parto dei suoi due figli ed ora, che ha chiesto il divorzio al marito (che ovviamente ha accettato al volo dopo 30 anni passati a farle letteralmente da schiavo) sta sempre peggio. Minacce di morte ai suoi cari, odio verso i parenti dell'ex marito, tentativi di suicidio. Io che non faccio esattamente parte della famiglia non so più che fare, il mio ragazzo sta malissimo, questa cosa lo sta distruggendo e non vuole mai parlarne, anche perchè non c'è molto da dire. Il problema è che lei riesce a rigirarsi i dottori, il CIM, chiunque persona crede che lei stia bene, lo credevo anche io all'inizio, ma quando ho assistito personalmente a certe scene, mi è venuto davvero da piangere, sia per lei che per i suoi figli. Oltre tutto ciò la mia paura più grande è che commetta una sciocchezza, è davvero in grado di fare del male a qualcuno ed io non so come farlo capire ai suoi due figli.

mic_A ha detto...

Oggi per me e' uno di quei giorni in cui mi sento terribilmente sola senza riuscire a smettere di piangere guardando mio padre buttato sul letto, ormai da giorni, non so da quanti giorni, con la tele accesa da altrettanti giorni e il suo sguardo perso nel vuoto; non una parola alle mie domande, se non un falsissimo sto bene. Immagino che tutti voi sappiate di cosa stia parlando!! Sono una ragazza di 26 anni, mio padre e' bipolare da sempre: io l'ho conosciuto cosi' e nei suoi periodi "up" e' anche alcolista. Adesso non ho la forza di raccontarvi la mia storia perche' le lacrime scorrono cosi' forte da non vedere i tasti del pc ma prometto di tornare presto per farlo. Nel frattempo ringrazio tutti per aver messo a disposizione degli altri le proprie esperienze ... un grazie davvero speciale a te Electric Ladyland!!Quello che ho letto qui mi e' stato davvero di aiuto, sapere che siamo cosi' tanti ... non mi fa sentire tanto sola ma soprattutto cosi' incompresa. Vi abbraccio tutti ... A presto Mic_A

Anonimo ha detto...

Ciao Mic_A, leggendo il tuo messaggio mi è venuto da piangere....forse perchè mi ricorda tanti momenti della mia vita...e quel dolore è ancora vivo...lo so che è tutto assurdo, che ti chiedi continuamente perchè, e che provi a fare di tutto, ma tutto diventa niente...ho capito a mie spese che non si può salvare nessuno...ma non reprimere le tue emozioni, non reprimere la tua rabbia, anestetizzare i propri sentimenti è quanto di peggio possiamo fare a noi stessi: si anestetizza il dolore ma con esso anche la gioia e la vita diventa un rifiuto continuo....Non so se ci sono delle persone vicine a te con cui puoi sfogarti, se ci sono fallo!!!non importa che loro capiscano, ciò che importa è che tu possa sentirti meno sola. E, se puoi, affidati ad uno psicoterapeuta, anche presso la asl, perchè gestire da sola il dolore profondo e sconfinato che hai dentro, per quanti sforzi tu possa fare, non è possibile. Le nostre sono situazioni troppo complicate, compromettono la nostra salute emotiva...e per preservarla abbiamo bisogno di aiuto....non mollare, è dura ma non mollare mai!spero tu riesca a sentire il mio abbraccio
Francesca

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Chiara,
perdona il ritardo con cui rispondo al tuo commento... Comprendo molto bene la situazione grave che il tuo ragazzo si trova a vivere. Quello che posso dirti è, se te la senti, di provare a consigliargli la lettura di questo blog e delle altre risorse elencate (link, libri,...) perché possa sentirsi meno solo e avere più strumenti per poter comprendere la situazione.

Altra cosa che consiglio è provare a indirizzarlo verso un'assistenza psicologica che possa sostenerlo nell'affrontare quello che è un vero e proprio trauma, in modo che possa acquisire strumenti che possano aiutarlo a prendersi cura di sé e mettersi al sicuro da una situazione su cui non ha alcun controllo né possibilità di intervento. In queste circostanze è fondamentale mettersi al sicuro, sia fisicamente (facendosi ospitare da parenti o amici stretti nei momenti più 'critici') che psicologicamente, sfogandosi con una persona fidata o uno psicoterapeuta e mettendosi nella condizione di bilanciare le sofferenze con tutto ciò che possa riportare un po' di gioia e serenità, nonostante la 'tormenta'.

Non so in che città si trovi il tuo ragazzo, ma puoi provare a consultare l'elenco di associazioni di familiari pubblicato all'interno del blog per vedere se ne è presente una nella sua zona. Potranno eventualmente consigliarvi sul da farsi.

Un grande abbraccio,
Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao mic_A,

grazie a te per aver condiviso con noi un po' della tua storia. Anche mio padre - che ora non c'è più - ha attraversato un periodo di depressione dopo le peripezie innescate dal disturbo bipolare di mia madre. Ricordo di averlo visto buttato sul letto al buio senza reagire... di averlo visto uscire per ore senza dire dove andava e senza che potessi rintracciarlo perché ogni volta spegneva il cellulare e non sapevo dove fosse.


In queste circostanze vorremmo fare il possibile per vedere i nostri genitori di nuovo sereni, di nuovo come li conoscevamo... ricordo anche di essere stata al Centro di Igiene Mentale (DSM) di zona a chiedere aiuto per lui, ma nessuno intervenne, fino a che... non rischiai di perderlo. Questione di minuti e se non fossi rientrata giusto in tempo grazie al mio istinto che mi diceva di affrettarmi, lui non ci sarebbe stato più... A quel punto, dopo l'emergenza, riuscimmo a portarlo al CIM dove una brava psichiatra lo convinse a un ricovero...

Se te la senti, prova a chiedere aiuto al Dipartimento di Salute Mentale di zona, ma prima di tutto prenditi cura di te stessa. Ci ho messo anni a capirlo, ma è fondamentale pensare prima a noi, perché se non ci pensiamo noi, chi lo fa? E allora anche se abbiamo la morte nel cuore e i piedi di piombo, dobbiamo assolutamente darci quella spinta che ci serve a uscire fuori, a cercare quella persona di cui ci fidiamo e con cui alleggerire il cuore, trovare il coraggio di 'coccolarci' e cercare un pezzettino di felicità anche nella 'tempesta', per essere più forti e non crollare anche noi sotto il peso della malattia dei nostri genitori.

Se ce la sentiamo e le nostre forze ce lo consentono, allora possiamo provare anche a fare qualcosa per i nostri genitori, ma MAI a costo della nostra stessa salute, mentale e fisica. Io ho rischiato di brutto, durante l'ultima crisi di mia madre e ora so che mai più devo permettere a me stessa di arrivare a toccare il fondo perché se si supera una certa soglia (che è diversa per ciascuno di noi) si rischia il non ritorno, o comunque una risalita più difficoltosa e con più cicatrici da rimarginare.

Per qualsiasi cosa, sfogo o consiglio, siamo qui, sia io che gli altri che passano di qua, come Francesca, che ringrazio tantissimo per averti scritto.

Un abbraccio a entrambe,
Stefania.

Anonimo ha detto...

ciao la mia situazione è analoga a tante, io ho 46 anni figlio unico e vivo con mia madre vedova. A questa donna io devo tentissimo e non posso che ringraziarla per tutto ciò
che ha fatto per me in tanti anni. Da 12 anni a questa parte alterna periodi di lucidità ad altri di ricaduta con aggressività e deliri continui. Io lavoro fuori città, non posso economicamente permettermi una badante e con il tempo che passa mi accorgo di non farcela più. Non so se la mia scelta di non farmi una famiglia sia stata dovuta consciamente o inconsciamente alle condizioni di mia madre; rimane il fatto che sentirei la necessità di trovarmi una compagna definitiva..ma come faccio? Sul lavoro ho già problemi, non so se chiedere l'aspettativa, se chiedere un anno sabbatico, se licenziarmi e andare avanti per un po' con la liquidazione...Ho mille paure ed a volte penso di essere solo un egoista che si vede rovinata la propria vita, senza pensare che la vera malata è la propria madre...scusate lo sfogo, un caro abbraccio a tutti. F.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao F., benvenuto.

Ti capisco quando scrivi che ti senti un egoista e che forse inconsciamente non ti sei finora costruito una famiglia a causa della malattia di tua mamma.
Ci ho messo un po' a capirlo, ma il fatto che io sia rimasta fino ai miei trent'anni a casa dei miei genitori in realtà nascondeva inconsciamente la paura di quello che sarebbe potuto accadere loro in mia assenza, dato che - anch'io figlia unica - nei momenti di loro fragilità ero io ad assumere il ruolo di 'genitore' dei miei genitori.

Ho scoperto soltanto di recente che in numerosi studi internazionali sull'argomento (per lo più nei paesi anglosassoni) questo ha un nome: 'role inversion' (inversione di ruolo) o 'parentification' (genitorializzazione, lo so, suona malissimo in italiano :) ).

E' chiaro che sei arrivato a un punto in cui il carico per te, che a quanto ho capito sei l'unico 'caregiver' (altro termine che da noi non esiste e che indica 'colui che si prende cura di') di tua madre e non hai mai avuto sostegno e supporto specifico in questo difficile e logorante ruolo, è diventato troppo pesante.

Al momento, in assenza delle istituzioni e di una reale consapevolezza nel nostro paese del nostro ruolo e della nostra presenza come figli di pazienti psichiatrici (ma spero che ci arriveremo, con il tempo e la pazienza e un lavoro da formichine per cambiare il sistema), dobbiamo far da noi. Questo vuol dire che la nostra salute, fisica e mentale, deve avere la priorità assoluta, altrimenti, come ho detto spesso a me stessa nei momenti più bui, di malati ne avremo due e non più 'solo' uno!

Quello che posso dirti è, anche se purtroppo comprendo bene anche le difficoltà economiche (per me l'anno di psicoterapia che mi sono concessa dopo la morte di mio padre per tumore è stata una spesa non indifferente, ma benedetta, visto il rischio di depressione che era dietro l'angolo!), fai tutto ciò che ti è possibile per stare meglio e che possa renderti felice.

Per noi figli è difficile arrivare a questo, nel concreto, perché nei momenti critici che spesso durano per molti anni, la nostra felicità diventa imprescindibile dalla salute del nostro genitore e dal modo in cui ci tratta (e che ahimé dipende molto dalla malattia stessa). Quello che la vita ci chiede è perciò uno sforzo vero e proprio di sganciare noi stessi e le nostre vite dai nostri genitori, perché soltanto così possiamo ricominciare a respirare. Ovviamente il distacco non deve necessariamente essere definitivo, questo sta a ognuno di noi e al grado di sopportazione delle avversità. Di sicuro, soltanto dopo essermi riconquistata il mio spazio - fisico e mentale - ho avuto più energie da spendere per mia mamma. Nel mio caso, poi, il fatto che, dopo innumerevoli battaglie e peripezie, lei abbia ricominciato a curarsi ha fatto la differenza, ma so quanto sia difficile riportare un genitore nel circuito delle cure se non è consapevole di averne bisogno.

Chiedi aiuto, se puoi, a qualcuno di cui ti fidi, un amico, un collega, un parente con cui hai un buon rapporto. Anche solo per uno sfogo, per un caffé o una passeggiata insieme. Non chiuderti nel tuo dolore. Io l'ho fatto per tanto tempo, perché era la mia naturale difesa che scattava in automatico quando stavo male. Mi costa fatica ancora oggi aprirmi agli altri, ma se le persone dall'altra parte ci vogliono veramente bene, anche se non potranno mai capire fino in fondo tutte le sfumature della nostra situazione familiare, di sicuro potranno offrirci una spalla o un momento 'soltanto per noi' in cui poter staccare da tutto e essere 'altrove'.

Prova magari a vedere se nella tua città sono presenti associazioni di familiari a cui puoi rivolgerti per consigli su come affrontare la situazione. Nel blog, a destra, ho inserito i link ad alcune associazioni che negli anni ho trovato in rete. Spero che possa essercene indicata anche una vicino al luogo in cui vivi.

Un forte abbraccio e coraggio per tutto!

Stefania.

Anonimo ha detto...

Ringrazio moltissimo chi ha aperto questo blog perché mi ha dato un po' di sollievo dalla situazione infernale che sto vivendo. Sono figlia di una madre bipolare, almeno questa è la diagnosi dello psichiatra, comunque mia madre soffre di depressione, carattere borderline e paturnie varie da quando sono nata e anche prima. La mia vita è stata segnata dalla sua malattia tanto che già a 15 anni ero in psicoterapia (all'USL)e praticamente non ho mai smesso la psicoterapia se non per alcuni anni, adesso ho 35 anni e cerco di permettermi uno psicoterapeuta privato, spesa non indifferente, ma indispensabile per sopravvivere. Mia madre alterna periodi di crisi infernali a periodi di calma apparente, anzi quasi di normalità. Adesso è in uno dei tanti periodi infernali e non ce la facciamo più, in generale è peggiorata molto da 4 anni a questa parte. Accusa di tutto me e mio padre, rende la nostra vita un inferno, vorrebbe che stessimo sempre lì con lei, non si lava, non si cura, non fa nulla in casa, deve essere servita e riverita. Pretende che noi gli facciamo da assistenti. Io per fortuna a 28 anni sono andata via di casa, mi sono resa autonoma con il lavoro e mi sono sposata, ma purtroppo questo non è bastato per non finire nel vortice di mia madre. Viene seguita dal centro di salute mentale del quartiere che però non sta facendo nulla di utile in questi 4 anni e in pratica scarica tutto sulle famiglie. Se mio padre deve andare via per qualche periodo lei si mette a chiamare tutti, vicini, parenti, me soprattutto, vuole a tutti costi che io stia al suo capezzale, MA IO NON CI VOGLIO STARE! Io voglio vivere la mia vita, me l'ha già distrutta in buona parte, soprattutto dal punto di vista psicologico, ma non mi farò annientare!A volte mi auguro che le venga una malattia fulminante e che muoia, mi chiedo se solo io faccio questi pensieri, eppure penso che se morisse finirebbe questo strazio. E invece mi vedo un futuro in cui dovrò accudirla ed io non voglio, non ce la faccio e non voglio. Il mio psicoterapeuta dice sempre che la malattia di mia madre non è di mia competenza, verissimo, ma nessuno se ne vuole occupare!Se non lo fanno i CSM chi lo fa? Mia madre è stata ricoverata in passato, stavamo pensando ad un ricovero anche adesso, ha iniziato a molestare anche i vicini, non vuole stare da sola (ed è giovane!), ma noi non possiamo essere sempre al suo servizio, anzi io vorrei una mia vita e sto pensando di emigrare in altro Paese. Grazie fin d'ora per questo spazio e se avete consigli o anche solo qualche parola di conforto saranno benvenute.Paola

Anonimo ha detto...

Mi ha colpito lo sfogo di F. del 08 luglio 2012 12:34, anch'io sto pensando di mollare il lavoro o prendermi un anno sabbatico (l'aspettativa purtroppo non me la danno), ma perché sacrificare il nostro lavoro per colpa di nostra madre? Ma ci rendiamo conto?!! Ci esauriscono!!! Paola

Electric Ladyland ha detto...

Benvenuta Paola!

E grazie di cuore a te per aver condiviso qui un po' della tua storia. Le vostre testimonianze sono importantissime perché soltanto così possiamo uscire dall'invisibilità e come adulti possiamo dare voce ai tanti bambini che non ce l'hanno e ancora si trovano a non ricevere un sostegno mirato per sé e per i propri cari.

Viviamo al momento una fase molto delicata in ambito psichiatrico ed è di primaria importanza testimoniare come figli quanto non si possa più aspettare anche in Italia una riforma che metta al centro del percorso riabilitativo la FAMIGLIA. Il paziente psichiatrico non è una monade, un elemento isolato dal contesto. Il più delle volte è PADRE o MADRE e la sua malattia - specialmente se non ne è consapevole e nessuno interviene perché le cure, in ragione di questa inconsapevolezza, vengono matematicamente e sistematicamente rifiutate - ricade sui FIGLI.

Noi sappiamo bene che il nostro genitore (o entrambi, per alcuni di noi) non ha alcuna colpa e che è la malattia che noi odiamo perché nei periodi di grave crisi altera in modo spaventoso la personalità di coloro che dovrebbero guidarci e proteggerci e non possono/riescono più a farlo perché la malattia prende il sopravvento investendo anche i rapporti con i familiari e, in senso più ampio, gli amici.

Leggendo le tue parole, Paola, mi sono ricordata di quei giorni d'inferno, mia madre completamente preda della malattia mi feriva profondamente a livello psicologico ogni giorno, senza nemmeno rendersene conto. Il clima in casa era invivibile e indescrivibile a chi non avesse vissuto qualcosa di simile... la sensazione era quella di costante pericolo, di assenza di amore, di rabbia, odio, ostilità, con il rischio continuo di violenti attacchi per inezie. Calore e benessere erano un lontano ricordo. Ogni mattina sapevo che avrei dovuto corazzarmi contro uno degli attacchi improvvisi di mia madre, contro cui reagivo, sì, essendo una persona umana con dei sentimenti, pur sapendo che le mie reazioni non avrebbero fatto altro che peggiorare le cose.

In quelle circostanze, quando anche tra i miei genitori si scatenavano scontri che non potevo impedire o fermare, anche io ho avuto i tuoi stessi pensieri, sentendomi immediatamente dopo un mostro soltanto per averli avuti. Arrivare a pensare di voler vedere il proprio genitore morto credo sia il sintomo più evidente di quanto la malattia mentale non curata alteri il rapporto genitore-figli, a tal punto da infrangere quel legame primario che per altri è intoccabile.

Quello che più mi ha ferito e continua a ferirmi ancora oggi è il giudizio lapidario e superficiale che chi non è stato figlio di un paziente psichiatrico che rifiuta le cure emette nei confronti di chi, dopo aver vissuto sotto lo stesso tetto con il proprio genitore malato e aver dato più di quanto aveva da dare e SENZA ALCUN SOSTEGNO, arriva all'esaurimento, fisico e mentale, e dice di non farcela più.

Come si può tacciare di egoismo un figlio che sin dalla tenera età ha dovuto affrontare senza potersi difendere qualcosa di così devastante?

[CONTINUA...]

Electric Ladyland ha detto...

Sì, anch'io ho odiato profondamente mia madre e soltanto dopo, prendendo sempre più consapevolezza di ciò che avevo vissuto anche attraverso le storie di altri, nel mondo, che erano sopravvissuti allo stesso trauma, ho capito che era la malattia che odiavo e che rivolevo indietro mia madre! La mia vera madre, che avevo avuto modo di conoscere, fortunatamente, prima che si aggravasse.

Vorrei tanto che in futuro le nostre storie possano colmare questa enorme lacuna, questa terribile miopia che porta ad ignorare i danni enormi che l'assenza delle istituzioni nei nostri casi può causare.

Siamo caregiver e spesso non lo sappiamo. Molti di noi, bambini o adolescenti, hanno dovuto nei casi più gravi salvare il proprio genitore da un tentativo di suicido, di cui ci siamo ritrovati senza volerlo ad essere spettatori inermi. Nessuno ci ha mai messo in guardia prima, nessuno ci ha spiegato cosa fare in quei casi. Abbiamo dovuto dare fondo a tutte le nostre risorse interiori, per assistere i nostri genitori come potevamo e al contempo portare avanti i doveri quotidiani che la nostra età ci richiedeva. Oltre ad andare a scuola e fare i compiti, quanti di noi hanno dovuto anche occuparsi delle faccende domestiche perché nostra madre non si alzava nemmeno dal letto per giorni e non cucinava più? Quante volte abbiamo dovuto calmare il genitore che sbraitava contro qualcuno del palazzo o per la strada e fare da pacieri tra i nostri genitori per scongiurare il peggio? Quante volte abbiamo dovuto chiamare il 118 o il Centro di Salute Mentale? Ricordo di averlo dovuto persino fare dalla scuola, un giorno, fingendo di andare in bagno...

E allora come possono tacciarci di egoismo se chiediamo aiuto perché noi non ce la facciamo più?
Senza contare che, dopo aver messo per anni i nostri genitori prima di noi stessi, molti di noi si ritrovano, adulti, a dover praticamente iniziare da zero, a conoscersi, a capire i propri bisogni, ad occuparsi di se stessi, a curare le profonde ferite dell'anima, a (ri)costruirsi quella vita sociale che in molti casi hanno perso... e a rimettere insieme i pezzi anche lavorativamente parlando?

C'è ancora tanto da fare, ma sono felice che sempre più persone stiano uscendo dal silenzio ed esprimendo il proprio punto di vista.
E' importante far sapere che noi desideriamo il meglio per noi e per i nostri genitori. Perché le cure giuste esistono! Ci vuole solo più impegno e volontà da parte dei medici anche quando c'è il rifiuto delle cure e più cooperazione con le famiglie, che non sono un nemico ma possono essere parte fondamentale del percorso riabilitativo stesso! Moltissimi studi internazionali lo dimostrano.

Non possiamo più accettare di vedere le strutture (salvo le dovute e preziose eccezioni) voltarsi dall'altra parte se il paziente rifiuta le cure, perché il rifiuto di curarsi fa parte della malattia stessa e come tale anche questo va curato.

Non sono per la costrizione né per la contenzione né per il ritorno ai manicomi o ai ricoveri lunghi. Ma non possiamo nemmeno continuare a sentirci abbandonati e impotenti soltanto perché il paziente rifiuta le cure. La libertà di una persona viene prima di tutto. Ma deve essere una libertà consapevole! E io so per esperienza personale che mia madre non era consapevole di essere malata e pertanto le sue scelte "libere" non lo erano affatto! Dopo aver lavorato tanto personalmente per farle ottenere consapevolezza adesso sa quanto è importante assumere la terapia, sa quanto è importante parlare della sua malattia e non vergognarsene più con me, che sono sua figlia e l'unica persona che le rimane. Ma quanto ci è voluto? Quanto di mio ho rischiato?

[CONTINUA...]

Electric Ladyland ha detto...

C'è un bisogno urgente di cambiare l'approccio alle malattie mentali gravi. Non possiamo più lasciare sole tutte queste famiglie e attendere passivamente la prossima tragica notizia di cronaca nera.

Scusami Paola, se mi sono dilungata, ma vorrei tanto poter vedere un cambiamento e vorrei che nessun figlio debba mai più - come è successo a noi - venir privato della serenità e del calore della famiglia, perché si può fare diversamente! In molti paesi hanno già cominciato da decenni. E' il momento di iniziare anche da noi.

Un caro abbraccio.
Stefania.

MARCO B. ha detto...

CIAO MI CHIAMO MARCO E SONO FIGLIO DI GENITORI SORDI . SONO UNA PERSONA MALATA DI DEPRESSIONE E TU PUOI CAPIRE QUANTO SI SOFFRE. HO LA MIA MAMMA INVALIDA DA DIECI ANNI E IO CON I MIEI ALTI E BASSI LA CURO CON AMORE .
MOLTE VOLTE QUANDO SONO DEPRESSO DICO CHE ASPETTO DI MORIRE INSIEME A LEI TANTO CHE COSA CI STO A FARE.
COMUNQUE VEDO CHE NON SONO SOLO E DOMANI SPERO MEGLIO . UN ABBRACCIO

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Marco e benvenuto. Affronti da anni una situazione molto dura e pensieri come quelli che ti capita di avere possono nascere proprio dal carico eccessivo che ci si ritrova sulle spalle senza poterlo riequilibrare a sufficienza bilanciando le negatività con avvenimenti e situazioni piacevoli.

La depressione, come giustamente scrivi, è una malattia e, in quanto tale, può essere curata. Spero che nella tua città tu abbia potuto trovare un buon medico che possa aiutarti a stare meglio e che tu possa trovare il tempo, nonostante le cure che presti a tua mamma, per prenderti cura anche di te stesso. So che non è facile, ma meriti anche tu un po' di serenità. Conosco bene la sensazione di non riuscire a dare un senso alle proprie giornate, la fatica che costa anche solo svegliarsi la mattina e dover di nuovo affrontare una situazione pesante. Prendersi cura di qualcun altro è un atto d'amore, ma rischiamo molto spesso di dimenticarci di noi stessi, dei nostri bisogni, dei nostri desideri. Si può arrivare a perdere la voglia di tutto, fino a sentirsi lontani anni luce dal mondo e dalle persone.

Eppure là fuori possiamo ritrovare un po' di serenità, portando noi stessi a spasso nella natura, per esempio... Ricominciare a uscire dai confini angusti in cui la vita e i suoi problemi ci hanno rinchiuso è una vera sfida. Ma abbiamo il diritto e il dovere di essere felici anche noi e per quanto possibile, anche un piccolo passo alla volta, dobbiamo cercare di ricaricarci in ogni modo possibile.

Un forte abbraccio!

Anonimo ha detto...

Purtroppo a noi figli di malati mentali non pensa mai nessuno. Se ne parli coi famigliari vieni pure colpevolizzato - il cattivo sei tu! Ti ritrovi solo e rischi di impazzire - mica è facile avere a che fare con chi non è in se stesso, anche lavorare, studiare o solo avere una vita normale è impossibile.

Come si fa?

Saluti
Lucia

Anonimo ha detto...

Anzi, vorrei aggiungere che se la persona è ciclotimica è ancora peggio perché non si può fare nulla e la patologia non è conclamata e, spesso, non diagnosticata.

Saluti

Electric Ladyland ha detto...

Cara Lucia,

ci sono passata e neanche troppo tempo fa... ed ho rischiato sul serio di ammalarmi di depressione, fino a non desiderare nemmeno più vivere. E questo non possiamo permetterlo! E' stato proprio l'aver toccato il fondo ad avermi scosso dall'immobilismo e dalla rassegnazione... la vita, per così dire, mi ha costretto a reagire per non soccombere. Ho rischiato grosso, ma per fortuna sono sopravvissuta e mai più vorrei ritrovarmi a toccare quel fondo, anche se è difficile e devo sempre stare in guardia, ogni giorno, per non ricaderci.

Mi chiedi come si fa. Non ho una risposta. Ti posso raccontare quel che è successo a me, consapevole del fatto che non è LA risposta universale, perché ogni vita è a sé e ciò che è andato bene per me potrebbe non andare bene per altri.

Ho dovuto prendere le distanze prima fisiche e geografiche, poi anche psicologiche, da mia madre. Lottare contro il senso di colpa, contro la sensazione di essere una figlia egoista, contro le mie paure di ricominciare in un posto che non conoscevo e dove non ho familiari né amici...

Per un anno, anche a causa della morte improvvisa per cancro di mio padre, sono stata da una psicoterapeuta e proprio lei mi ha fatto capire che, se volevo ricominciare a vivere (lavorare, leggere, uscire con gli amici, pensare a me e scoprire quali fossero le mie passioni, avere di nuovo il tempo e la testa per dedicarmici) DOVEVO allontanarmi da mia madre.

Ovviamente non è mai stata mia intenzione troncare i rapporti del tutto (ma oggi lo farei, qualora diventasse inevitabile per tutelare la mia salute) e infatti, tuttora, periodicamente torno a trovare mia madre. Ma devo dire che, dato che ad oggi nel nostro paese non esiste ancora niente a livello istituzionale-medico per noi figli di pazienti psichiatrici, dobbiamo far da noi e difenderci come possiamo.

La lontananza e il fatto che finalmente potessi decidere per me dalle più piccole cose (cosa mangiare, a che ora, eccetera... quando prima tutto questo poteva essere motivo di violenti litigi, per fare solo un piccolo esempio) alle più importanti, è stata fondamentale per iniziare a lavorare su me stessa e poi anche sul rapporto con mia madre.

Purtroppo se nessuno interviene per i nostri genitori, dobbiamo tutelare noi stessi/e. Anche perché, se ci ammaliamo anche noi, che si fa?
Quando sento parlare di egoismo da parte di persone a cui dico che sono andata a vivere in un altro posto, lontano da mia madre (scelta che in realtà inizialmente è dipesa da motivi economici) mi sale il sangue al cervello. Egoismo è desiderare vivere finalmente una Vita? Egoismo è cercare di ricostruirsi, dopo una vita di dolore e sacrifici? Egoismo è provare a rinascere dopo un cataclisma di cui non si ha colpa, quando si è stati spesso gli unici ad occuparsi del genitore (o di entrambi, come nel mio caso) senza spesso alcun aiuto ed anzi ricevendo anche accuse ingiustificate?

E' capitato anche a me di essere colpevolizzata dalla famiglia e di rischiare di impazzire. Mi sono ritrovata per molto tempo sola nel gestire la situazione di mia madre. Avere una vita normale era un'utopia, quando mia madre stava male. Quello che riuscivo a fare era frutto di enormi sacrifici e le poche volte che riuscivo a essere felice, ne pagavo poi duramente le conseguenze.

Si arriva un punto in cui si deve mettere se stessi al primo posto. Ho ricominciato ad avere una vita a distanza di mesi dal giorno in cui mi sono allontanata da mia madre.
Ci lavoro ancora adesso e molte cose ancora mancano, ci sono state prove dure e molte rinunce... ma sono sicura che se fossi rimasta a vivere sotto lo stesso tetto con mia madre o nella stessa città sarei ancora a rischio di esaurimento.

So che lei non ha alcuna colpa e non ce l'ho con lei e, per quanto potrò, continuerò ad aiutarla, ma mai più voglio rischiare la mia vita... non è giusto e nemmeno lei lo vorrebbe.

CercatriceDiLuce ha detto...

Ciao Electric LadyLand, e a tutti coloro che hanno condiviso e condivideranno le loro esperienze in questo spazio, grazie infinite per averlo fatto, per anni, nella mia solitudine, mi sono chiesta se ci fossero "altri come me"!

Sono figlia di una madre schizofrenica e di un padre con un disturbo che solo qualche anno fa, parlandone con uno psichiatra, ho potuto definire probabilmente di personalità.
Io e mia sorella, intorno ai vent'anni
ci siamo ritrovate sole, con nostro fratello dentro una stanza del pronto soccorso psichiatrico, delirante, e nostra madre che ci sputava contro tutto il suo disprezzo per averlo "rovinato" come in passato i suoi genitori avevano fatto con lei (era stata sottoposta ad elettroshock).
La nostra infanzia e adolescenza è passata fra le urla incessanti di mio padre, che arrivava anche a mettere le mani addosso a mia madre. Non saprei a quale età cominciò ad augurarci di morire, fa parte dei miei ricordi più lontani.
Mio padre non è in grado di gestire le relazioni interpersonali perciò non sa amare in maniera "normale", non sa dire ti voglio bene o fare una carezza, capire i sentimenti altrui e agire conseguentemente, essere vicino. Non lo sa fare.
E' sempre stato legatissimo alla sua famiglia di origine, in maniera patologica, tanto da non riuscire ad accettare noi figli, umiliandoci davanti a suoi parenti che approfittavano della situazione.
Da sempre ho avvertito un'apprensione particolare da parte delle amiche e dei parenti di mia madre "Mi raccomando, aiuta la mamma eh? Stalle vicina!".
A 9 anni ho capito che alla mia incolumità dovevo pensarci da sola. Quando uno dei parenti di mio padre mi molestò sessualmente.
In quella circostanza, che poi mi ha segnata, capii per la prima volta che i miei genitori non erano un baluardo a mia difesa.

Sono cresciuta con mia madre che parlava da sola ed era convinta che chissà quale entità ce l'avesse con lei, non so come nonostante non prendesse più farmaci da anni, è riuscita a lavorare ed a occuparsi di noi, delle nostre necessità materiali e quotidiane.
Anche mio padre ha sempre lavorato, il suo disturbo gli consentiva di avere una vita normale, risultava addirittura pacifico, socievole e sempre sorridente con gli estranei, poi quando era con noi cambiava completamente.

Non mi piace pensare alla mia infanzia, preferisco la mia vita adulta.

Per via del relativo benessere economico dei miei genitori abbiamo assistito a liti interminabili e furibonde perché ci sono state persone che non si sono fatte nessuno scrupolo e sono piombate nella nostra famiglia come rapaci. Alla fine, la mancanza di affetto da parte di mio padre e i discorsi deliranti di mia madre hanno avuto la meglio su mio fratello, lui non ce l'ha fatta più, ed ha perso la ragione.
Non avevo visto granché i nostri parenti prima, figuriamoci dopo l'esplosione della malattia di mio fratello. L'abbiamo affrontata io e mia sorella minore.

CercatriceDiLuce ha detto...

Potrei riempire pagine e pagine con i giorni neri che abbiamo passato, le ore interminabili a cercare di far capire a nostro fratello che nessuno voleva ucciderlo, a pregarlo di mangiare o almeno di bere quando aveva le crisi e sospettava che perfino noi volessimo avvelenarlo. Mi sono trovata nel giardino dell'ospedale durante l'orario di visita a illudermi che mio fratello avesse improvvisamente recuperato la ragione per poi vedermi ficcare in tasca foglietti minuscoli scritti fitti fitti pieni di discorsi deliranti. Mi sono sentita dire che mi avrebbe uccisa lui perché non poteva sopportare il pensiero di quello che avrebbero potuto farmi quelle entità che lui tanto temeva. Ho imparato a dormire non profondamente, spostando il letto in una stanza di passaggio, frapponendo me e mia sorella tra nostro fratello e la cucina e la stanza dei nostri genitori, in modo da svegliarmi non appena percepissi il più lieve dei passi. Quando rincasavo la sera guardavo le finestre illuminate delle case degli Altri e sognavo di avere una vita come quella, niente di speciale, una stanza illuminata da una lampadina in cui guardare in pace un po' di tv, libera da tutti i miei problemi. Avrei scambiato la mia vita con la loro all'istante, qualunque essa fosse.

Finché qualcuno non mi ha indirizzata verso il medico giusto, e finalmente mio fratello ha preso consapevolezza della sua malattia.
Oggi prende sempre i farmaci, qualche ricaduta è sempre all'orizzonte, ma siamo sopravvissuti.
Ho incontrato un uomo speciale che ha avuto il coraggio di restarmi accanto nonostante tutto, e che oggi è mio marito. Il prezzo però, per tutto questo, sono stati gli attacchi di panico. Vivo sempre sul chi va là, ma non riesco a lamentarmi di come vanno le cose. Mi è rimasta la paura di lamentarmi, perché potrei essere punita con qualche altro fulmine dal cielo.

Oggi scrivo qui perché voglio mettere in luce due aspetti della vita dei figli di pazienti psichiatrici:
sono prede più facili di altri per pedofili, perché non hanno difese, e poi nella malattia mentale dei genitori ci può essere di tutto...

Il secondo aspetto è la difficoltà nel dimostrare che non si è semplicemente degli adolescenti col solito conflitto genitoriale. Mi sono sentita trattare non so quante volte da figlia "difficile" anche da professionisti del settore, perché già dai 16-17 anni cercavo aiuto, perché i miei non avevano comportamenti coerenti o normali.
Mi sono sentita dire di tutto e guardare come se fossi una parricida quando azzardavo a dire che avrei voluto l'interdizione o l'inabilitazione per i miei genitori perché così non avrebbero più firmato la vendita della nostra casa al primo truffatore che suonava alla porta. Per non parlare della fatica a convincere qualcuno che mio fratello stava male davvero e aveva bisogno di un TSO perché non si alimentava più o chissà cos'altro avrebbe fatto.

Loro non hanno colpa di ciò che fanno, di come si comportano, di quello che dicono, del male che ci fanno, involontariamente. E voglio bene ai miei genitori e a mio fratello, però non riesco a volergli bene come e quanto vorrei.

Scusate la lunghezza, ma sono 38 anni di vita.
Grazie per il blog, e grazie per le vostre condivisioni, solo voi potete capire che valore immenso hanno per me.

Electric Ladyland ha detto...

Grazie a te Cercatrice di Luce... Che bellissimo nome hai scelto, esprime molto del nostro comune cammino verso la guarigione dalle ferite dell'Anima.

Non mi stancherò mai di ringraziare tutti voi che scrivete e raccontate. Sono convinta che soltanto la forza dei nostri racconti, insieme, potrà squarciare questo velo di invisibilità che ci ha condannati al silenzio per troppi anni.

Solitudine, paura, vergogna sono ostacoli che lentamente, prendendoci idealmente per mano, possiamo sconfiggere dando la nostra testimonianza di figli che da soli si sono dovuti scontrare con malattie tanto subdole e con un sistema che finora non ha tenuto conto della nostra esistenza.

In altri paesi come l'Australia da molti anni hanno intrapreso un percorso di sensibilizzazione di opinione pubblica, istituzioni e società e creato risorse e strumenti per aiutare i figli di pazienti psichiatrici a sviluppare strategie di resilienza e prevenire così che essi stessi possano in futuro soffrire di un disturbo psichiatrico. Le famiglie sono ora al centro dei percorsi terapeutici e non più soltanto il paziente.

A questi orizzonti desidero guardare, nella speranza che i figli di domani non dovranno più soffrire come è toccato a noi.

Ti abbraccio forte.

Anonimo ha detto...

Mia madre soffre di depressione accompagnata dal disturbo bipolare ancora prima che nascessi..ho 22 anni e il senso di abbandono da parte di tutti, l'isolamento, la forte discriminazione subita negli ambienti scolastici e sociali, il non aiuto e la vergogna da parte della sua famiglia di appartenenza verso la malattia, sono cose indescrivibili, che mi hanno segnata. Durante la mia infanzia, a 6 anni mi ritrovavo molto spesso a dover badare a mia madre, che mi chiedeva di controllarla che non si facesse del male, era appena nato mio fratello. La vedevo venire umiliata dai suoi genitori e parenti con cui lavorava, che non accettavano la sua malattia, e la facevano sentire in colpa tutto per paura "di cosa dirà la gente? Siamo una delle famiglie più ricche del paese.."distruggendola e facendola esaurire ancor più. Si, sono nata in un paese e alcune maestre e molti compagni di scuola elementare mi isolavano in ogni modo, essendo la "figlia della strana,dellamatta". Ho imparato a sopravvivere, a contare solo sulle mie forze, mia madre a volte era aggressiva sia fisicamente che psicologicamente con me, e a 8 anni l'unico motivo che davo a questi comportamenti era che ce l'avesse con me, ma poi ho compreso la sua malattia. Mio padre le vuole bene e non l'ha mai abbandonata, e anche mio fratello cerca di andare avanti;anche lui si isola molto dal resto dei suoi coetanei, è inevitabile, e tutti stiamo mettendo molto impegno per fare andare avanti la nostra famiglia. Ho avuto un'adolescenza abbastanza sofferente: tornare a casa da scuola, mangiare sempre i soliti 3 piatti sempre uguali e senza sale o sapore, tua madre seduta sul divano che guarda fissa la finestra oppure ti segue, ti insulta senza ragione, e tu che devi studiare e pensare al tuo futuro, confrontarti purtroppo con molti coetanei che non possono capire certe cose,e chiudersi sempre di più verso se stessi. Ho incontrato anche persone che se ne sono approfittate di questa fragilità per ficcare il naso nella nostra famiglia, come un ragazzo con cui stavo che manipolava me e mia madre,e che poi mi ha picchiata quando l'ho lasciato(avevo 13 anni e cercavo solo un po' di pace, un po' di amore)...bene, oggi posso dire che trovando questo blog, non mi sento più sola. Grazie Electric Ladyland, la tua esperienza è lo specchi della mia, le tue sofferenza sono state le mie. Noi figli di malati psichiatrici dobbiamo sostenerci, e usare la nostra forza e sensibilità acquisita nel tempo rivolgendola verso noi stessi, non distogliendo lo sguardo dal nostro caro che innocentemente soffre con noi. Provo molta comprensione per chi "fugge", quante volte l'ho pensato anche io..un abbraccio dolce a tutti, sono riuscita a rielaborare i miei dolori dell'infanzia, i miei traumi, ora cammino guardando l'orizzonte prendendo per mano mia madre..anche voi potete, andiamo avanti a vivere :) troveremo la felcità: la stiamo già cercando. Marina

Electric Ladyland ha detto...

Marina, mi hanno commosso la dolcezza delle tue parole... e la speranza e la positività che esprimi. Grazie! Ti sento molto vicina.

Anonimo ha detto...

Come ti capisco. Mia madre fu operata al cervello quando ero una bambina, mio padre morì poco dopo. Da lì cominciarono i lunghi anni dei suoi problemi psichiatrici e con il suo soffrire il mio dolore e la mia rabbia. Nessun medico o istituzione ha potuto o in seguito alle mie richieste, voluto dare un appoggio né a lei né a me. Dopo anni in cui mia madre ha rifiutato ogni cura, si é spenta.Ma non il mio dolore e la mia rabbia

canale 100 - il blog ha detto...

Ciao a tutti. La cosa peggiore non è l'isolamento degli estranei, chè poi lascia un pò il tempo che trova, se paragonato all'isolamento di chi mai potresti pensare. Ho una mamma con i problemi che ha anche la tua, e in più due sorelle che rifiutano il loro ruolo di figlie. Questa è la vera vergogna. Ma in tutto questo, sai che c'è ? Che ha una bellezza tutta particolare poter essere unici ad aiutare i nostri genitori. Vediamolo come un privilegio e non come un peso. Ci vuole molto "fegato" e molto coraggio, e se siamo abbastanza forti, ce la possiamo fare. Crediamoci. In bocca al lupo a tutti/e. (Roberto)

Electric Ladyland ha detto...

"Dopo anni in cui mia madre ha rifiutato ogni cura, si é spenta.Ma non il mio dolore e la mia rabbia"

Ciao e benvenuta. Scusa se ti rispondo solo ora, ma febbraio è stato un mese molto intenso e comincio a riprendere un po' fiato soltanto adesso...

Ti capisco, non è facile lasciar andare il passato, specialmente se non siamo mai stati davvero ascoltati, accolti e capiti. Nel mio piccolo sto cercando di affrontare a piccoli passi un percorso che mi aiuti a prendere consapevolezza dei sentimenti che mi porto dentro, conseguenza di un passato irrisolto dentro di me e con cui sento il bisogno di venire a patti per trovare il modo, col tempo, di voltare pagina e fare posto al nuovo, a ciò che di bello la vita può offrire.

Senso di colpa, dolore, rabbia e un senso di lutto per ciò che sentivo di aver perduto, sono stati per lungo tempo i sentimenti predominanti. Giorno dopo giorno, con fatica, stanno perdendo terreno e lasciando gradualmente spazio al piacere di vivere e accogliere positività anche nelle piccole cose quotidiane.

Non è un processo automatico, almeno per me, ma frutto di un vero e proprio lavoro per reimparare a leggere la realtà allenando l'anima - così come gli atleti fanno con il corpo - perché impari a godere della vita e a non vivere più solo nella sofferenza e nella paura.

Alcune letture mi stanno aiutando molto in questo: "Imparare l'Ottimismo" di Seligman, "Mi Merito Il Meglio" di Lucia Giovannini, "Più Felici di Così Si Può" di D'Ansembourg, "Liberarsi Dal Senso di Colpa" di Eckert e, a breve, inizierò a leggere "Le Sorprendenti Funzioni Della Rabbia" di Rosenberg.

Mi è stato molto utile anche, per un periodo, il supporto di una psicologa.

Spero che anche tu possa trovare la tua strada per la felicità. Ce la meritiamo!

Un abbraccio.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Roberto, benvenuto.
Comprendo il tuo punto di vista, non dev'essere facile essere l'unico figlio a occuparsi di una mamma con questo tipo di problemi. Nello stesso tempo, pur essendo io figlia unica e avendo sempre provveduto personalmente a sostenere entrambi i miei genitori sin dall'adolescenza (per quanto ho potuto), ho imparato a mie spese che non dobbiamo assumerci noi questo peso interamente sulle nostre spalle senza alcun aiuto.

Soltanto dai miei trent'anni mi sono resa conto che stavo trascurando me stessa e le mie potenzialità e che il mio aiutare i miei genitori ha avuto in determinate circostanze un prezzo molto alto. Da qui l'esigenza di aprire questo blog e guardare al resto del mondo per trovare delle soluzioni a tutto questo.

Chi di noi si trova a fare molto presto da caregiver, spesso senza nemmeno averlo scelto, e senza che il proprio ruolo venga riconosciuto e controbilanciato dai necessari fattori di protezione, può trovarsi a incorrere, presto o tardi, in conseguenze più o meno gravi dal punto di vista del benessere psicofisico. Stare accanto a una persona con disturbo psicotico e quindi con presenza di delirio e altre manifestazioni gravi che alterano pesantemente l'atmosfera familiare e possono causare gravi ripercussioni economiche e sociali, è fonte di notevole stress, fisico e psicologico. Esistono purtroppo famiglie in cui bambini anche molto piccoli si trovano davanti a situazioni di questo tipo senza che per loro esistano percorsi di sostegno e supporto.

Pur consapevole che chi è malato non sceglie di esserlo, e quindi tenendo sempre a mente che è la malattia il problema, non la persona, quello che mi sta a cuore è che la malattia mentale dei genitori, quando non curata, non ricada sui figli perché mancano reti di sostegno per loro e approcci efficaci per curare anche coloro che non si rendono conto di essere malati.

Personalmente, da quando ho iniziato a staccarmi da mia madre e a costruire giorno dopo giorno la mia vita, continuando a occuparmi di lei a distanza e andandola a trovare periodicamente, vivo molto meglio anche il mio ruolo, di figlia e di caregiver. Prima ero completamente travolta e annientata dalle sue ricadute, non sceglievo, venivo schiacciata e la mia vita era gravemente compromessa dalla malattia di mia madre. Adesso che ha ripreso le cure ed io ho preso coraggio e mi sono allontanata da lei per poter ricominciare a vivere, anche il nostro rapporto è migliorato. Ora scelgo di occuparmi di lei, quando serve, ma restando sempre molto vigile per mantenere il giusto equilibrio tra il mio benessere e il suo, consapevole che lei la sua vita, bene o male, l'ha vissuta e che ora tocca a me e, soprattutto, che non è mia responsabilità farla stare meglio, ma dei medici e della terapia, e anche sua! Uno degli ostacoli più grandi è stato portarla all'accettazione e consapevolezza del suo disturbo e, di conseguenza, alla sua responsabilizzazione sul seguire con costanza le cure per scongiurare ricadute.

Ci sono purtroppo situazioni in cui la malattia non curata è ingestibile e davvero ci si rischia di ammalare a propria volta se non si crea un distacco che ci permetta di mantenerci in salute...
Spero che anche tu abbia potuto ricavare un tuo spazio per prenderti cura di te stesso e, allo stesso tempo, occuparti di tua madre come lo desideri.

In bocca al lupo anche a te per la tua vita!

Un abbraccio,
Stefania.

marco ha detto...

Che bel blog.Beh a me e'strano.Io all'eta'di ventinoveanni di mia iniziativa ho deciso di effettuare psicoterapia.Ero smarrito e non avevo una direzione personale.Bloccato negli studi,con un passato eccellente al liceo,vegetavo in un limbo di disperazione apparentemente inspiegabile.Dalla psicanalisi e'poi uscito fuori che ero un bambino adattato,destrutturato sul piano affettivo,che funzionava con gli obblighi.Nn avevo relazioni affettive con ragazze,mi veniva l'ansia.Avevo difficolta'persino a guardare negli occhi le ragazze e nn riuscivo a farmi la doccia in palestra,nel terrore di essere sottodotato o gay.Poi ho scoperto che il mio blocco era legato alla governance del mio genitore interno;critico e nn affettivo.Non mi consentivo di vedere il mondo e bloccavo il mio sguardo nel mondo.In effetti mia mamma era una donna severa e spesso mi definiva un cretino..fino a dirmi spesso..mi fai schifo.Alternava rabbia a amore molto intenso..dicendomi cucciolo,amore mio..etc etc.Mi portava a pensare che l'amore fosse espressione di pieta';che ero sbagliato e solo per pieta'potessi essere amato,come elemosina affettiva.L'amore lo legavo all'elemosina,piu'che all'amore costruito e goduto nell'oggi.Ha alternato per anni rabbia..fino a separarsi da mio padre,per motivi legati ad un tradimento mai scoperto.Adduceva telefonate anonime,fino a raccontare di dialoghi surreali di mio padre mentre lei era in bagno.All'epoca la credemmo tutti e mio padre fu'additato come un traditore e messo alla berlina.A distanza di anni..durante gli studi universitari mi diceva cose veramente terribili alternandole ad affetto molto profondo;ero convinto di essere un'inutilita'umana che solo mia mamma poteva amare.Con la psicoterapia e senza uso di farmaci..finalmente diventavo un adulto e mi staccavo da questa osmosi tossica.Riprendendo gli studi..notavo che mia mamma iniziava a raccontare eventi dissociati a vocazione paranoide su chiunque..il fruttivendolo,il vicino,l'amico,il pescivendolo,persino le scritte sui muri...per un anno e mezzo ho ascoltato in silenzio paranoie deliranti,fino a quando..raccontandole anche all'esterno..ho avuto la forza di contattare mia cugina.Finalmente fuori dalla famiglia(io e lei stop)era uscito il delirio paranoico.Domani,essendo caduta per terra,dopo un mio urlo sovrumano sulle sue paranoie,avro'il primo incontro con un neuropsichiatra per mamma.Per quanto delirante,ha ancora funzioni psichiche intatte...ha coscienza degli eventi,ed e'cosciente nel ragionamento ma li rielabora a volte in progetti complottistici di tipo ossessivo.Domani..sapro'che cosa ha..ma posso dirvi che in questi anni mi sono sentito un bambino solo,un adolescente diverso e un adulto inetto.Oggi sono io..e sono felice di esistere.Un grazie al mio psicoterapeuta e spero che domani avro'una diagnosi.Fino ad oggi,il problema ero io.Non lei.Bacio,marco.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Marco, e benvenuto.

La tua storia mi ha colpito molto, è una storia che mi trasmette speranza e positività. Mi aiuta a capire, una volta di più, che con il giusto aiuto possiamo farcela, possiamo riprenderci la nostra vita e il gusto di viverla.

Trovare un bravo psicoterapeuta, capace di accompagnarci in questo non facile percorso di rinascita, è un elemento decisivo per il nostro benessere, presente e futuro. Sono felice che tu l'abbia incontrato.

Spero che la visita di tua mamma sia andata bene e che l'esito ti abbia dato la possibilità di fare maggiore chiarezza sul tuo passato per andare incontro al futuro, lasciandoti alle spalle i brutti ricordi, quelli che per tanto tempo ti hanno impedito di stare davvero bene con te stesso e con gli altri.

Grazie per aver scritto, la tua storia sarà di aiuto a molti.

Un abbraccio e in bocca al lupo per tutto.

Stefania.

amica ha detto...

Eccomi qui anche io con una storia simile. Mia madre ha una crisi nervosa alla fine degli anni 80, finisce ricoverata per esaurimento nervoso, come lon definirono ai tempi e decide di andare in pensione anticipata. Da quel momento inizia ad assumere vari psicofarmaci e le assegnano una psicologa della ASL. Le cartelle cliniche del tempo le diagnosticano una sindrome "borderline" ma da quello che mi raccontava lei i dottori le prescrivevano tavor e anti-ansiolitici. Non ho mai visto un miglioramento...e'sempre stata aggressiva, arrabbiata, ricattatrice, sospettosa, invidiosa, dispettosa,inquieta...in certi periodi le hanno dato pillole che la facevano dormire sempre.
Il problema piu'grosso e'che ovviamente ha reso la vita un inferno a me e mia sorella e nessuno ha pensato a noi figlie che avevamo meno di 10anni.
Un anno fa, sono andata a parlare con i suoi medici della ASL, che molto arrogantemente mi hanno detto che lei e'migliorata e mentre io cercavo di fargli capire che probabilmente qualcosa nella cura nn ci azzecca, non sono stata per niente ascoltata.
A causa delle ossessioni di mia madre, mia sorella e'finita due volte in ospedale per tentato suicidio.Ad oggi, non cé nessuno che ci aiuti veramente e mia madre e'completamente nel suo mondo. Distaccata emotivamente da noi, egoista fino all'inverosimile in qualsiasi occasione.
Purtroppo faccio fatica a non pensare che sia la persona piu'cattiva che conosco, anche se mi fa pena. Ed ovviamente provo sensi di colpa per lei.
Ma qualsiasi tentativo di farle capire o di discutere con lei, e'come parlare al vento.
Dice cose orribili, un mese dopo che mio padre mori mi disse che avrebbe dovuto abortirmi. Poi dopo poche ore si dimentica quello che ha detto o dice "beh se l'avro'detto chissa'tu che cosa mi avevi detto prima".
Ho pensato spesse volte di aprire un caso, di scrivere ai giornali per l'incompetenza della ASL, di cercare di avere giustizia contro questi specialisti che le hanno dato solo pillole per "farla rintontire".
Chi la pensa come me? Ogni volta che sento la sofferenza che mia madre causa a mia sorella, mi viene una gran rabbia,che nessuno ha mai fatto nulla per noi e lei ci ha rovinato l'adolescenza ed ora siamo entrambe in cura presso psicologi per cercare di avere una vita normale, che ancora non arriva e ci sentiamo fragili,come foglie appese ad un albero che il vento puo'portare via velocemente.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao amica, benvenuta e grazie anche a te per aver condiviso qui un po' della tua storia.

La penso anch'io come te. Credo sia importante che le nostre storie vengano raccontate ed escano dall'invisibilità perché mai più negli anni a venire bambini e adolescenti, ma anche giovani adulti, vengano lasciati soli e senza supporto adeguato in situazioni come le nostre.

Ciò comporta un cambiamento radicale delle istituzioni, degli operatori della salute mentale, della classe politica e della società civile, che richiederà tempo per vedersi realizzato. In Australia, il continente più all'avanguardia nel supporto ai figli di pazienti psichiatrici (in cura e non), hanno iniziato a lavorare in questo senso da venti anni a questa parte e, nonostante i grandi risultati raggiunti, c'è ancora molto da fare.

Quello che mi auguro è che la nostra rabbia non ci limiti, ma possa essere convertita in energia creativa e positiva per dare voce a chi non ce l'ha e fare in modo che si inizi finalmente a pensare anche alle figlie e ai figli di chi soffre di un grave disturbo mentale.

Grazie ancora una volta a tutti voi che scrivete e raccontate qui la vostra testimonianza. Più siamo a raccontare e uscire dal silenzio, più la società civile potrà rendersi conto che non siamo casi isolati, che siamo molti di più di quanto si pensi e che la prevenzione non può più aspettare.

Un forte abbraccio,
Stefania.

Elisabetta ha detto...

Ciao Electric Lady, son figlia di madre bipolare anche io. Son dovuta scappare di notte da casa perché iniziavo ad avere crisi fortissime di panico. Sono andata a vivere dai genitori del mio ragazzo, colui che mi ha aperto gli occhi. Io sapevo che nella mia famiglia c era qualcosa che non funzionava, ma essendo talmente abituata a quei meccanismi malati, non me ne rendevo conto, e non vivevo. Mia madre mi ha addossato un sacco di paure mi ha fatto sempre sentire sbagliata, mi esaltava davanti agli altri, ma in privato mi sminuiva sempre.. Ho un sacco di problemi di autostima a causa sua.. Penso che il mio ragazzo mi sopporti, che io non sono meritevole di amore.. Sto lottando contro me stessa, perché io faccio molta fatica a rendermi conto che mia madre è così e non cambierà mai.. Ogni volta che mi chiama mi fa sentire una persona cattiva che se penso a me stessa sono egoista, mi dice un sacco di cattiverie, riesce a farmi male nonostante io non viva più con lei..riesce a cambiarmi l umore con una parola.. E io la odio.. Non riesco a fregarmene delle sue parole, sono sempre in cerca di un approvazione che non otterrò mai.. Sono giovane, ma penso già con un angoscia terribile di non voler figli perché ho paura possano essere fragili.. È non voglio far vivere l inferno che ho vissuto io.. Come faccio a fregarmene delle brutte parole che mi dice sempre? A lei da fastidio che io sia felice e che ho avuto la 'colpa' di voler vivere una mia vita.. È piena di odio e di invidia per tutti, io non riesco più a sentirla ripetere le stesse cose.. A volte vorrei che fosse morta.. Datemi consigli :(

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Elisabetta,

benvenuta. Quelli che descrivi sono sentimenti che ho provato anche io e da cui è difficile liberarsi da soli. Non basta in molti casi la semplice volontà per riprendersi la propria vita, spesso è fondamentale rivolgersi a un buon terapeuta che possa aiutarci a sbrogliare l'intricata matassa e col tempo e con pazienza permetterci di migliorare la qualità della nostra vita.

Ogni situazione, pur presentando tratti comuni, è diversa, così come lo è il nostro modo di reagire agli eventi. Non esiste un percorso valido per tutti, esiste per tutti la possibilità, provando e riprovando, di riconquistare giorno dopo giorno la gioia e il diritto di essere felici.

Spesso mi sono scoraggiata e ho smesso di cercare aiuto perché sfiduciata dalle esperienze negative del passato e invece è importante non smettere mai di cercare il terapeuta giusto per noi. La prevenzione è tutto e noi lo sappiamo meglio di chiunque altro. A volte ci può frenare anche la paura di "diventare come nostra madre". E' una paura più che lecita ed è importante ricordarci che, nonostante questo, noi siamo persone diverse e che anzi, proprio grazie a quello che abbiamo vissuto, abbiamo in noi risorse in più per chiedere aiuto professionale finché siamo in tempo e non caricarci tutto il peso sulle nostre spalle.

Un buon terapeuta può aiutarci a lavorare sui nostri sensi di colpa, sulle nostre ansie e paure, sulla rabbia e sui lutti che situazioni estreme come queste si portano dietro e può darci utili indicazioni su come imparare a gestire lo stress.

Coraggio, non mollare!

Un forte abbraccio.

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio dell’esistenza di questo blog. Ho pensato tante volte di affrontare questo tema spinoso in un articolo dei miei, ma i media li considerano „deprimenti“ e rifiutano di parlarne.

Io purtroppo ci sono dentro dalla nascita. Mio padre è borderlne, ma nessuno ha diagnosticato il disturbo perchè lui non voleva farsi visitare (in realtà tutto il palazzo sentiva le sue urla contro di noi e non faceva nulla) e il disturbo è stato riconosciuto a seguito di ictus, causato dalla sua abitudine di mischiare alcol e farmaci, oltre a fumare sconsideratamente nonostante la pressione alta.
Oltre al danno la beffa. Non ho problemi ad ammettere che, se non fosse invalido, non avrei quasi più contatti con lui e neppure mia sorella perchè ci ha fatto troppo male.

Nostra madre è mancata di una malattia terribile, ma non ci ha mai protette. Io e mia sorella siamo sole, nessun parente ci assiste e il problema è che non spetterebbe nè a noi nè ad altri, ma allo Stato. Mio padre non ha altri parenti o amici o conoscenti, non ne ha mai avuti ed è facile capire perchè.
Siamo preda di depressione, tendenze suicide, disturbi del comportamento alimentare (perchè la maggior parte degli scontri avveniva a tavola). La situazione ci impedisce di lavorare, mangiare e dormire in maniera consona, sono ai domiciliari.
Ha smesso di camminare apposta (così pensa di imprigionarci a vita) e si lascia cadere di proposito dando poi la colpa agli altri.
Mio padre ricrea la realtà, fornendo apposta dichiarazioni mendaci potenzialmente pericolose per noi figlie anche dal punto di vista giuridico, sebbene continuiamo a fare ciò che non dovremmo.

Gli assistenti sociali se ne sono sempre infischiati, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni.

Fa scappare tutte le assistenti e mi preme inoltre sottolineare come sia sbagliato il sistema „badanti“, che non sono medici o infermieri e che sopperiscono a carenze del Sistema Sanitario nazionale. Chi non può permettersela come si regola? Dovrebbero essere a carico degli enti. Noi fra poco non potremo più permettercela. Avremmo bisogno di supporto piscologico, ma non possiamo permetetrcelo. L’assurdità è che per nsotro padre è gratis e per noi no!
Mi dispiace constatare come molti parenti (spesso figli) si accollino il problema (io sto cercando di uscirne, ma ci si scontra contro muri di gomma), che non spetta assolutamente a loro. Le uniche scappatoie spesso sono legali

Inoltre, ho spesso letto che i genitori sono inconsapevoli del male che fanno, ma non è proprio così, se non nei casi più gravi. Anzi! Le machiavelliche tecniche utilizzate per instillare sensi di colpa e tagliare fuori le persone dalla società, instillando in loro il senso di inadeguatezza (comportamenti tipici dei borderline) fanno capire quanta intenzionalità ci sia dietro.

Mi ha molto ferita leggere il commento di un utente che accusava le sorelle di disinteressarsi della madre, non „coimportandosi da figlie“. In realtà questi genitori sono figli dei figli e non si comportano come tali. Hanno il dovere di garantire assistenza, serenità, tutela, specie nella delicata fase dell’infanzia e dell’adolescenza, quindi in realtà noi non dobbiamo nulla a chi ci ha fatto tanto male. Ognuno si difende ed elabora a modo suo, nessuno può giudicare la sofferenza e la percezione del dolore altrui. Non solo, l’assistenza spetta per legge al Servizio sanitario, non ai parenti. E ci mancherebbe! Purtroppo spesso finge di dimenticarsene. Inoltre, purtroppo le donne tendono a annullarsi e le sorelle evitano il rischio.

Io sto ancora lottando. Razionalmente so che non spetta a me occuparmi di questo problema perchè io e mia sorella siamo troppo provate da una vita di abusi e anche fisicamente è impossibile assistere una persona del genere, molto più pesante e forte di noi, sebbene invalida.

Non vedo vie di fughe (o un allontanamento vero e proprio) se non la morte, la mia o la sua. Ed è colpa delle istituzioni che se ne lavano le mani.
Ma poi, perchè dovrei morire io? preferisco lottare per la mia libertà.

Un abbraccio a tutti

Anonimo ha detto...

sono il marito di una donna con tali gravi problemi.......ci sono due figlie di 2 e 8 anni.......stanno soffrendo maledettamente ed io non ce la faccio piú..........stamani aggredito e costretto alle 5 di mattina a scendere da casa.......ma le mie figlie ?......se denuncio il tutto, cosa succede ?.....aiutatemi ...sonp anni che vivo un incubo.......io e le mie figlie

Anonimo ha detto...

ciao,ho 25 anni,e da 10 anni anch'io combatto con la stessa situazione...mia madre ha gli stessi problemi....e....mio padre se ne è andato via di casa da un anno,perchè non ce la faceva piu. Lei dice di stare bene,quando invece è chiaro che ha problemi seri...mio padre gli ha dato medicine per 10 anni,ma ora se ne è andato e se ne è lavato le mani lasciando noi figli nella M****. Da quando se ne è andato,mia madre è crollata definitivamente (prima con le medicine era come "sedata" e comunque non era "lei" )
A tutt'oggi posso dire che ho una madre...ma è come se non ci fosse.... Ora siamo nella condizione di chiamare da un giorno all'altro il 118,perchè è incontrollabile...io sono distante da casa 1000km...e chi sta "sopportando" questa situazione in prima linea sono le mie sorelle che ci abitano vicino. Io voglio DENUNCIARE mio Padre per abbandono di infermo. Avrei bisogno di qualche parola di conforto e di consiglio....perchè io non so come fare ad affrontare questa situazione...anche con le medicine(che bisogna metterle di nascosto perchè non le vuole),lei non è la stessa....si spegne ed è come un fantasma che vaga per casa. aiutatemi...

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Anonima! Benvenuta qui. Ti ho letta e ti auguro di cuore di conquistare la tua libertà e, soprattutto, la tua felicità. Purtroppo non possiamo scegliere come e dove venire al mondo, ma da adulti, anche se all'inizio con fatica, abbiamo il potere di scegliere per noi una vita diversa. Certo, non è facile come per altri nostri coetanei, ma possiamo farcela! Non mollare. Ti abbraccio.

Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Benvenuto... nelle tue parole rivedo mio papà, il suo dolore, la sua disperazione, i suoi tentativi di salvare me e mia madre. Sono tanti i padri che in questi anni mi hanno scritto, qui e in privato, e avendo vissuto un periodo simile comprendo molto bene ciò che provi. Non è facile trovare una soluzione... se e quando ne avrai voglia scrivimi una mail a electric.ladyland80@gmail.com.
Prenditi cura di te, sii forte anche per le tue figlie e, se puoi, cerca tutto il sostegno possibile. In queste situazioni il primo istinto è quello di isolarsi nel proprio dolore, una reazione automatica e naturale... è invece fondamentale aprirsi con persone fidate che, anche se non possono comprendere fino in fondo, potranno offrirci una spalla su cui piangere o un porto sicuro per riprenderci in mezzo al mare in tempesta. Non so se li hai già visti, all'interno del blog sono presenti i link e i contatti di alcune associazioni per familiari di pazienti psichiatrici, come Progetto Itaca che ha un numero verde e una chat dedicata raggiungibile da tutta Italia. Puoi provare a contattarli, magari possono darti qualche indicazione utile al tuo caso. In estate certamente è tutto più complicato, ma spero che tu possa trovare un sostegno in questo momento difficile.

Ti abbraccio,
Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Anonima, la tua storia è stata anche la mia... purtroppo nel caso di mia madre non c'è stata altra soluzione che chiamare il 118 e combattere per ottenere un TSO. E' stata dura ed è uno strumento molto antipatico e doloroso, sia per chi lo subisce che per chi lo richiede... e non è nemmeno facile trovare medici che siano disposti ad attuarlo... Io fui fortunata perché la dottoressa che era di turno in ambulanza quel giorno empaticamente capì la situazione e fece tutto il possibile per aiutarmi. Da lì poi il ricovero e la mia lotta perché in ospedale e in clinica mia madre prendesse coscienza della sua malattia. Lì potevo parlarle apertamente senza rischiare la mia incolumità, fisica e psicologica, e impormi nel martellarla ogni giorno parlandole del suo disturbo e della necessità, per lei, di prendere le medicine a vita, pena continue ricadute e ricoveri. Una cosa che ho sottolineato più volte è che se avesse nuovamente abbandonato la terapia io non ci sarei più stata per lei, non avrei più sacrificato la mia vita per rimettere a posto i casini creati dal suo stato maniacale.
Questa è la mia storia e so che ogni caso è a sé e la soluzione che sta funzionando per noi non è detto sia risolutiva per altri, ma spero ugualmente che tu possa trovare qualche spunto per superare questo momento difficile.

Scrivo anche a te quello che ho scritto al papà delle due bambine... cerca, se puoi, di non chiuderti in te stessa nel tuo dolore... a me è capitato come reazione istintiva, per difesa, mentre è fondamentale non rimanere da soli ad affrontare questi momenti. Anche se per gli altri è difficile anche solo immaginare quello che passiamo, possono ugualmente sostenerci in altri modi. A me fu utile (lo è ancora adesso, da quando ho ripreso le sedute) avvalermi del supporto di una psicoterapeuta. Il carico di stress, fisico ed emotivo, per noi figli di pazienti psichiatrici gravi è elevato e tante sono le ripercussioni su molti aspetti della nostra vita. E' fondamentale fare tutto ciò che ci è possibile per preservare/ripristinare il nostro benessere. Un sovraccarico da stress trascurato ora può trasformarsi in disturbi più complicati da gestire dopo. Questa, almeno, è la mia esperienza. Spero di esserti stata utile.

Un abbraccio forte,
Stefania.

Anonimo ha detto...

Ciao,sono una ragazza di 24 anni oramai...ho vissuto con i miei genitori fino ai 14 anni poi mia madre con la sua malattia ha mandato a rotoli il matrmonio ed io piccolissima ho deciso di seguirla pechè la volevo aiutare ma non capivo che lentamente mi stava uccidendo...Nel giro di poco aveva iniziato a massacrarmi di botte...chiudermi fuori casa e farmi allontanare da tutte le persone "sane" che potevano rircondarmi..Così io sono diventata una tossicodipendente ..ma poi ho deciso di curarmi e nel frattempo ho avuto un meraviglioso figlio che oggi ha 5 anni.Finita la comunità terapeutica dove sono stata purtroppo per mancanza di un lavoro mi hanno rispedita a vivere con lei che con il tempo è peggiorata e non riescere più a confrontarsi con le persone perchè nel giro di poco o le aggredisce o le insulta...io mi vergogno persino ad uscire di casa perchè le persone hanno paura di me e di lei e a farne le spese è il mio bimbo che viene scansato da tutti.Le ho proposto più volte di curarsi è lampante che è malata ma lei dice che siamo noi i malati lei non lo è!Così la malattia credo stia degenerando...credo soffra di bipolarismo ne sono convinta ma non vuole farsi visitare.In casa è come prima se non peggio e mio figlio ha paura, tanta paura come ne avevo io!Purtroppo grazie a questa situazione sono ricaduta nella malattia mia e ho paura che mi venga una brutta depressione.Io non ho nessuno, solo lei e la risposta dei servizi sociali ai miei problemi è:Se non gestisci tua madre ti togliamo il bambino.Come faccio a farla visitare?Come faccio a salvare mio figlio?

Anonimo ha detto...

Ciao, ho letto la tua storia con le lacrime agli occhi perché viviamo io e la mia famiglia - da circa 20 giorni un incubo simile-.
Mio fratello dopo un fidanzamento di circa due anni (lui vive a Verona e lei vive a 1300 km di distanza) ha deciso di sposarsi! Lei (la fidanzata) e la sua famiglia si sono opposti alla convivenza e così il primo agosto 2013 si sono sposati: al rientro dal viaggio di nozze abbiamo scoperto questa sua atroce patologia -disturbo bipolare -
Prima del matrimonio ha interrotto la cura - per i motivi di cui tu hai perfettamente parlato- e quindi noi la stiamo vedendo nel picco della sua cattiveria nei confronti di mio fratello, il quale, subisce tutto e, tramortito da una situazione più grande di lui, non riesce a reagire. Pensa di poterla curare, a tratti spera in un miracolo, è convinto che è sempre stata seguita da medici incompetenti. Si aggrappa a tutto e rifiuta la malattia della moglie.
La nostra famiglia è stata trascinata in un vortice di emozioni contrastanti: impotenza, perché non ci permette di aiutarlo; risentimento per l'inganno da parte della famiglia di lei perché dovevamo essere consapevoli di ciò a cui stavamo andando incontro; tenerezza perché comunque è pur sempre una malattia. In tutto questo, ciò che amplifica tutto è che loro, per motivi di lavoro di mio fratello, dovrebbero abitare lontano dalle rispettive famiglie di origine. Come potrà gestire questa situazione da solo? E se dovessero arrivare dei figli? visto che lei aveva già interrotto la terapia proprio per questo motivo? Ci sono dei centri a Verona che possano supportare sia lei che lui?
Vedere un fratello e un figlio andare verso un tunnel sempre più nero e non poter far niente per fermarlo è veramente doloroso e frustante.
Un caro saluto e grazie mille per l'ascolto e il tuo blog.
Grazia

Fabri ha detto...

ciao ragazzi, io ho il padre schizofrenico.
mi rivedo pienamente nell'introduzione di lady con la differenza che mia madre, come il resto dei familiari di lei, hanno sempre visto non molto bene il mio impegno, assunto a 20 anni, di farmi carico da solo, essendo figlio unico, della situazione, aggravata dal fatto che mio padre, originarimanete molto benesstante ha dissipata piano piano tutto, e una volta morta mia nonna con cui convivava, ho dovuto trovargli una sistemazione in affitto fuori zona in quanto tutti sapendo a chi era destinata la casa con varie scuse, si tiravano indietro.
fortunatamente adesso a 38 anni sono riuscito a risollevare tutta la situazione economica, comprando 2 case una accanto all'atra, il che mi allevia anche l'onere di seguire quotidianamente mio padre che come tutti ha scarsissima coscienza della malattia (diciamo che prende le medicine più che altro perchè sa che sono io che lo voglio e controllo che lo faccia).
inutile dire delle crisi di ansia che ho avuto specialmente 5 anni fa, generate da un accumolo decennale di tutte le paure e preoccupazioni che ho dovuto quotidianamente affrontare).
un abbraccio. Fabrizio

Electric Ladyland ha detto...

Rispondo qui al commento ricevuto il 23 agosto... Da quanto descrivi la vostra è una situazione piuttosto complicata. Non è facile doversi prendere cura della propria salute, di quella del proprio figlio piccolo e, nello stesso tempo, della salute della propria madre. E' un carico troppo pesante per una sola persona.

Non so in che zona sei, eventualmente puoi provare a contattare alcune associazioni che si occupano di famiglie che vivono una situazione di disagio e chiedere indicazioni su come poterti muovere per tutelare tuo figlio. All'interno del mio blog, sulla destra, ho inserito alcuni link a varie associazioni presenti in Italia. Progetto Itaca offre anche un servizio via chat o telefonico a distanza. Spero possano indirizzarti verso una soluzione adatta al tuo caso.

Un forte abbraccio,
Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Grazia, benvenuta. Posso immaginare il dolore e il senso di impotenza che state provando per la situazione che tuo fratello sta vivendo.

Non conosco strutture a Verona, ma all'interno del blog tempo fa ho pubblicato un post sulla depressione perinatale al cui interno è presente il link al sito "Un Sorriso Per Le Mamme". Nella sezione "Trova Aiuto" è possibile cercare centri nella propria regione. In caso di gravidanza un team specializzato offre sostegno e supporto a mamme a rischio di depressione e/o sofferenza psichica.

Purtroppo quando si è partner di una persona con una patologia come il disturbo bipolare in una prima fase si condivide con lui/lei la difficoltà di riconoscere e accettare la malattia, e in una seconda fase di individuare modalità di intervento. E' un percorso che ciascuno vive secondo i propri tempi.

Fare in modo che si parli sempre di più di questi argomenti e si diffondano informazioni su come poter mantenere/riconquistare la qualità della propria vita e quella della propria famiglia favorisce una più rapida accettazione del problema e avvia ad una soluzione più duratura.

A pregiudicare una vita serena non è tanto la malattia in sé, quanto piuttosto la difficoltà a riconoscerla e a trovare e ottenere le giuste cure e continuarle con costanza. Tutto questo si raggiunge attraverso un'adeguata informazione e un supporto mirato a tutti i membri della famiglia. Per il momento è ancora molto complicato avere a disposizione tutti questi elementi, ma possiamo già, attraverso il passaparola, far passare concetti importanti come il prendersi cura di se stessi e mettere in campo una serie di misure anche semplici per fare fronte al carico di stress che si genera quando insorgono problematiche come la malattia psichiatrica di un proprio caro.

E' importante non isolarsi, dedicare tempo ad attività che favoriscano il proprio benessere psicofisico (sport, attività all'aria aperta, hobbies, coltivare amicizie), anche e soprattutto in situazioni difficili, laddove le nostre difese immunitarie sono più a rischio.
Un punto molto importante (spesso trascurato) è affidarsi al supporto di un terapeuta per affrontare al meglio la situazione e gestire il mix di emozioni contrastanti che si generano (rabbia, paura, ansia, senso di colpa,...). L'insorgere di un disturbo mentale in un familiare si declina anche all'interno delle relazioni affettive, modifica il tessuto familiare, altera i ritmi della vita quotidiana e porta spesso alla perdita dei propri punti di riferimento. Poter contare su una valvola di sfogo esterna, competente e professionale, è un "salvagente" prezioso cui è bene non rinunciare.

Mi sono dilungata un po', ma il tuo commento mi ha dato lo spunto per affrontare nuovamente il tema della malattia mentale dal punto di vista del 'caregiver'. Il legame tra moglie e marito è particolarmente delicato ed è importante che anche i partner possano avere a disposizione informazioni per fare fronte alla situazione.

Un caro abbraccio e spero che tuo fratello e sua moglie possano trovare nella loro città un supporto che li aiuti a superare al meglio le difficoltà.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Fabrizio, sei stato e sei molto coraggioso ad affrontare tutto questo da solo. Mi viene solo da dirti: abbi cura di te. L'ansia, insieme alla depressione, è una delle conseguenze più diffuse tra alcuni figli di pazienti psichiatrici, ricordo questo dato emergere da numerosi studi svolti all'estero, citati dalla neuropsichiatra finlandese Tytti Solantaus durante il workshop cui ho partecipato a Milano a novembre dello scorso anno. E' perciò molto importante imparare - dopo aver per tanti anni assunto il ruolo di caregiver - come prenderci cura anche di noi, ascoltare i segnali di malessere che il nostro corpo ci manda e trovare gli strumenti che ci permettano di (ri)conquistare il benessere.

E' in parte ciò che sta accadendo a me, ora che l'emergenza con mia madre è passata e, vivendo per conto mio, stanno emergendo via via nuovi aspetti che mi trovo ad affrontare. E' un viaggio per molti versi entusiasmante, in bilico tra la paura - prima devastante, ora sempre meno intensa - di ammalarmi anch'io come lei e il desiderio di spezzare la catena intergenerazionale e rimettermi al passo con i miei coetanei, riconquistando via via fette sempre più abbondanti di spensieratezza e benessere che per tanto tempo mi erano mancate.

Per chi sceglie di fare da caregiver è importantissimo trovare il giusto equilibrio tra l'esserci per il proprio caro e, nello stesso tempo, il non rinunciare alla propria vita.

Un caro abbraccio,
Stefania.

Anonimo ha detto...

stessa identica storia...mia madre si ammala giovanissima...io avevo solo 5 anni! E' da quel giorno che io sono orfana di madre. Mio fratello di 10 anni, io di 5. Abbandonati con una madre bipolare, quindi peggio che assente...perchè magari se fosse morta qualcuno si sarebbe occupata di noi...una zia, una nonna..., invece soli. Nostro padre lavorava e noi in casa con una madre che a volte cucinava, altre no, a volte ci lavava, tante no. Da li quante disgrazie, la cattiva strada di mio fratello, che ha peggiorato tutto. Oggi ho 40 anni, sono madre di 2 bambini e posso gridare al mondo ASSASSINI!!! Lo stato non c'è, le famiglie sono assenti, ecco perche' tante tragedie, ecco perchè tanti omicidi e suicidi. Vergogna!Oggi ancora devo tribolare da un ospedale ad un altro con tutte le cazzate della burocrazia...iani terapeutici, analisi, tac...mentre mia madre continua da 35 anni a tormentarci con le sue maniacalita'. Non ci sono aiuti, le badanti tele devi pagare, case di cura che se la prendono in cura non esistono, con una pensione che è una miseria...e la gente che ti giudica...perchè la poverina è lei, non tu che sei cresciuta da sola. E per carita' vero che fanno pena, ma se chiedi a qualcuno di aiutarti...be' allora la poverina diventa insopportabile e proprio vorrei ma non posso... Ricordo che il mio povero babbo diceva sempre "non è la morte il peggior di tutti i mali ma il solllievo dei mortali" Mai sentito nulla di piu' saggio!!!Questa è una malattia dannata, i preti cercano di guarire con gli esorcismi. Perchè quello che vivi con queste persone e' davvero diabolico. Ma la colpa non è la loro. Loro sono i malati. La vera colpa è di questa societa' di merda, che è il vero male attuale. Non c'è nulla, aiuti morali, materiali. Nada nisba rient . Qualcuno suggerisce scappa?? Ma dove vai? mORALMENTE TI SENTI A PEZZI, ma se sei forte e ci riesci comunque ti becchi una denuncia per abbandono di incapace! Bello vero?? Non so se negli altri paesi funziona cosi'... ma qui e' una catastrofe!

Anonimo ha detto...

Ciao, sono una ragazza di 19 anni, e anche io ho una madre bipolare, malata ormai da prima che io nascessi. So, che quando sono nata ha avuto una crisi depressiva e ha tentato di suicidarsi con me. Così è entrata in cura. Dopo tre anni, è nata, mia sorella, ed è ricaduta in depressione, ma senza tentare più suicidio. Passano gli anni, e mi rendo consapevole della sua "malattia", all'età di 14 anni; in famiglia non si è mai parlato, e mio papà non ha mai nemmeno toccato l'argomento. Lei ci ha tolto la nostra infanzia, noi fin da piccole abbiamo paura di lei, dei suoi occhi che cambiano colore, che sono vuoti e spenti. Della mia lunga infanzia ho rimosso quasi tutto, non ricordo nulla.
Oggi, inutile dirlo, è un delirio vivere questa situazione; sono arrivata al punto di prendere a pugni il muro per scaricare tutta la tensione che ho addosso; tutta la famiglia si sfoga con me, è un peso troppo grande per me! Io cerco di essere forte, ma non lo sono, non lo posso essere da sola! Non riesco più a farmi insultare e umiliare davanti alle persone, non sopporto più la gente che parla a sproposito senza sapere come stanno davvero le cose! Non c'è sera in cui non mi metta a piangere, sopratutto in questo periodo in cui sta "su", e va fuori di testa a tal punto di minacciarmi di picchiarmi. Il mio sogno più grande è quello di avere una famiglia felice, ma so che è impossibile. Vorrei avere una mamma come quelle dei miei compagni di scuola, una mamma "sana" che mi voglia bene davvero, ma credo non l'avrò mai.
Ho parlato con mio papà del TSO e crede che sia l'unica soluzione, anche se so che lui non oserebbe mai richiedere il ricovero forzato, quindi, come sempre, devo fare tutto io. Spero che la situazione migliori, anche di un minimo.
Grazie per l'ascolto, mi aiutato a sfogarmi, e grazie soprattutto al mio caro amico che si è preso a cuore la mia situazione e mi ha consigliato di leggere questo blog.
Diana

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 30 settembre":

Ciao, benvenuta. Capisco molto bene tutto quanto descrivi, è dura, durissima. Riuscire a trovare un appiglio, una qualche forma di supporto è un'impresa. Oltre alle problematiche che viviamo in famiglia, si aggiungono al carico che portiamo addosso anche lo stress e le difficoltà che nascono dal dover "combattere" per ottenere una qualche forma di aiuto (e non sempre ci si riesce). La burocrazia, le persone che non sempre comprendono realmente la nostra situazione, i muri di gomma da parte delle istituzioni... E' un mare magnum da cui spesso usciamo con le ossa rotte.
Spero proprio che possa nascere anche in Italia una cultura del caregiver in ambito psichiatrico (ho pubblicato qui sul blog, tempo fa, alcuni primi studi italiani che indagano il fenomeno relativamente al carico di stress cui si è sottoposti come familiari di malati psichiatrici gravi).
La strada è ancora lunga, ma spero di cuore che le prossime generazioni potranno vivere meglio di noi.

Un abbraccio!

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Diana, benvenuta. Mi ha commosso molto leggerti, mi sono rivista tanto nelle tue parole...

Sì, il TSO è uno strumento controverso, odioso e niente affatto facile da richiedere e da subire. Eppure è ciò che ha permesso a mia madre di rientrare nel circuito delle cure... Mi chiedo se si troverà mai un'alternativa efficace perché anche chi non ha consapevolezza di malattia e rifiuta le cure possa essere curato e vivere una vita serena insieme alla sua famiglia.

Come ho scritto anche a Jennifer, rispondendo al suo commento, come figli abbiamo il diritto (e il dovere, aggiungerei!) di vivere la nostra vita appieno e fare tutto ciò che è in nostro potere per stare meglio. Vivendo sotto lo stesso tetto con un genitore che vive un'esperienza di grave sofferenza psichica questo è più difficile... Posso solo dirti che a me ha aiutato tantissimo il sostegno psicologico di un terapeuta. Se troviamo una persona capace e preparata abbiamo la possibilità di lavorare su tanti aspetti su cui la malattia mentale del nostro genitore ha influito e di elaborare il dolore che abbiamo vissuto e viviamo.
Altro strumento prezioso è aprirci con persone fidate che possano capirci e, anche se non hanno vissuto in prima persona problemi simili ai nostri, possono "esserci" per noi e darci conforto.

Spero che tua madre possa essere curata e che tu possa continuare la tua vita senza più questa enorme responsabilità sulle tue spalle.
Nel caso in cui non si riesca a curare tua madre in tempi brevi, posso solo dirti che crearsi un proprio spazio vitale sicuro è fondamentale per evitare che il disagio si moltiplichi a catena e influenzi ulteriormente le nostre vite. Il distacco non deve necessariamente essere netto, ma sufficiente da permetterci di respirare e pensare a noi, anche in mezzo alla tempesta.

Ti mando un abbraccio forte.
Stefania.

Anonimo ha detto...

Ciao cercando risposte al mio dolore ho trovato questo blog e mi sono rivista in molte storie in altrettanti dolori...in realta' a mia madre nn e' mai stata fatta una diagnosi visto che ha sempre negato la sua malattia e le cure, ma in ogni racconto ho trovato parte del suo male che ha reso impossibili le vite i noi figli...mio padre si e' tolto la vita lasciandoci pure questo macigno che ha schiacciato le nostre vite.e noi continuiamo a ceecare un aiuto che nessuno ci da, mentre subiamo giorno per giorno l'avanzata di questo male che ha reso mia madre figlia di noi figli,ma contempo noi orfani e privati del diritto alla vita;cosa sara' di noi?

Anonimo ha detto...

Mia mamma preferisce dormire in auto con il cane, piuttosto che in casa. Dice che non la fanno dormire. Per cui preferisce andare davanti alle caserme dei carabinieri, in auto, col cane. E lì forse dorme un pò. Rifiuta che io vada a casa con lei. Le mie sorelle non se ne curano o quasi. Ho faticato per convincerla a prendere la terapia, ma adesso non basta più e non vuole aumentare la dose come le ha prescritto la sua psichiatra. Che cosa mi consigliate di fare ? Grazie

Anonimo ha detto...

Ciao! Leggendo il tuo blog ho sentito, ho visto e ho pianto, ho pianto tanto che pensavo che le mie lacrime fossero infinite.
Mi sentivo sola e impotente, in giro non si sente di persone con questa malattia, forse per vergogna non so.
Voglio scrivere la mia storia, per fortuna ad oggi nonostante la malattia sia ancora presente io la reputo una storia a lieto fine, in quanto ho sofferto, elaborato, compreso, perdonato, accettato e reagito.
E’ bellissimo sapere che chi mi legge non ha dubbi su come mi sento ora che scrivo e ricordo. Non vi conosco ma io vi voglio bene e vi abbraccio tutti a me stretti stretti uno a uno.
Ho parlato con parenti e psicologi e persone estranee e psicologi e psicologi, ma nessuno sembrava in realtà capire quello che avevo provato e che sto provando. Ho 28 anni e sono mamma da troppi.
Un trauma come dici tu, chiamiamolo con il suo nome. Una mamma in realtà mai conosciuta.
Depressione quando va bene - psicosi quando va male. La psicosi di mia madre è di tipo allucinatorio, in passato vedeva persone e cose che non c'erano, oggi sente voci persecutorie. Ultima diagnosi: disturbo delirante. Non mi sono mai fermata, ho cercato e cercato e letto, per me era troppo poco, poi leggendo di altre persone con questo disturbo bipolare ho riconosciuto mia madre.
Torno indietro a quando cominciano ricordi. Da molti anni ormai ancora prima che nascessi, 2 volte all’anno sempre nei periodi di cambio stagione. Quando la malattia sopraggiungeva stavo male, quando era “sana” stavo comunque male perché avevo ansia pensando a quando sarebbe arrivato quel momento in cui l'avrei sentita delirare. Crescere, affrontare i problemi dell’adolescenza, cercare di non ammalarmi a mia volta, essere forte per me per lei per tutti ogni giorno è stato difficile.
Mio padre non credeva nelle malattie mentali, il cancro, il tumore, erano per lui gravi, la depressione no. Sapeva di avere una moglie fragile ma tutto sommato non sembrava in difficoltà, in fin dei conti faceva tutto quello che secondo lui spettava ad una brava moglie/madre: riunioni a scuola, visite in ospedale, pranzi e pulizie, ma lei non sorrideva mai e lui non se ne accorgeva o non voleva vedere.
La vedevo oppressa, non amata, triste, insoddisfatta, inutile. Mio padre è morto nel 2007 e la paura di una caduta rovinosa di mia mamma era tanta. In realtà a dispetto delle credenze di tutti lei è risultata provata nella normalità ma non in modo irrecuperabile. Perdonato. Il tempo cura.
Giornata tipo della piccola Anna durante la psicosi (e chi sapeva che cosa voleva dire psicosi a 8 anni? Io avevo solo molta paura): scuola, casa, pranzo tutti in silenzio, compiti. Cercavo di coinvolgerla nelle mie attività per non farla parlare da sola, non volevo sentirla e vederla, ero felice quando ci riuscivo.

Anonimo ha detto...

Ce la stavo facendo. E poi ancora mio padre torna, litiga per cose non importanti, e butta tutto all'aria. Mia madre piange e singhiozza, cena con mio padre molte volte riscaldata o preparata da me, mia madre è a letto non mangia mai con noi, dopo cena a letto presto per non sentire il dolore, mio padre russa, mia madre parla e cammina per la casa guardando e parlando con persone che non esistevano o erano morte.
Io terrorizzata, ero una bambina. Quando parlava non dormivo, quando dormiva faticavo ad addormentarmi, tantissime sere prendevamo sonno mano nella mano, era molto meglio per me e per lei, l’unica soluzione che sembrava adatta per entrambe per dormire finalmente. Si sapeva già come sarebbe stato l'indomani. Ho pianto tanto, tutte le sere, non so quante lacrime una persona possa avere dentro!
Mio fratello. Perdonato anche lui. Il tempo cura dicono ed è vero.
Mio fratello, 14 anni più di me. Conosceva molto bene la situazione, più volte mi ha detto di averla vissuta anche lui. Sapeva ed è andato via, via dalla nostra città, via da noi. Per difendersi, per crearsi una bella apparente realtà, credo, voglio crederlo…oggi.
Ma chi poteva spiegarmelo allora? Per molti anni mi sono chiesta dov’era i weekend e perché dovevo affrontare tutto da sola. Comunque sono riuscita a perdonare. Oggi per fortuna è a combattere anche lui al nostro fianco.
A 18 anni, prendo la patente e porto mia madre dal psichiatra che io reputavo più adatto. Se penso alle ricerche in internet, chissà con che criterio ho scelto! Ma ho scelto quel psichiatra, il migliore per me; fino ad allora in quanto minorenne dovevo accettare le sporadiche visite (fatte sempre troppo tardi) da psicologi inadeguati.
Lei mi ha sempre seguito, mi ha sempre dato fiducia, in qualche modo anche se non era presente con la testa il mio cuore e il suo cuore sapevano e sanno per fortuna comunicare! Quante frasi cattive sono uscite dalla sua bocca, frasi che il mio cuore ha dovuto rielaborare, anche quando ero troppo piccola per capire.
Ora la sto guardando da sopra lo schermo del mio portatile, lei nel pieno della sua malattia, sente voci che le dicono chissà cosa ma mi sorride e mi chiede “Che c’è? Perché mi guardi?” io vi dico che è la più grande madre che potessi avere. Sono protettiva con lei e mordo chiunque le parla in modo sbagliato o chi le risponde male, esigo rispetto per lei.
Che nessuno ci metta i bastoni tra le ruote e che nessuno ci dica che non ce la faremo mai.
Dopo terribili e contrastanti pensieri e dubbi, combattuta tra il restare con una persona che aveva bisogno di me e il vivere la mia vita, ho deciso di convivere con il mio attuale angelo, è tutto difficile, star dietro a lei quando arriva questa maledetta ricaduta, pensare al mio altro pezzo di cuore, essere sorridente per lui, pensare alla cena, alla spesa e alla nostra vita futura, ma sono tutto sommato felice e mi sento riempita di ogni bel sentimento, mi sento fortunata ad essere come sono. Vorrei che lei mi sostenesse, mi stringesse e mi dicesse che va tutto bene, ma non lo fa, quindi io mi prendo e mi tengo stretto tutto il miniaffetto che riesce a darmi.

La più grande. Quale altra persona mi avrebbe potuto insegnare la vita meglio di lei?

Un abbraccio sincero a tutte voi, persone speciali.
Anna

Anonimo ha detto...

Sei unica, mia piccola amica bassa :-* ti voglio stra bene!!

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 16 ottobre":

ciao, benvenuta. Spero che nelle storie condivise da tutti/e noi tu possa trovare spunti utili per trovare il tuo modo per raggiungere la serenità che tu e i tuoi fratelli/sorelle meritate. Purtroppo se un genitore rifiuta le cure è molto difficile che noi figli possiamo fare qualcosa per loro. In extremis ci rimane solo il TSO, di cui ho parlato molto nel mio blog, uno strumento odioso e difficile da richiedere, ma che nel mio caso, mi ha consentito di riportare mia madre nel circuito delle cure... L'unica cosa che mi sento di dirti è di pensare il più possibile alla tua salute psicofisica senza sentirti egoista, di cercare al più presto un supporto psicologico che possa aiutarti a fare i conti con le ripercussioni che lo stato di salute di tua madre e la convivenza con lei hanno avuto e hanno su di te. A me ha aiutato e continua ad aiutare tantissimo. Persone con un vissuto come il nostro possono trarre dalla propria esperienza la forza per fare della prevenzione l'arma per migliorare il nostro futuro. Cercare il più possibile strumenti in grado di favorire la nostra resilienza, la capacità di rinascere da situazioni difficili tirando fuori risorse inaspettate, è la chiave per non ammalarci anche noi a nostra volta. Non è giusto e, se nessuno lo fa al nostro posto, abbiamo il diritto e il dovere di occuparci di noi stesse/i e del nostro benessere.

Ti abbraccio forte,
Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 23 ottobre":

ciao, benvenuta. Scusa se il tuo commento è stato pubblicato in ritardo ma, per un problema tecnico del blog, mi è comparso fra quelli da approvare solo oggi.
Anche per il caso di tua mamma vale quello che ho scritto nel commento precedente, è molto difficile riuscire a far curare chi non collabora, se non attuando una misura estrema, dolorosa e difficilissima da ottenere quale il TSO. Da quanto scrivi, immagino che da molti anni ti impegni anche a scapito della tua stessa vita, per fare in modo che tua madre venga curata ed è naturale che tu lo faccia... solo vorrei dirti che è necessario, quando abbiamo provato tutte le strade e ci troviamo davanti a un muro, staccare per un po' la mente da quello che non riusciamo a cambiare e concentrarci su di noi, sulla nostra salute. Riprendere passo passo contatto con quelli che sono i nostri bisogni, i nostri desideri e su cosa possiamo fare concretamente per rimetterci in asse, dopo tante energie spese per la salute del nostro genitore. Se lo desideriamo, è bene fare ciò che riteniamo giusto per la nostra mamma o il nostro papà, ma è importantissimo che non si sacrifichi mai la nostra vita per questo. E' molto difficile trovare il giusto equilibrio tra l'esserci per il genitore che non sta bene e tutelare la nostra salute, intervengono senso di colpa e altri fattori a complicare le cose. Ma per aiutarci a ripristinare un nostro benessere che non sia legato strettamente a quello del nostro caro possiamo avvalerci di utili strumenti di prevenzione, come la psicoterapia. A me ha aiutato tantissimo.

Intanto ti mando un grande abbraccio e grazie per aver scritto.

Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Anna,

benvenuta. Leggere la tua storia mi ha commossa, ti ringrazio davvero di cuore per averla condivisa con noi. E' bello il percorso che hai compiuto, fino ad arrivare al perdono e all'affetto che ora provi per tua madre. Hai fatto una scelta molto difficile, ma se ne sei felice questa è l'unica cosa che conta. L'importante, come ho scritto alle altre, è non perdere di vista quell'equilibrio così difficile da raggiungere, ma non impossibile, tra il nostro benessere psico-fisico e l'esserci per il genitore che non sta bene e che ha bisogno di noi. Se si sacrifica troppo (e il troppo soltanto noi possiamo stabilirlo per noi stesse/i), abbiamo il diritto di pensare a come poter riconfigurare le nostre vite perchè la nostra felicità e salute siano al primo posto. Se stiamo bene noi, avremo molta più energia da dedicare, se lo desidereremo, a nostra madre o a nostro padre.

Un caro abbraccio,
Stefania.

Anonimo ha detto...

Mi ritrovo su questo blog per disperazione, per cercare conforto in altri con la mia stessa situazione, ma leggendovi mi accorgo che sapere altre persone nella mia condizione mi rattrista, sapere altre ragazze come me che fin da piccole si son dovute fare avanti nel sostenere gli attacchi di una madre verso di se, verso il mondo, attacchi che non fanno parte di lei ma della sua malattia, ragazze che sin da piccole dovevano pulire casa, cucinare, metter da parte gli amici. Ringrazio il cielo per aver avuto una nonna, che mi ha fatto da mamma, mi ha fatto sentire figlia, e che a sua volta ci ha aiutato in tutto, anche se questo non è bastato, perché non ce niente che basti se la propria mamma sta male, non ce niente che ci renda felici, se la propria mamma non lo è. Si dipende da loro, se lei è felice,sono felice io. La nonna è venuta a mancare da 8 mesi, lei sembrava reagire al inizio, poi la ricaduta, la sua euforia che mi devasta, la vergogna per le grida, per i carabinieri chiamati accusando me e mio fratello di maltrattamenti, delusione immensa quando scopro che non prende la pillole, le continue richieste di favori che ti portano via tutta la giornata, continue richieste di soldi, tutto questo non è giusto, non è giusto che i ricoveri debbano avvenire volontari, non è giusto che questa malattia non venga riconosciuta come le altre, non è giusto lasciare i figli o gli stessi genitori che si occupano dei figli, soli, in queste settimane mi sono rivolta alla polizia municipale, nell intendo di un ricovero forzato, mi hanno messa in contatto con una assistente sociale, siamo andate al dsm dell nostro paese e sono venuti fino a casa, le hanno parlato e si è convinta a farsi ricoverare presso una clinica, l hanno trattenuta 20 giorni, rimandata a casa con la promessa di prendere le pillolle date da me, e invece... no, non vuole che sia io a gestirle i farmaci, e solo ieri ho scoperto che non prende un farmaco perché ritiene di farle perdere le forze, il medico di base mi ha consigliato di rivolgermi al dsm e di richiedere che le venga fatta l iniezione a rilascio graduale, ne basta una al mese, penso sia il caso di prendere questa come unica soluzione per tutti coloro che non riescono a far seguire la terapia ai propri cari, mia mamma non fa una cura esatta da almeno 15 anni, avete esperienze con questo trattamento? Forza e coraggio a tutti, non dimentichiamoci mai che è la malattia a farci del male, loro sono anime indifese che mai vorrebbero farci soffrire.

Electric Ladyland ha detto...

Ciao cara, benvenuta. Sì, io conosco questo trattamento, si chiama 'depot': http://www.corriere.it/salute/dizionario/depot/index.shtml

A mia madre lo somministrano ogni mese in abbinamento alla terapia giornaliera che assume autonomamente per bocca ed è un prezioso 'paracadute' per scongiurare le ricadute. Per averlo ho dovuto insistere non poco con lo psichiatra della clinica in cui mia madre fu trasferita per un altro mese dopo il primo mese di ricovero in ospedale a seguito del TSO. Ho notato che facendosi sentire e non lasciandosi mettere all'angolo o arrendendosi davanti al primo parere, si possono ottenere ottimi risultati. Ovviamente, dipende sempre da chi ci troviamo davanti, ma far sentire la nostra voce fa la differenza, specialmente in questo ambito, in cui ne va della nostra stessa salute.

Il medicinale somministrato mensilmente tramite iniezione attualmente è prescritto dal medico del dsm tenendo conto delle condizioni cliniche generali di mia mamma ed è utilissimo! Per malattie insidiose come queste, per cui basta interrompere per qualche giorno la terapia farmacologica per ripiombare nell'assoluto 'caos' e nella mancanza di consapevolezza di malattia, è senz'altro una strada da non lasciare intentata. Importante è anche, come ho scritto in un commento precedente, la psicoeducazione, ovvero informare, nei periodi in cui il paziente è in cura e più collaborativo, sulla malattia, i suoi rischi e le sue conseguenze, legare l'assunzione dei farmaci alla prevenzione di disturbi ben più gravi degli effetti collaterali (pur fastidiosi) che possono insorgere. Con mia madre questo metodo sa funzionando.

All'interno del mio blog ho inserito il link per scaricare gratuitamente un manuale psicoeducativo sul disturbo bipolare per pazienti e famiglie, lo riposto qui per comodità:
http://www.disturbobipolarecosasapere.it/DBcosasapere.pdf

E' molto valido e consiglio caldamente di scaricarlo.

Un abbraccio e coraggio per te e per tua mamma! Se ti va, facci sapere come procede.

Stefania.

luca ha detto...

sono disperato
cercherò di essere breve, fino a un mese fà convivevo con la mia compagna con cui ho avuto una bellissima bambina......la nostra relazione oscillava a seconda del suo umore, cambiava da un'ora all'altra destabilizzandomi. circa 10 anni fà gli è stato diagnosticato un DB a cicli rapidi e nel parlarne è venuta fuori molte volte la parola "schizzofrenia"......chiedo scusa ma non mi sono mai interessato, visto poi la repulsione di lei a affrontare l'argomento e sopratutto il totale silenzio dei suoi genitori sull'argomento(non mi hanno mai detto nulla sui problemi della mia compagna). il nostro rapporto è sempre stato un lascia e riprendi con intervalli di anni(io l'amo e ci sono sempre ricaduto) e in questi periodi che non ci vedevamo lei cambiava città e nazioni di continuo. nei momenti di rabbia e collera a fatto cose da brividi, prendere a coltellate il letto, lanciare oggetti, porte sfondate e potrei citarne molti altri. Il mio pensiero però è rivolto esclusivamente a mia figlia che si trova un mano a una madre malata e a dei nonni totalmente impotenti e ciechi riguardo alla bipolarità della figlia, inoltre stanno tentando in tutti i modi di farmi passare come pericoloso per togliermi i diritti di padre e avere l'affidamento esclusivo. mi spiego meglio.....i suoi sono italiani ma vivono ormai da anni in inghilterra quindi fanno questo per poter portare via con loro la mia ex e mia figlia visto che lei non lavora e anche se qui hanno la casa di proprietà là pagano l'affitto e le bollette per entrambi gli appartamenti avendo solo le loro pensioni sono in difficoltà.
POTETE CONSIGLIARMI SU COME COMPORTARMI E LE DECISIONI MIGLIORI DA PRENDERE?

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Luca,

ti ho risposto anche all'e-mail... Mi dispiace molto per la difficile situazione che stai vivendo e posso immaginare il dolore che provi in questo momento. Mi è molto difficile darti consigli su come agire perché la mia situazione è stata molto diversa dalla tua e si tratta di un campo molto delicato in cui un consiglio sbagliato potrebbe fare più male che bene. Posso solo dirti che mio padre al tempo - ma il caso nostro è molto diverso, avevo già 17 anni ed ero più autonoma rispetto alla tua bambina, che è molto piccola - chiese aiuto a un giudice tutelare. Forse potrebbe essere una strada da valutare.

Ti mando un forte abbraccio e, se te la senti, facci sapere come va.

Con affetto,
Stefania.

luca ha detto...

ciao Stefania
ti ringrazio per la tua risposta e la sensibilità che dimostri, ho dovuto affidarmi a un'avvocato per tutelarmi dalla querela fattami senza una ragione vera e per difendere la mia bambina da chi cerca di farle del male. Per adesso siamo in una situazione di stallo per vari motivi che qui non posso mensionare ma stiamo aspettando prove della sua ingiuria contro di me. La mia unica preoccupazione rimane solo per mia figlia. Voglio dirti che io avrei anche evitato tutto questo ma non è dipeso dal mio volere ma da quello di una persona malata che ha intorno a se dei genitori bigotti e menefreghisti.Io non vorrei arrivare a tanto ma se devo sono disposto a tutto per mia figlia pure andare davanti a un giudice, sperando che si renda conto dell'instabilità e della violenza che la madre è capace in certi momenti, io non voglio portagliela via ma sono difenderla dalla sua malattia. Appena ho novità vi farò partecipi della mia vicenda che, come il resto delle persone che qui scrivono, non le auguro neppure al mio peggior nemico. Ho controllato ma non mi è arrivato nessuna mail ancora.....puoi rimandarmela?....grazie!!

Anonimo ha detto...

Ciao, io sono cresciuta con una madre instabile mentalmente. Credimi, me ne ha fatte di tutti i colori, non so come ho fatto a sopravvivere. Nessuno mi ha mai aiutata, nessuno mi ha mai protetta da lei, neanche mio padre. Nessuno ha mai riconosciuto il mio dolore, quelle rarissime volte che ho parlato di quello che mi faceva mi è stato detto o che non era così grave o che me lo ero inventato. Mi diceva delle cose orribili, tutti i giorni, mi diceva di ammazzarmi e altre cose che mi vergogno troppo a dire. Ho provato a chiedere aiuto ma nessuno mi ha mai creduto o ha voluto aiutarmi. Poi quando avevo sedici anni lei si è uccisa e, lo so che è orribile da dirsi, ma il mio inferno è finito. Anche se quello che mi ha fatto mi ha segnato per sempre, sedici anni di odio e crudeltà da parte della mamma non li superi mai. Anche perchè nessuno ha mai riconosciuto il mio dolore e ormai non ci spero più. Se lei non fosse morta non so come avrei fatto ad andare avanti. Non avrei voluto che morisse perchè comunque le volevo bene, ma oggi mi rendo conto che è stato meglio così perchè non sarei potuta sopravvivere ancora a lungo a quell'inferno. Avrei voluto che qualcuno mi aiutasse, che qualcuno mi salvasse, avrei voluto avere una vita serena ma tutti se ne sono sempre fregati anche se sapevano. Non auguro a nessun bambino quello che ho vissuto io. Mi sento morta dentro e tanto sola perchè so che nessuno capirà mai quello che ho passato ed è orribile sentire sempre il tuo inferno che viene minimizzato, il tuo dolore mai riconosciuto. Ero solo una bambina e nessuno mi ha mai aiutata. Scusate per lo sfogo, ma questa è la mia verità.

Anonimo ha detto...

Sono l'anonima del 25 novembre. Ieri ho scritto quel commento presa dall'emozione e mi sono dimenticata di dire che con quel "tutti sapevano" intendevo anche i servizi sociali della mia zona ai quali ancora minorenne avevo manifestato il mio disagio. Loro (una psicologa e una psichiatra) mi hanno sempre detto che i problemi che avevo a casa non erano gravi e che erano solo mie fissazioni. Non mi hanno mai proposto una soluzione per aiutarmi nella situazione che avevo a casa, per loro non erano problemi gravi. Anche a scuola se ne sono sempre fregati e addirittura alcuni compagni a cui avevo detto della malattia di mia madre mi dicevano cattiverie riferite alla situazione e anche quando lei si è uccisa e sono tornata a scuola facevano battutine sul suicidio oppure mi emarginavano. Vorrei essermele inventate queste cose che ho scritto, ma purtroppo la mia vita è andata così. Oltre alla tragedia che ho vissuto, ho dovuto sopportare anche queste cattiverie dall'esterno e tutt'oggi non riesco a dimenticare come mi hanno trattata e non capisco il motivo di questo accanirsi su chi già sta tanto male. Spero che voi abbiate ricevuto più solidarietà di me. E grazie per aver pubblicato il mio messaggio, non le avevo mai dette queste cose. In realtà sono quasi dieci anni che non nomino la parola mamma o parlo di quello che è successo.

smile ha detto...

Ho letto con interesse un po' di post.
Io sono la testimonianza di chi ha avuto un padre malato di Parkinson. Non c'è niente da fare, i problemi dei figli passano in secondo piano, mia madre non mi ha mai allontanato da casa ne in famiglia si è mai parlato di quanto tutti noi stessimo soffrendo. Ad appesantire tutto dei parenti inutili quanto invadenti.
Oggi che ho superato i trent'anni posso dire di avere grosse difficoltà nell'affrontare cose che i miei coetanei affrontano con relativa facilità.
Il problema di minori o giovani che crescono con genitori malati è veramente un problema, anche perché non tutti hanno i mezzi o la caparbietà per cavarsela.
Mi sento di dare questi consigli a un giovane che si trovi in questa situazione di non ascoltare "falsi profeti" ad esempio chi ci responsabilizza eccessivamente nei confronti del nostro genitore, chi cerca di convincerci che la vita sia bella quando la nostra quotidianità ne è compromessa (a volte è una scusa per non darci una mano); trovate delle vie di fuga, non preoccupatevi di essere egoisti, vedrete che il vostro genitore lo apprezzerete anche di più standogli lontano; potreste anche essere disposti alla non migliore delle soluzioni pur di stare lontani da una certa situazione. Cercate di non aver paura ed evitate la gente che giudica.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti mi ritrovo ni vostri racconti ragazzi sono una ragazza di 23 anni una delle tante figlie con un genitore con problemi psicologici...nel mio caso ho una madre che soffre di manie ossessive compulsive cioè una puliziamaniacale e nel pulire conta i suoi movimenti in modo ripetitivo è ossessionata dalla cartaigienica fazzoletti o tovaglioli fino a qualche tempo fa curava(si fa per dire) la sua igiene personale non con un comune bagnoschiuma con l'alcol denaturato tutti i gioni puzzava di spirito..purtroppo sono cresciuta con una madre che è stata spesso instabile alternava periodi di depressione e momenti di normalità poi la situazione è degenerata negli ultimi anni non si è ripresa più e peggiora con il passare del tempo a nulla sono serviti ricoveri psicologi e psichiatri nemmeno i psicofarmaci ora i miei genitori sono in fase di separazione e purtroppo sono costretta a stare a casa a sopportare questo schifo non ho un bupn rapporto con entrambi è un inferno stare a casa e mia madre risiede sotto lo stesso tetto con mio padre perchè non sa dove andare e non avendo un cospicuo stipendio dobbiamo vivere tutti insieme io non ce la faccio più non sono più serena non so dove andare se voglio andare via di casa vi prego aiutatemi a chi mi posso rivolgere per farmi dare una mano almeno per non vivere tutti e tre in casa! devo rivolgermi agli assistenti sociali?vi prego aiutatemi!

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 25 novembre":

benvenuta cara. Ti ringrazio per il coraggio che hai avuto nell'affrontare ogni giorno così tante difficoltà, in famiglia e fuori. E ti ringrazio per il coraggio che hai dimostrato oggi nel condividere la tua storia e per aver scelto questo blog per farlo. Sono certa che tante ragazze e ragazzi si saranno riconosciuti e si riconosceranno nelle tue parole e, grazie ad esse, potranno sentirsi meno soli.

Hai toccato un punto molto importante per noi figli di persone affette da un disturbo mentale grave, il mancato riconoscimento del nostro vissuto, del nostro dolore. Uno degli elementi fondamentali per permetterci di lasciar andare il passato doloroso e di andare avanti con le nostre vite è, anche, veder validata e riconosciuta la nostra storia, ciò che abbiamo provato e vissuto. Ritrovare e dare potere alla nostra voce.

Ho l'impressione che la società nel nostro paese non sia ancora del tutto pronta per questo, la nostra è una realtà ancora troppo "dura" da guardare realmente in faccia per quella che è per molti, ma lentamente ci stiamo arrivando. Io mi auguro che le prossime generazioni, anche grazie a noi, potranno godere di un maggior supporto e comprensione.

Tu, condividendo qui parte della tua storia, hai fatto una gran cosa. Qui sei fra persone che capiscono e non giudicano. Qui la tua Voce ha valore, nessuno metterà mai in dubbio quello che hai raccontato. Qui, noi che abbiamo un passato comune, nonostante le differenze, riconosciamo la tua forza.

A te auguro un cammino in cui riprenderti, giorno dopo giorno, passo dopo passo, un pezzo alla volta, la felicità che meriti.

Un forte abbraccio,
Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Per "smile":

grazie di cuore per quello che hai scritto, condivido pienamente il tuo consiglio di ignorare chi vuole farci sentire egoisti e in colpa se pensiamo anche a noi stessi. Ed è verissimo, avendolo sperimentato personalmente, che si apprezza anche di più il proprio genitore quando si costruiscono adeguate distanze più salutari per noi.

Un abbraccio forte,
Stefania.

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 6 dicembre":

benvenuta. Comprendo molto bene la tua situazione e capisco quanto sia difficile trovare una soluzione per vivere più serenamente. Per me è stato molto difficile trovare il modo di uscire da casa e andare a vivere per conto mio, sia per questioni di ordine pratico ed economico, ma anche e soprattutto per fattori più complessi come il senso di colpa, il senso di impotenza e l'incapacità di vedere una via d'uscita, insieme al terrore che se mi fossi allontanata sarebbe potuto succedere qualcosa di terribile ai miei genitori.

Tutto questo mi ha portato a procrastinare per molti anni l'uscita dal "nido" familiare, portandomi a un logorio fisico, mentale e psicologico che, col senno di poi, avrei dovuto assolutamente evitare! Purtroppo al tempo non disponevo delle tante informazioni che negli ultimi tre anni ho acquisito e che continuo ad acquisire giornalmente, attraverso la mia esperienza, le mie "cadute" e i miei tentativi di rialzarmi... e questa mancanza di informazioni mi ha impedito fino a poco tempo fa di occuparmi di me al meglio. Ora conosco l'importanza - perché ho pagato sulla mia pelle - di prevenire disturbi psicosomatici che alla lunga insorgono se le nostre energie fisiche e mentali non vengono mantenute in equilibrio e si trovano compromesse a causa di eventi dolorosi e traumatici come è spesso convivere con i disturbi psichici gravi di un genitore. Il tutto si aggrava se mancano adeguate contromisure di sostegno in grado di aiutarci a gestire meglio lo stress psicofisico.

Per me è stato di primaria importanza per uscire dalle "sabbie mobili" di una situazione statica da ormai troppo tempo rivolgermi a una psicoterapeuta che mi ha aiutato a fare chiarezza e a trovare in me le risorse per pianificare i passi necessari ad allontanarmi di casa e costruirmi un nido tutto mio in cui vivere serena e rimettere insieme, poco alla volta, i tanti pezzi sparsi di me che si erano disgregati negli anni.

Se riesci, prova a trovarne uno di tua fiducia. A me inizialmente spaventava molto il costo, pensavo di non potermelo permettere... fortunatamente cercando si trovano anche soluzioni valide e a portata delle nostre tasche, senza perdere in qualità e professionalità.
Oltre ai centri di salute mentale o centri psicosociali del proprio quartiere (che personalmente non ho mai sperimentato), è possibile cercare tramite database online come ad esempio http://www.elencopsicologi.it/

In alcuni casi se si fa presente il proprio problema in sede di primo colloquio, precisando anche la propria situazione economica, a volte è possibile che il professionista possa venirci incontro con l'onorario per la visita.

Ti segnalo anche il Progetto Itaca, con sedi in tutta Italia e una help line gratuita e aperta a tutti:
http://www.progettoitaca.org/

E infine, se sei in zona Milano, il servizio Unità d'Urgenza Psicologica:
http://miamadrebipolare.blogspot.it/2013/06/due-servizi-gratuti-di-sostegno.html

Ti mando un forte abbraccio,
Stefania.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, sono una ragazza di 21 anni e mia mamma è bipolare. Ho trovato questo blog cercando storie simili per sentirmi compresa. Le ho trovate. Mi sono anche commossa leggendo alcune frasi, magari scritte di getto ma dannatamente vere. Scrivo perchè io sono figlia di una donna intelligente, ammalatasi di una forma leggera di bipolarismo all'età di 15 anni. Forma che è assolutamente gestibile per la maggior parte delle volte. Scrivo perchè vado all'università, ho un padre che mi sta vicino, un fidanzato. Scrivo perchè mia mamma, con il suo disturbo, è chiamata a gestire la malattia di mia nonna (un'altro tipo di malattia) eppure mi ha sempre fatto condurre una vita al di fuori di ciò. Scrivo perchè la mia storia sembra un nonnulla, una bazzecola, rispetto a quella di altri eppure, dicevo, scrivo perchè anche io mi sono sentita, mi sento e mi sentirò male. Forse proprio perchè alla fine questo sembra non un fardello, ma un fardellino e, come mi è stato ripetuto più volte, sono fortunata e non devo lamentarmi. Ed è vero, sono anche una persona realista e lo riconosco: c'è chi sta peggio. Eppure sono a casa per le vacanze di Natale da pochi giorni (sono studentessa fuori sede) e inevitabilmente sto piangendo un giorno sì e uno no. Perchè mio padre vuole proteggermi e non mi dice quello che succede in casa quando non ci sono. Perchè mia madre quando ci sono decide di dimostrarmi il suo affetto "alla sua maniera". Io scrivo perchè ho paura. Per me (io sono già crollata una volta, questa primavera, e mi sento ancora fragile) e per mio padre. Che fra il lavoro e mia madre sta scoppiando. Eppure le vuole bene. La cosa mi commuove, è bellissimo da vedere. Eppure chissà cosa esce da quella sua testolina, che ci fa sempre litigare, che mi fa vivere la famiglia come un incubo, che fa vivere mio padre sulle spine (e che, ne sono certa, un giorno lo ammazzerà)?. La mia speranza è sempre quella che sia tutto come una nuvola passeggera e che prima o poi finirà, e un giorno potrò dimenticare i vecchi tempi. La mia certezza invece mi dice che il passato non si può cancellare (anche io ho subito le crisi di mia madre, da bambina stupefatta e da adolescente spaventata) e con l'età non potrà che peggiorare. E per me speravo solo di riuscire a mantenere un'integrità mentale, eppure anche tutto l'ottimismo è stato spazzato via, mi sento sempre in balia degli eventi. Dio, è brutto! Quant'è brutto! Io auguro a tutti voi di riuscire ad essere più forti, in qualunque modo voi riusciate, della malattia. Vi auguro di trovare conforto, partecipazione, sensibilità e comprensione per tutto, da tutti. In fondo basta un gesto, immagino (non lo so, qua è quasi tabù l'argomento). Io torno a far finta che non sia mai successo niente in questi 21 anni, rassegnandomi del fatto che, come mi dicono e spesso mi hanno detto, non ho motivo di aver sofferto o di soffrire. Torno a fare la figlia unica viziata della malattia di mia mamma, sperando che non mi distrugga del tutto la speranza che avevo nei confronti della vita.

Non c'è bisogno di risposta, era solo uno sfogo come tanti altri, ma voglio ringraziarti di cuore Electric Ladyland per questo piccolo spazio che concedi ad ognuno di noi.

Buone feste, un abbraccio e auguri a tutti, per tutto.

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 27 dicembre":

anche se in ritardo, ci tengo a ringraziarti per il tuo commento e per le tue parole. Con le vostre storie arricchite questo blog e aiutate anche altri, che nei vostri scritti potranno risconoscersi e sentirsi meno soli.

Le feste di Natale per noi sono sempre un momento delicato, lo sono ancora adesso per me, nonostante le cose siano nettamente migliorate... Perciò posso immaginare il tuo stato d'animo in quei giorni, le tue paure, le tue emozioni che non hanno finora mai trovato un riconoscimento e sono state sempre negate. Qui sei fra persone che capiscono perfettamente ciò che provi e hai tutto il diritto di sfogarti.

Una delle cose più difficili da fare per noi figli di persone che soffrono di un grave disturbo mentale è comprendere pienamente quali siano i nostri bisogni e trovare il modo di soddisfarli, stabilendo dei confini più salutari tra noi e i nostri familiari, sfidando il senso di colpa, la paura, l'ansia e dovendo anche fare i conti con la rabbia per ciò che ci è stato tolto da una malattia insidiosa quando non curata nel modo giusto.

Ti auguro di riuscire in questo percorso, un lungo cammino, diverso per ciascuno di noi. A tratti difficile, ma anche entusiasmante, quando, lavorando su noi stessi e sul nostro passato, dopo aver toccato nervi scoperti riusciamo finalmente a intravedere e poi a nutrire quelle preziose risorse che abbiamo in noi e che, o avevamo dimenticato, o non sapevamo nemmeno di possedere!

Abbiamo diritto anche noi alla felicità e a costruirci la nostra vita e, anche se per noi è tutto molto più difficile che per altri, abbiamo anche una caratteristica a renderci unici che, se adeguatamente sostenuta, da noi stessi e/o con un aiuto professionale, ci rende capaci di adattarci e di rinascere ogni volta più forti dopo ogni difficoltà: è la nostra resilienza.

Ti abbraccio,
Stefania.

Anonimo ha detto...

Anch'io da venti anni vivi una esperienza simile, con in più un aree gravemente malato e irascibile che non mi consente di adottare misure forzate. Pertanto da oltre venti anni la mia casa è un girone infernale terribile. Vorrei aprire una associazione, ora sto scrivendo col cellulare , ma nella mia prossima risposta posto l' associazione madre di cui condivido obiettivi e finalità. I miei vivono in Umbria, voi?

Anonimo ha detto...

Lumini rossi
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Cara mamma,
ormai sei morta e sono passati gli anni.

La tua tomba è spoglia. Piena di erbacce. Non la cura nessuno.

Altro che luogo della memoria.

Avrei voluto un abbraccio. Ma un abbraccio caldo non è mai arrivato.
Forse ero io a non volerlo. Non più.
Avevo paura.

Seppure eran tue, le braccia avvolgenti e lunghe, e tuoi erano i seni, sentivo che era tuo, anche il bisogno dell’abbraccio.
Non donavi, volevi ricevere. Sempre.
Volevi amore da tuo figlio. Quell’amore che tu non avevi. E non donavi.

Cara mamma, vaffanculo.

Così mi inventai adulto. E buono. Allora, forse mi avresti amato.

Certo.

E’ Natale. La festa dei bambini.

Nonna, allora, mi teneva sulle ginocchia e mi dava il panettone.

Ogni tanto, la nonna la sogno.
Mi viene a trovare nella penombra dell’alba e mi sussurra all’orecchio ninne nanne dolci.

"Stella, stellina
la notte s'avvicina
la fiamma traballa
la mucca è nella stalla
la mucca col vitello
la pecora e l'agnello
la chioccia coi pulcini
ognuno ha i suoi bambini
............"

Così, poi mi sveglio piangendo.

Ho sognato anche te mamma.

Avevi le forme di un diavolo, con una bocca enorme che mi voleva divorare.
Ma, l’ultima volta nel sogno, sono stato io il più forte.
Ti ho ucciso, come San Giorgio e il drago.
La paura di te in quel momento è svanita e sono nato.
Per la prima volta.
Un Io autogenerato.

La tua rabbia non mi atterriva più, come tutte le volte in cui da bambino, mi facevi sentire inetto e non amato. Terrorizzato.

Certo da bambino, c’erano a volte i tuoi abbracci. Però sentivo repulsione per quel corpo che si stringeva al mio.

Il cimitero è un posto sereno per alcuni, per altri un po’ meno.

Io non lo so. Non ci vado mai.


Anonimo ha detto...

Ciao sono nella stessa situazione tutt ora da natale ad oggi sono 35 ricoveri nella psichiatria pubblica la Asl della mia provincia non mi aiuta ho 22 anni e sono solo con un padre che erano 5 anni che stava bene e adss mi trovo in un bivio andarmene di casa avendo da poco la possibilità economica sentendomi un merda nell abbandonarlo o stare a casa con la speranza che qualcuno mi aiuti ma l unico a cui lo sto chiedendo e lassù e a mia madre morta sei anni fa che mi danno la forza di Andare avanti nonostante tutto ....siamo invisibili che diventano visibili solo quando suvcedono tragedie.

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonimo del 17 marzo":
ciao, benvenuto (o benvenuta), la mia regione è il Lazio. Di che associazione si tratta? Facci sapere, un abbraccio!

Per "Anonimo del 3 aprile":
uno scritto molto forte, duro, toccante, profondo. Grazie per averlo condiviso qui.

Per "Anonimo del 4 aprile":
hai ragione quando scrivi "siamo invisibili che diventano visibili solo quando succedono tragedie", spero che in un futuro non troppo lontano, per le prossime generazioni, non debba più essere così. Nel frattempo dobbiamo arrangiarci da noi nel trovare soluzioni, a volte anche drastiche, pur di salvare il salvabile. E' triste doverlo dire, ma in momenti come quello che descrivi è fondamentale pensare soprattutto a preservare la propria salute, altrimenti il rischio è di ammalarsi a propria volta.

Questo non vuol dire abbandonare una persona al proprio destino, ma trovare un equilibrio - difficile, lo so! - tra il costruirsi la propria vita (diritto sacrosanto per ognuno di noi!) e il mantenersi in forze (fisiche e psicologiche) per poterci essere, se lo vogliamo, per la persona che sta male. Sono dell'idea, personalmente, che non si debba però mai sacrificare completamente la propria vita, non ha senso ammalarsi in due e non è nemmeno giusto! Stai vivendo una situazione molto gravosa e insostenibile per una sola persona che ha ancora tutta la vita davanti...

Purtroppo non sono in grado di indirizzarti in modo preciso verso una soluzione. Potresti provare a contattare qualche associazione per chiedere loro indicazioni su come poter trovare un aiuto per tuo padre e, anche, per te stesso. Una è Progetto Itaca (http://www.progettoitaca.org/) che offre anche un servizio di ascolto via numero verde, e-mail e chat. Un'altra è l'Arap: http://www.arap.it/

Un abbraccio forte!

Anonimo ha detto...

Ciao carissima.. Anche mia madre è bipolare. Tutto quello che vorrei dirti, l hai detto tu. Abbandono. Questa è la parola con cui descrivo la mia infanzia. Vergogna. Solitudine. Ricordo ancora le urla nella notte di mia madre. Quella sue assenza che non capivo. Quando mi accompagnava a scuola insieme a papà, e la sentivo lontana. Anni luce dal mio corpo. La prima volta che si è ammalata io avevo 5 anni. Continuavo a chiedermi...perche? Poi una serie di volte da quel momento è ricaduta. Ma ancor prima di nascere io già era stata male. La prima volta si ammalò a diciotto anni. Ora ho quasi 19 anni, l ultima volta si è ammalata due anni fa. mi trovo a combattere con le mie debolezze, con quel passato difficile da dimenticare, quel nascere grandi, senza mai poter essere piccoli, perche la vita ti mette davanti cose più grandi di te. Vado dalla psicologa spesso, e parlo di questo e di tutto quello che mi ha provocato questo mio passato. Spesso anche la mia famiglia, i parenti intendo non capiscono quello che provoca tutto questo, solo chi lo vive lo sa. E si sa, i genitori sono il nostro punto di riferimento quando siamo piccoli. Il nostro aggancio, ma se non ce quello. A cosa ci agganciamo ? L assenza. Questa è la parola giusta per descrivere la mia vita. Un percorso difficile, che mi ha fatto diventare una bella persona, lo ammetto, non so quasi se devo ringraziare Dio da una parte. Non sai mai quando ricadrà, fondamentalmente ricadono quando hanno delle emozioni forti dovute da un qualche stress...la morte di un familiare per esempio. Lei si ammalò per la prima volta a diciotto anni perche smise di mangiare per le solite crisi adolescenziali sull aspetto fisico. Ma in realtà i dottori dicono che era congenita la cosa. In tutto questo mio padre , con cui non ho un bel rapporto, comunque gli è stato sempre vicino e non l ha mai abbandonata, pero per badare a lei anche lui si è distratto da me, per forza di cose. E io mi sono sentita cosi sola...ma ora a leggere tutte queste persone, a condividere questo dolore con persone che hanno vissuto le mie stesse cose, non mi sento cosi sola, mi sento capita. E mi fa tanto piacere.... Vi voglio bene e vi abbraccio tutti anche se non vi conosco. So che a volte, quello di cui abbiamo sempre avuto bisogno è questo, amore.

Anonimo ha detto...

Ho 20 anni e vivo nel dolore dalla tenera etá di otto. All'epoca non capivo perché mio padre si comportasse in quella maniera strana, del motivo per cui mia madre decise di andare via e rifarsi una vita. Non capivo perché alle 4 del mattino prendevamo la macchina per scappare da minacce assurde. Poi piano piano la consapevolezza di avere un padre schizofrenico. Il dolore,la paura, l'ansia.
Il cercare di evadere il più possibile da una realtá che non accettavo e infine la vergogna di non poter avere una vita normale come i miei amici, il non poter invitare nessuno a casa e di stare male in silenzio. Gioivo nei momenti in cui papà era ricoverato e allo stesso tempo morivo e mi sentivo impotente per non riuscire ad aiutarlo. Mi chiedevo spesso perché non riusciva a superare tutto per me che mi considera il suo tutto e il suo unico amore. Mi chiedevo perché passasse più tempo a parlare con quelle maledette voci che con me.
Ho sempre nascosto tutto, cercavo di apparire il più felice possibile all'esterno quando invece piano piano morivo dentro
Oggi ho superato la mia anoressia, i miei problemi d'ansia, il sentirmi a disagio in ogni situazione. Mi sento più matura e ho capito che per aiutare lui devo prima aiutare me. La situazione non è cambiata e non cambierà. Si alternano anni di fittizia tranquillità ad anni di inferni ma cerco di restare esterna alla situazione. Prendo tutto come qualcosa di inevitabile.
E mi chiedo se un giorno potrò avere un po' di pace e tranquilla, qualcosa che dopotutto mi merito.

Anonimo ha detto...

Io sono un ragazzo di 30 anni mia madre bipolare e si è tolta la vita 2 mesi fa,mio padre non è mai esistito un uomo buonissimo ma senza carattere...ho una sorella di 25 anni,3 anni fa è scappata di casa e si è 'salvata' andando ad abitare con la famiglia del suo attuale ragazzo ora convive con lui...Sia io che mio sorella sempre 3 anni fa abbiamo cominciato un percorso con uno psicoterapeuta lei ora non va più io sono ancora in terapia ma non vedo via d'uscita in più ora sono a casa con mio padre che si sta lasciando andare non mangia non va più al lavoro è un vegetale...Vedo un futuro nero e pieno di solitudine mi sto isolando da tutti i miei coetanei esco di raro mi sento perso ho paura a volte mi dicono ci sei!!! sguardo perso nel vuoto mancanza di concentrazione...Vorrei tanto trovare una Donna positiva che sappia darmi l'affetto e l'amore che mi è mancato in tutti questi anni...Amici e Parenti mi dicono che sono io che continuo a lamentarmi e che non faccio nulla per cambiare ma non possono capire il vuoto l'odio che c'è in me nei confronti della vita...Ne uscirai sei un bel ragazzo intelligente hai tante qualità che non riesci a vedere...Io invece non mi sento per nulla intelligente penso di essere depresso da quando ho 16 anni non ricordo un giorno felice è come se ho indossato una maschera fingendomi sereno nascondendo il vuoto che c'era in me mancanza di attenzioni che ricercavo fuori da casa...Spero di trovare in questo blog qualcuno che provi le mie stesse sensazioni magari testimonianze di qualcuno che è riuscito a raggiungere una serenità interiore,Grazie Ragazzi un abbraccio a tutti...

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima del 29 giugno": carissima, ti ho letta e mi sono emozionata... felice di sapere che, nel mio piccolo, questo blog ti sia stato di conforto. Un abbraccio e non mollare mai! Non sei sola!

Per "Anonima del 21 luglio": benvenuta e davvero complimenti per il coraggio che dimostri nel voler superare le difficoltà, lavorando su te stessa. Ti auguro di cuore la serenità che meriti. In questi ultimi giorni mi sono trovata spesso a riflettere sul tema dell'accettazione, il prendere consapevolezza che purtroppo alcuni eventi non possiamo controllarli né modificarli, ma che nonostante questo dobbiamo riuscire a essere felici. Richiede un lavoro enorme su noi stessi/e, ma ne vale davvero la pena. Ti abbraccio forte.

Danny Vr ha detto...

Ciao a tutti.
Volevo dire che ci sono anche io e che mi sono ritrovato quasi a piangere leggendo che non sono solo; che ci sono altri come me - quasi.
Mia mamma ha un disturbo schizoaffettivo cronico e l'ho capito io da solo a 19 anni andando dalla psichiatra che prese in cura mia madre 7 anni prima e che dopo fu abbandonata a se stessa perchè "mio padre" mi disse che aveva "semplicemente" la depressione e che le cose strane che faceva "le faceva apposta". E' stato un trauma scoprire da solo che mia mamma aveva un disturbo mentale e che non ero io che dovevo prendermi cura di lei quando chi doveva non lo faceva e anzi la faceva stare peggio. - E' stato un trauma capire che non ero io a dover salvare lei dal contesto malato che avevamo ma ero io che dovevo essere salvaguardato da lei, dai suoi comportamenti e dal contesto malato di cui lei è parte integrante.
Ora mi ritrovo a 20 anni sentendomi orfano, senza agganci in famiglia, senza amici e con la voglia di andarmene ma sapendo che non sarà facile. E come ho letto sopra non ne parlo con altri perchè so che non sarò capito, anzi mi sentirei di rendere tristi gli altri e intanto mi sento vecchio dentro mentre tutti mi dicono che devo godermi la vita pensando che io sia un ragazzo spensierato.
Non lo sono: ho scritto delle poesie e le ho raccolte in un libro dal titolo Agonia e Abbandono - e questo prima di scoprire "la verità".
Ecco.
Volevo ringraziare sentitamente Stefania per quello che fa con questo blog: lo apprezzo sinceramente.
E volevo dare un abbraccio a tutti come mi sono sentito io "abbracciato" da voi sapendo che ci siete.

KELIBIA ha detto...

Ciao a tutti! Io sono nuova, ma non nuova ai vs racconti. Mia madre e' stata bipolare, ora con l 'eta' 72, molto meno. Ma ricordo bene la mia adolescennza di ansia, dove el iscappava i ncantina e litigava con mio padre. dove sveniva ecc...L' incubo e' tornato piu' forte, mia sorella maggiore, 45 anni, io ne ho 27, e' bipoalre . Ha inziato fasi acute 5/6 anni fa, alal sua mancata amternita. a me che inveve sono mamma, mi ha fatto passare l'inferno, con sensi di colpa. ha taglasito ip onti con i miei...e ora con suo marito. il quale nn riesce a curarla, solo 1 mese fa io ho inssito che lui chiamasse il 118 e la rivoerassero. certo nn e' stato bello, son ostati 7 gg da incubo in un opsdale pschiatrico ma almeno or aha una cura e una pschiatra dove deve andare...anche se credo che le apstiglie nn le prenda...so che e' olo un mese emezzo...ma e' uguale a prima. ora in piu' il marito la vuole lascira...e' gisuto? puo farlo? cosa fara' da sola?????????
scusatree!!

Electric Ladyland ha detto...

Ciao Danny, benvenuto! Desidero ringraziarti di cuore per le tue parole e ricambiare il tuo abbraccio. Mi fa piacere che questo blog abbia alleviato un po' la tua solitudine...

Cara KELIBIA,

mi dispiace moltissimo per la situazione che stai attraversando. Hai modo di contattare un'associazione per familiari nella tua città per ricevere un supporto? Non credo ci siano impedimenti nel caso in cui un coniuge decida di lasciare l'altro...

La strada che ha aiutato molto mia madre e me è stata la psicoeducazione, ovvero far comprendere alla persona il disturbo di cui soffre e come conviverci, per prevenire le ricadute. Prima anche mia madre smetteva di assumere i farmaci, ma adesso segue le cure con costanza e stiamo entrambe molto meglio.

Nel caso di mia madre ho fatto richiesta ai medici di predisporre, oltre alla cura farmacologica per bocca, il depot, ovvero un'iniezione di medicinale a lento rilascio che possa fare da paracadute nel caso lei smetta di assumere o dimentichi la terapia.

In ogni caso cerca al più presto un aiuto per te, per affrontare i sentimenti contrastanti (ansia, stress, rabbia, paura e senso di impotenza) che emergono in situazioni come queste. Alla lunga, se non adeguatamente presi in carico, potrebbero portarci a soffrire di disturbi psicosomatici o, nei casi peggiori, di depressione. Necessitiamo più che mai di un supporto anche noi perché da soli non ce la possiamo fare.

Ti abbraccio forte e, se ti va, facci sapere come va.

Anonimo ha detto...

Non so se sia il caso ma vorrei raccontare la mia di situazione.Sno figlio unico di genitori separati.Tra i miei i litigi erano costanti e purtroppo fin da piccolo mia mamma mi raccontava della possibile omosessualita' di mio padre.Finito il matrimonio,la mia vita a casa cn mia mamma divento' un incubo.Mi metteva in croce cn gli esami universitari.Era un clima terrificante.Spaccava stufe,urlava e andava dicendo che ero un poco di buono.Ho vissuto per anni nel terrore di essere cacciato di casa.Papa' si rifece una vita allontandandosi dalla famiglia e ben presto iniziai a fare i conti cn un delirio di persecuzione organizzato.La mia vita era un incubo.Ho dormito in macchina,chiuso a chiave,nella totale solitudine.Nn mi ha aiutato nessuno pur avendo uno zio medico.Ero un appestato da evitare.Ho sviluppato un disturbo da adattamento e la mia vita e' globalmente bloccata.Mamma ora sta meglio ma io nn so cme dire ma mi sento svuotato.Nn so chi sia un borderline ma so chi e' un delirante affetto da manie di persecuzione.Mi ha fatto male nn tanto la sua malattia quanto il fatto che mi evitavano tutti.Ho 33 anni ee mi porto dentro un dolore enorme.E'stato pesante.

Anonimo ha detto...

ciao mi chiamo mario,e spero di parlare a nome di mio figlio lui ha quasi 6 mesi lui non vuole un padre bipolare lui vuole una famiglia felice dato che lui per come mi racconta la madre e' l'incarnazione della felicita' e su queste fondamente vuole erigere la sua vita.io sono suo padre e lo amo tanto,vorrei stare con lui ogni momento,vorrei accompagnarlo passo passo mano nella mano fin dove serve in questa vita.vorrei osservarlo di notte mentre dorme e svegliarmi con lui alla mattina mentre ride.ma non posso....io ho 31 anni e sono bipolare e se mio figlio mi vedesse in certe condizioni starebbe male.io sono in cura da quando ho 17 anni,svariate cure,ma ultimamente la cosa e' diventeta devastante e le cure farmacologiche non servono piu' e non so quanto andro' avanti ancora.per adesso sono per lui un benefattore diciamo cosi nel senso che gli mando quei soldi che servono alla madre per vivere ma domani?riusciro' ancora a lavorare e mandargli abbastanza soldi?.e se invece riuscissi a stabilizzarmi abbastanza naturalmente sorgerebbe in me il bisogno di vederlo e di unirci come padre e figlio,si ma con il rischio di ricadute con tutto cio' che ne consegue.ma mi sento fortunato so che mio figlio ha una mamma stupenda.io vorrei svegliarmi alla mattina con lui mentre ride.io vorrei essere padre.e non bipolare.

Anonimo ha detto...

Buongiorno a tutti, io sono figlia di un padre schizofrenico che è stato fino ai miei sei anni anche alcolista. Ora a trentanni non penso di essermi sacrificata o di aver fatto una scelta sbagliata mettendo sempre davanti a tutto la mia famiglia, i miei genitori perseguendo tutto il necessario per conservare quella bolla di equilibrio che poteva consentirci di sopravvivere, l'unico problema ora è che non posso più illudermi che le cose potranno cambiare. Ora lavoro da qualche anno (non mi piace che mi dicano che sono fortunata perché non è stata fortuna) e sono riuscita in parte a garantirci un reddito al di sopra della soglia di povertà ma fino a dopo la laurea, ottenuta solo grazie alle borse di studio ed alla rinuncia praticamente a tutto, alla malattia mentale di mio padre ed agli handicap fisici di mia madre si aggiungeva anche l'infamia di essere poco più di una pezzente. Forse è per questo, per l'assenza di qualsiasi modo per occultare la situazione o di patina di normalità, che senza eccezioni l'etichetta di "figlia del matto" l'ho sempre avuta. Ho dovuto sempre essere responsabile ed affrontare tutto da sola perché mia madre aveva già altro di cui occupasi come mia nonna inferma, mio padre, la sua salute malconcia ed i nostri problemi economici. Ricordo le notti passate ad ascoltare mia madre che chiamava i bar per sapere dove era finito mio padre e quindi il pauroso suo ritorno, la vergogna per come la gente del paese e soprattutto i vicini di casa mi guardavano. Non ho potuto mai giocare con i bambini della strada perchè se uscivo a raggiungerli venivano richiamati dai genitori, il bullismo nei miei confronti era naturale, i maestri di scuola nonostante fossi brava ed intelligente quasi avevano vergogna a darmi volti alti come i normali ed i notabili della mia classe. Io mi sono rifugiata nella lettura e posso dire che la biblioteca è stata la mia salvezza. Tutto questo mi ha portata ad un isolamento totale, a dover stringere i denti in continuazione per sopportare tutto, a considerarmi sempre di più diversa rispetto a tutti gli altri. Immagino che sarà capitato un poco a tutti di ascoltare le conversazioni di altri e rendersi conto di quanto il loro mondo sia completamente diverso: hanno genitori che sono stati tali, non vivono nel timore di impazzire o che l'equilibrio si spezzi e scoppi di nuovo la guerra, sono interi, sono cresciuti piano piano, imparando come è fatto il mondo, prima la scuola, poi le amicizie, persino gli amori. Come è possibile chiedere a qualcuno di loro di dividere con te qualcosa di così brutto come la tua via? Sarebbe come fare ad altri quello che i tuoi genitori ti hanno fatto vivere, continuare la catena della sofferenza. I figli di schizofrenici hanno una possibilità su dieci di ammalarsi della stessa malattia mentre gli altri ne hanno una su mille, lo stesso vale più o meno per i figli di alcolisti, è facile chiedere a qualcuno di costruirsi una vita quando non corrono questi rischi. Questa sera ho di nuovo sentito mio padre cambiare voce, parlare di spacciatori... mi è tornato il freddo nelle ossa ed il terrore che possa fare qualcosa. C'è un uomo che mi piace, mi sembra sia una brava persona ed io non voglio fargli del male dunque la soluzione migliore è quella di essere di nuovo responsabile e rinunciare. C'è sicuramente di peggio al mondo rispetto alla mia condizione, mi sento colpevole per non essere stata in grado di diventare una persona migliore, più solare, più allegra, più simpatica, più degna probabilmente di essere accettata nonostante i problemi che mi porto appresso, in fondo penso che sia colpa mia dunque questa solitudine me la merito. Avevo bisogno di scrivere a qualcuno. Grazie infinite per questo piccolo spazio di incontro e di sfogo e auguro a tutti di essere felici e di potersi godere la vita per la sua parte buona.
Nico.

Anonimo ha detto...

Ciao, peccato che mi sia venuta solo adesso l'idea di guardare in internet se ci sono appelli di persone che hanno vissuto il mio stesso incubo. Vedo che il blog è stato creato nel 2010, esattamente l'anno in cui la mia situazione familiare è giunta al culmine della disperazione...almeno avrei avuto la possibilità di avere un pò di conforto da una persona che sa cosa vuol dire avere un familiare bipolare, NON AVERE SOSTEGNO DA NESSUNO, essere ccompletamente isolati, impotenti, in balia della rabbia e della furia dell'altro. Sembra incredibile ma ancora adesso mi commuovo e mi vengono le lacrime nel ripensare a quell'anno e a scriverlo, nonostante un anno e mezzo di terapia personale per elaborare quello che ho passato. Il brutto di tutto questo è il non essere creduti, perchè il bipolare si mostra perfetto agli occhi degli altri, allegro, simpatico, affabile (così almeno mio padre veniva percepito dagli altri) per poi diventare una bestia all'interno delle mura domestiche quando entrava in fase maniacale. E quello che moi fa ancora più rabbia è guardarmi indietro e rendermi conto di tutto il male che ho subito, di quanto la mia vita c'ha rimesso, di come abbia letteralmente gettato al vento gli anni della mia giovinezza, bloccata nella paura, isolata emotivamente da mio padre e anche dagli altri per difendermi dal dolore, dal terrore, dal non sapere perchè cavolo mio papà aveva questi momenti di furia che duravano giorni. Tutto questo non è giusto. E ancora adesso faccio una fatica terribile a rendermene conto fino in fondo... adesso, x merito mio, pare che la situazione sia un pò migliorata ma quanto potrà durare? Pensao anch'io che si dovrebbe avere un occhio di riguardo per i familiari di pazienti psichiatrici ma a volte, non si sa come e perchè!, ti trovi ad avere a che fare con persone che non ti credono, a partire dal nostro medico di base che per primo aveva tolto il depakin a mio padre e poi quando mia mamma andava ad implorarlo di aiutarla le diceva "ma io non posso prescrivere psicofarmaci" per cui oltre alla situazione complicata ti trovi circondato da persone che se ne fregano, e la sensazione è quella di una persona che lotta per tirarsi fuori dalle sabbie mobili con tutte le sue forze ma viene sempre tirata dentro. E fortuna che dicono che l'essere umano ha possibilità di scelta... in teoria sì nella pratica non lo è sempre. Fin dalla nascita ho vissuto con una persona così e quello che vorrei è cancellare tutto ma purtroppo non si può fare. Grazie per aver creato questo spazio, penso che per tutta la vita non saremo mai stanche di urlare la nostra rabbia e il senso di ingiustizia.

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonimo del 27 agosto":

Ciao e benvenuto. Capisco molto bene quando dici che non è tanto "solo" la malattia del genitore ad averti fatto stare male, ma la solitudine con cui hai dovuto viverla. E' esattamente questo uno dei problemi più grandi per alcuni di noi... l'isolamento, il non essere creduti/capiti/ascoltati portano a non ricevere quel calore e quel sostegno che fanno parte dei fattori protettivi e preventivi di un disagio futuro.
Io mi auguro e ti auguro di riuscire a trovare un valido supporto terapeutico per poter riprenderti, un pezzettino per volta, la tua vita e la tua serenità. Intanto, ti mando un forte abbraccio. E grazie per aver scritto la tua testimonianza.

Electric Ladyland ha detto...

Per Mario:

caro Mario, la tua testimonianza mi ha colpito molto e commosso. Posso solo lontanamente immaginare il tuo dolore nel dover convivere con una malattia così subdola e dolorosa e, nello stesso tempo, con il non poter vivere la paternità come vorresti. Apprezzo molto le tue preoccupazioni per la serenità di tuo figlio e mi auguro che tu riesca a ricevere le cure giuste per te, per poter convivere con il tuo disturbo e trovare spazi in cui poter essere padre senza per questo causare sofferenze a lui.

Se posso, fa' il possibile per richiedere, oltre alle terapie farmacologiche, anche una psicoeducazione che ti aiuti a migliorare la tua qualità di vita e a prevenire le ricadute. Non è semplice, ma se si azzecca la giusta combinazione di farmaci e vi si abbina anche un percorso con uno psicoterapeuta, è possibile recuperare un tenore di vita soddisfacente. Anche i gruppi di automutuoaiuto tra persone che soffrono dello stesso disturbo possono essere un valido aiuto. Puoi provare a vedere se ce ne sono nella tua città.

Ti mando un abbraccio fortissimo e non mollare mai! E' faticosissimo e lacerante all'inizio trovare le cure giuste, ma non impossibile. Ti auguro tutta la forza per continuare e per non arrenderti mai... per te e per tuo figlio.

Electric Ladyland ha detto...

Per Nico:

carissima Nico, la tua testimonianza è preziosa e ti ringrazio molto per averla scritta. Comprendo ogni parola e hai sollevato un argomento cruciale, tra i tanti, che riguardano noi figli di persone con una malattia mentale, il bullismo. Anche per questo è necessario lavorare per sensibilizzare e informare sul tema dei figli di persone con un disturbo mentale, in modo da creare un terreno più accogliente e preparato a gestire i tanti bambini e adolescenti che, oltre al disagio che vivono in famiglia, non devono subirne ulteriori fuori casa.

Grazie infinite a te e non mollare! Le tue paure di causare dolore ad altri a causa del tuo vissuto le ho provate e le provo ancora anch'io, ma lavorando con una terapeuta piano piano sto cercando di ridimensionarle per vivere la vita che merito, che tutti noi meritiamo. Un forte abbraccio!

Electric Ladyland ha detto...

Per "Anonima dell'11 settembre":

ciao e benvenuta. Grazie di cuore anche a te per la condivisione della tua esperienza. Hai centrato un'altra delle questioni che affligono chi vive con una persona che soffre di un disturbo come quello bipolare, il non essere creduti perché il comportamento, dentro e fuori casa cambia in modo spaventoso e la scarsa preparazione di alcuni medici di base fa il resto (ne so qualcosa anch'io!).
Grazie a te per il coraggio e la forza che hai avuto nello scrivere un po' di quello che hai vissuto. Un abbraccio grande.

Anonimo ha detto...

salve a tutte, scrivo su questo blog con molta difficoltà. Ho 24 anni e mia mamma è bipolare. ho avuto un infanzia molto difficile che ho quasi del tutto rimosso, mia madre molto assente perchè imbottita di un farmaco antidepressivo che la costringeva a letto. la mia vita si è svolta tra i suoi momenti di assolutà normalità e le sue fasi maniacali fatte di insulti gravissimi, essendo stata adottata me lo rinfaccia come se fosse una mia colpa, di violenza fisica e psicologica.
Mio padre non sapendo come affrontare la cosa si rifugiava nell alcool e molte volte fin dall età di 5 anni mia madre lasciava me e le mie sorelle a casa da sole con papà ubriaco che una volta cadde perfino dalle scale.
all età di 14 anni i miei mi hanno mandato in collegio perchè dicevano che io ero troppo diversa da loro ed era meglio se venivo cresciuta ed educata da qualcun altro, sono stati gli unici anni felici della mia vita perchè non avevo l incubo di dover stare in quella casa dove ero continuamente offesa e insultata e fatta sentire inadeguata. Da un anno a questa parte la situazione è precipitata, mia sorella media (la quale aveva un rapporto morboso con mia madre) se n è andata di casa andando a vivere col ragazzo che l ha isolata completamente dalla nostra famiglia.questo ha scaturito in una madre una violenza inaudita poiche non accetta che mia sorella ami qualcuno che non sia lei. la situazione è complicatissima perchè mia madre è in continuo stato di aggressività sopratutto verso me e mia sorella dicendo che se lei non può avere l altra figlia con se non vuole avere piu nessuno etc...
la cosa piu triste per noi è che il lavoro di mia mamma non ci permette di chiedere aiuto a nessuno essendo lei primario di psichiatria della nostra struttura ospedialiera e quindi mio padre (che manca di carattere) non se la sente di chiedere aiuto a nessuno.
Passo la mia vita aspettando ogni volta un suo sfogo improvviso, arrivando ad odiare una madre che invece di amarmi continua a ripetermi di non essere una figlia degna e coprendomi di insulti gravissimi.
Penso di essere una persona molto forte ma sento che da sola non ce la faccio piu.
Scusate per lo sfogo M.

Very ha detto...

Ciao a tutti!
mi unisco a voi, sono una di voi.. cresciuta, figlia unica, con mamma "schizoaffettiva".. e adesso sono sua amministratrice di sostegno ma è spesso ingestibile, urla... e gli aiuti pratici dall'esterno sono davvero irrisori.. le strutture pubbliche davvero fanno ridere e non si occupano bene del malato, tantomeno offrono aiuto ai familiari. Vi abbraccio tutti! Dobbiamo essere molto forti.. e sperare di riuscire un giorno, se non siete già riusciti a farlo, ad avere la serenità che ci sembra di vedere negli altri e che noi sognamo.. e di costruire un futuro per noi e i nostri figli che non sia troppo segnato da tutto quello che stiamo soffrendo!

Anonimo ha detto...

Ciao! Mi chiamo Matteo e ho 22 anni. Sono figlio di una madre bipolare e gravemente disabile (e per questo non autosufficiente) e di un padre tossicodipendente, pregiudicato, nullafacente e schifato da tutti che non ha mai vissuto con me e non si è mai occupato di me. Potete immaginare quanto la mia infanzia sia stata difficile, perché un bambino nel suo percorso di crescita ha bisogno di punti di fermi, di genitori affidabili, di stabilità, e a me tutte queste cose sono sempre mancate. Sono stato cresciuto da mia madre e mia nonna e sono in un mare di problemi: io e mia madre siamo rimasti soli, senza una sistemazione fissa, con una pensioncina e qualche soldo in banca (soldi che ho risparmiato io ovviamente, perché mia madre non sarebbe stata in grado di farlo). Non ho portato a termine gli studi, perché per via dei problemi familiari che ho avuto non ho mai frequentato regolarmente le scuole e ho preso soltanto la terza media col famigerato "calcio in culo", ma mi sono fatto una cultura autodidatta e tutto sommato ho una preparazione culturale buona e sono un ragazzo educato e intelligente (almeno così dicono). Però sono consapevole di avere problemi psicologici. Sono pieno di complessi, di paure, di dubbi... e non so come uscire da questa situazione. Forse per uscire da questa situazione dovrei farmi una vita sociale, ma non ce la faccio... sono obeso, mi trascuro, mi vesto male, spesso non mi lavo, mi vergogno di stare con gli altri per via delle mie condizioni familiari dei miei atteggiamenti da persona estremamente timida. La cosa brutta è che chi non ha mai avuto la sfortuna di avere un malato psichiatrico in casa non si rende conto di quanto sia difficile conviverci e dei danni che possa causare ai suoi congiunti. Infatti mia madre quando sta con gli estranei sembra una persona tranquilla, magari un po' strana sotto certi aspetti, ma tutto sommato normale... con i pochi amici (o meglio, conoscenti) che ha sa essere anche simpatica. Ma è in casa, quando siamo soli, che dà sfogo alle sue turbe psichiche. Che cosa posso fare per uscire da questa situazione? Non posso lasciare mia madre da sola, perché comunque è una persona non autosufficiente e sono legato a lei, però penso di avere il diritto di farmi una vita, di vivere come tutti i ragazzi normali di 20 anni... però è difficile. E sinceramente non so se avrò mai il coraggio di lasciarmi alle spalle il passato e di cominciare a vivere serenamente...

Anonimo ha detto...

Purtroppo anke mia madre soffre di disturbo bipolare, mio padre credo sia morto di tumore x la pena. Saluti distruggendo l intera famiglia questa situazione mi chiedo se in provincia di Lecce ci sia qualche clinica specializzata xche innumerevoli ricoveri a villa verde nn sono serviti. Grazie

Lorenzo ha detto...

è confortante sapere che almeno non sono l'unico, non siamo gli unici.Ho 19 anni e da 5 anni mia madre soffre di disturbo bipolare.Mi sento che questa cosa mi sta letteralmente assorbendo energie giorno dopo giorno,energie che penso mi serviranno per affrontare la vita e diventare adulto,sta cosa mi preoccupa ma voglio bene a mia madre,il punto è.. Fino a che punto si è disposti a sacrificarsi per una persona che se fosse coscente vorrebbe solo che tu stia bene? C'è sempre la speranza che un giorno tutto questo si metta a posto però mi chiedo se quando io sarò padre avrò la forza di esserci sempre per i miei figli. Voi che ne pensate? Pensate che nella vita ci sia sempre bisogno di un minimo di egoismo?O che si può essere disposti a farsi portare via la vita da una persona che quando ragiona ti vuole bene?

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti...cercando su internet sono capitata qui...mio padre è bipolare da molto tempo ma il disturbo.non è mai stato diagnosticato perchè lui non ha mai riconosciuto di avere un problema...ora da alcuni mesi e tornato in fase maniacale, lui vive solo e nessuno può controllare cosa combina...io sono sposata e ho un bimbo piccolo...ora non so più come comportarmi con lui...se cerco di frenare i suoi eccessi mi aggredisce verbalmente...non posso rifiutarmi di fargli vedere suo nipote perchè darebbe i numeri..oltretutto io non lo sopporto più anche se so che è malato vorrei solo che sparisse e che mi lasciasse in pace...grazie x avere ascoltato il mio sfogo...

Anonimo ha detto...

Come suggerimento vorrei dire a tutti di farsi aiutare anche dalle strutture che già ci sono. Aiutare genitori che hanno malattie psichiche è difficilissimo..siamo tanto coinvolti perchè gli vogliamo bene, vorremmo vederli normali perchè sono pur sempre i nostri genitori e abbiamo bisogno del loro sostegno e della loro funzione di madre o di padre. Però loro non ce la fanno ad esserlo.. sarà difficile ma dovremmo cercare di non assumerci noi tutta la responsabilità. Gli assistenti sociali della zona in cui viviamo sono qui per questo. Chiediamo aiuto! Cerchiamoli! Loro sanno suggerirci e possono anche attivare dei servizi con delle persone che possono venir in casa a dare una mano, oppure affidando l'amministrazione dei beni a qualcun'altro (avvocati fidati) se il malato fa casino coi soldi ;)
Tutto è molto complesso, lo so.. e da anni sto cercando anche io di far qualcosa per aiutare senza esserne troppo coinvolta. Ed è difficile anche perchè le persone "esterne" non spesso ci capiscono. Però queste brutte esperienze ci hanno dato sofferenza ma anche tanta sensibilità. Abbiamo il nostro cuore un po' più grande per capire gli altri, perchè ci siamo sforzati fino adesso di cercar di capire l'incomprensibile. Io vedo che, anche se non ci credevo, la preghiera aiuta. Credo ci sia un motivo per tutto,e forse è perchè così possiamo essere noi dei "fari nella notte"! Siamo forti! Un abbraccio! Very

Anonimo ha detto...

ciao come hai detto te la disperazione dei figli oltrepassa i confini... sono brasiliana e figlia di una bipolare egoista, acida, incapace di amare e che mi ha distrutto la vita. Io per lei non ero una figlia ma una valvola di sfogo su cui lei scaricava le sue frustrazioni e i suoi deliri.

Lei si divertiva quando stavo male, lei amava provocare le persone fino a farle impazzire dalla rabbia, amava quando tutto andava male a qualcuno anche se davanti agli altri aveva il coraggio di fare la faccia da povera donna incompresa, maltrattata e vittima della cattiveria della figlia e della famiglia.

Mio padre che non è tanto normale e anzi affetto anche lui da una strana forma di ritardo mentale mi ha lasciata da sola con quel mostro. Fin da piccola subivo maltrattamenti psicologici però per peggiorare anche la sorella di mia madre aveva problemi mentali e quindi subivo anche i suoi di maltrattamenti. Mia madre e mia zia ridevano quando stavo male, quando soffrivo come se per loro per qualche motivo una bambina di nemmeno 10 anni meritassi di essere trattata male, per loro era una goduria...
Ho sopportato il mostro di mia madre per lunghi 25 anni e vorrei averci ancora qualche parola di amore o di solidarietà per lei ma non ci riesco perché quella donna mi ha portato alla pazzia. Ho cercato di suicidarmi ma si vede che non era arrivato il mio momento, ho lasciato il lavoro, l'università, ho lasciato tutto. Sapete qual'è stata le uniche creature che mi hanno amata al 100%? I miei due cani pastori tedeschi... triste ma è cosi...loro m'hanno "sostenuta" e asciugato le mie lacrime più volte e quando sono morti volevo morire insieme a loro.
Il mio salvatore è stato mio marito, l'ho conosciuto durante un suo viaggio in Brasile e lui nonostante il mio stato pietoso mi ha voluta in Italia con sé.
Magari ora mi recriminerete ma si... ho abbandonato mia madre, ho pensato a me, alla mia sanità mentale, alla mia vita. Sono venuta in Italia, mi sono fatta la mia vita, ho finito l'università, lavoro... vivo. Non sono felice al 100% perché purtroppo non posso cancellare il mio passato, anzi magari lo farà quando lei e mio padre saranno morti in modo che io possa chiudere quella porta.
La buona notizia è che senza di me lei è migliorata, è come se senza il suo sfogo lei non avesse più scuse per non vivere la sua vita. È sempre una persona cattiva che gode quando uno sta male però ora non sta 24 ore su 24 a casa a delirare ma si è iscritta ad una scuola per finire gli studi.
Nonostante tutto la chiamo ogni tanto, parlo con mia zia (ora vivono insieme) ma non muoio dalla voglia sinceramente... lo faccio per obbligo anche se a volte quando penso a lei piango ma non per la sua mancanza ma per la vita di merda che m'ha fatto vivere.
Lei adora mio marito ma per un solo motivo: lui è italiano (lei è italobrasiliana) e quindi crede che questo sia un valido motivo. Lei e mia zia m'hanno sempre detto: non fare la cazzata di sposarti un ca**o di nero altrimenti i tuoi figli nasceranno brutti come te. Io invece ho deciso che i figli proprio non li farò perché credo che la mia famiglia abbia dei geni troppo malati e non voglio metterne al mondo una creatura che dovrà magari sopportare il peso di questi errori e che magari distruggerà la vita dei propri cari.

Samanta

Anonimo ha detto...

Ciao, mia madre è bipolare. Ho 21anni e mi sento la vita distrutta! Distrutta da lei, mia madre. Vivo in Sicilia in un piccolo paese dove tutti sanno tutto e ciò mi priva anche di fare sapere i fatti miei alle persone, anche perché una madre con problemi psichiatrici non si può nascondere! Iniziò tutto quando avevo 6 anni. All'inizio non si notava molto.. poi il degrado. Dalla schizofrenia siamo passati al bipolarismo. Ha segnato la mia vita e quella di mia sorella. Ricordi che non riusciamo a dimenticare. Parole dette impresse nella mente che non andranno via. Ho paura di lei. Mi rivedo in tutto il tuo scritto. Solo che a 21 anni mi ritrovo ancora a prendere un diploma che x me è difficilissimo, in quanto so d'avere molte capacità... non vado spesso a scuola in quanto lei a casa non fa nulla.. pulisce il necessario e il resto devo farlo io. Mia sorella mi ha abbandonata.. non la sopporta più ed è andata a vivere da mia nonna anche lei ha perso le speranze. Qui non mi aiuta nessuno. Ho tutto questo peso sulle spalle e vorrei tanto scappare, ma dove dovrei andare? Senza un diploma, lasciare l'amore della mia vita qui.. I miei affetti! Non so cosa fare.. non voglio impazzire e di questo passo ne sono abbastanza vicina.. mia madre non si fa aiutare, come scrivi tu dice di stare bene.. mentre parla in continuazione di giorno di notte.. si alza e non esiste buongiorno figlia mia, ma cose assurde e senza senso. Mi manca il suo affetto.. quello che mi dava quando per me stava bene.. le sue attenzioni, il ritornare a casa e sentirsi dire come hai passato la giornata? Niente di tutto questo.. solo discorsi senza senso con persone inesistenti o perlomeno che non la conoscono.. lei vuole rimanere in quel mondo, non capendo che sta distruggendo il mio.. mi sento inerme e sola cercando di attraversare questo uragano che mi travolgere un giorno se non scappo da qui. Mio padre è stanco, eravamo benestanti come famiglia, ma piano piano ci ha distrutti anche economicamente.. non riusciamo più a riprenderci nonostante i nostri sforzi e la crisi ci abbatte ancora di più. Facciamo fatica ad andare avanti in TUTTO! Non ho chi mi aiuta. Non so come è cosa fare.. lasciare trascorrere ancora il tempo così fa male solo al pensiero. Io vorrei vivere un po della mia vita! La mia! Completarmi come persona, vorrei andare all'università, magari laurearmi e vivere una vita felice.. ma lei non potrà accompagnarmi! I miei sogni non riesco condividerli con lei.. i suoi occhi verdi sono spenti bassi assenti! Le sue parole ripetute senza senso fanno male anche a sentirle ormai. I mal di testa perenni, le sue grida senza senso dentro la testa mi fanno morire.. a volte vorrei tirarle qualcosa addosso e farla stare zitta. Non so come comportarmi, sono arrivata al limite. Non so cosa fare della mia vita! Lei non vuole curarsi e io sto perdendo la mia per guardare la sua!
-A.

Anonimo ha detto...

Sono l'anonima del 4 ottobre...durante questi quasi 2 mesi è successo di tutto...mio padre è completamente immerso nella sua fase maniacale', gli è stata ritirata la patente poi anche l'auto perchè guidava senza patente...ha avuto 2 incidenti in cui fortunatamente ha fatto tutto da solo senza far del male a nessuno...io ho giá interpellato chi potevo...sindaco,forze dell'ordine e medico di base...siamo riusciti a fargli incontrare una psichiatra ma lui non vuole seguire nessuna terapia perchè è convinto di star bene....ragazzi è molto dura però sono consapevole di aver provato tutte le strade possibili....grazie x avermi ascoltato....

Anonimo ha detto...

Prima di commentare vorrei fare una premessa: non ho mai parlato con nessuno di tutto questo.
Ho 18 anni e mia madre sta ricadendo in una forte crisi depressiva. Non ricordo neanche più da quanto tempo è malata. Lo è sempre stata. Non ho fratelli o sorelle, i miei sono separati. Sono sola ad accollarmi un peso che non riesco più a reggere. Quando avevo sei anni sono intervenuti gli assistenti sociali affidandomi a un istituto di suore, ci stavo solo il pomeriggio dopodiché stavo a casa. Mia madre non lavora, non pulisce casa e ora che sta riavendo questa crisi mi minaccia continuamente di farmi lasciare con il mio ragazzo. Non si preoccupa per me anzi ogni giorno vengo riempita di parolacce. Non ce la faccio più, ho intenzione di andarmene da casa. Per fortuna grazie all'aiuto ricevuto dagli assistenti sociali ( nonostante sia stata una tortura) sono autonoma. Vado bene a scuola e sto cercando di crearmi un futuro, però la sofferenza che porto dentro mi sta divorando.
Nei momenti peggiori dice di essere seguita da chissà chi, di essere controllata. Dice che sono pazza, non solo io ma anche tutte le persone che la circondano. Ogni sera deve prendere gli psicofarmaci e quando non lo fa il giorno dopo passo l'inferno. Non ricevo amore, solo menefreghismo. So che la colpa non è di nessuno ma davvero non ce la faccio.
Una volta mi ha confessato di volersi suicidare.
Un altro anno invece rimase sempre nel letto a piangere e ad urlare. Rompeva tutti i miei giochi preferiti quando ero piccola. Molte volte mi ha alzato le mani. Non riesce a rendersi conto di stare male e di far stare male anche me! Leggo nei commenti precedenti che alcune madri godono nel vedere le proprie figlie stare male. NON SAPETE QUANTO IO VI CAPISCA.
Tutto questo non finirà mai, può solo essere controllato con i farmaci.

Anonimo ha detto...

ciao miei cari,come posso dire..compagni di sventura o incubo,si perche non si puo definire altro che un incubo,avere un genitore che soffre di disturbo bipolare.Io sono fabio e insieme a mio fratello affrontiamo ogni giorno i vostri stessi problemi,non potete immaginare quanto avrei bisogno di ognuno di voi,guardarvi uno per uno dritto negli occhi e cogliere quello stesso malessere e sofferenza che provo io ogni giorno,perche solo cosi non mi sentirei solo.

Marco81 ha detto...

Messaggio 1/3 - chiedo perdono in anticipo per la lunghezza del mio intervento -

Ciao a tutti, sono Marco, 33 anni, dalla provincia di Milano. Vi scrivo perché sono stufo e non ne posso più, davvero.
Mi serve l'aiuto di qualcuno per uscire da questa fase di stallo che dura da troppi anni oramai, e che mi sta privando ingiustamente della serenità, della gioia di vivere, e, temo, anche della salute.
Il problema è mia madre. Ha qualcosa, più di qualcosa, che non va, da diverso tempo, penso da sempre, da quando è nata o per lo meno
da quando è morto mio nonno (lei aveva 15 anni, io ovviamente non ero ancora lontanamente nato).
Tutto ciò che ho in mano sono diagnosi parziali e verbali di dottori, psicologi e professionisti a cui mi sono rivolto di persona,
o ai quali mi sono rivolto da solo dopo che vi si era rivolta mia mamma.
I problemi principali che io e la mia famiglia ci troviamo ad affrontare sono questi:
- mia mamma è violenta: da che ho ricordi, nei momenti di difficoltà o quando c'era qualcosa che non andava in casa, mia mamma non ha mai avuto
problemi o remore nel 'muovere le mani', come si dice qui da noi. Io però non sto parlando dei classici 'due schiaffoni' educativi (dai quali
comunque mi dissocio), ma di vere e proprie aggressioni fisiche, dei pestaggi animaleschi, spesso fatti anche con scarpe o ciabatte, soprammobili, utensili. Le vittime, a seconda della situazione e della 'presunta motivazione', eravamo indistintamente io, mia sorella (più piccola di me di 11 anni),
ma anche mio padre (68 anni quest'anno). Le motivazioni, tranne in rari casi, sono sempre state futili, o comunque, sicuramente non hanno MAI giustificato la brutalità che mia mamma ha sempre mostrato in questi episodi.
- mia mamma rifiuta categoricamente di farsi visitare, curare, di entrare in psicoterapia e di prendere qualsivoglia psicofarmaco, anche dei più blandi, che gli sono stati sporadicamente proposti o prescritti da più medici: nella sua visione del mondo, sono gli altri a doversi far curare, lei sta benissimo e ragiona meglio di tutti, anzi, è la vittima preferita di tutti, indistintamente: qualsiasi persona con la quale ha a che fare (in special modo quelle
che conosciamo io, mio papà e mia sorella) ce l'hanno con lei, la vogliono fregare, la fanno disperare, si approfittano di lei ecc. Lei è la povera vittima indifesa contro tutti. Ogni tanto si rivolge a qualche psicologo (senza farlo sapere a nessuno) al quale va a raccontare, ovviamente, la SUA versione dei
fatti, così poi da poterci addirittura rinfacciare, nel corso delle liti, quando le facciamo presente che si dovrebbe far curare, che lei è già stata dallo psicologo, il quale le ha detto che ha ragione su tutta la linea, e siamo noi a doverci curare. Peccato che quando le chiedo di andarci insieme dallo psicologo, da uno qualsiasi a sua scelta, magari addirittura da uno da cui è già stata e che le ha dato ragione su tutto, per poter parlare dando anche la mia visione delle cose, se ne esce fuori sempre con la solita tiritera 'Non spendo un sacco di soldi per queste stupidate, tanto se non cambiate voi non risolviamo nulla'. Faccio presente che i miei non sono benestanti, ma poco ci manca. Sicuramente rientrano tra quelle famiglie che NON hanno per nulla problemi di soldi, anzi.
Continua

Marco81 ha detto...

Messaggio 2/3

- questo è solo un mio parere, ma io penso che mia mamma soffra di più disturbi psichici: è sicuramente un minimo border-line, ha disturbi ossessivo-compulsivi,
che spesso la portano al delirio e alla totale negazione della realtà, è ciclicamente depressa, oltre che ad essere la regina delle pessimiste: se noi
facciamo qualcosa, sicuramente siamo destinati a fallire, o c'è sempre qualcun altro che è in grado di farla meglio di noi.
Le sue ossessioni sono:
a) i soldi;
b) i risultati scolastici;
c) la casa in ordine ed i mestieri di casa;
d) il parere degli altri;
e) sua madre (mia nonna) ... su questo punto ci tornerò dopo, in quanto è quello più scottante che ci sta logorando da almeno 10 anni a questa parte.
- mia mamma sa tutto: a seconda dell'occasione, mia mamma diventa commercialista, avvocato, giudice, dottore, ingegnere, architetto, nutrizionista, psicologo, broker e chi più ne ha più ne metta ...
il parere di esperti del settore, se differente dal suo, non conta nulla, e anzi, le suddette persone sono degli ignoranti che non sanno fare il loro lavoro.

Taglio corto perché altrimenti finirei per scrivere un libro.
Il problema per il quale vi chiedo aiuto è il seguente: io ormai sono sposato e vivo da un'altra parte (insieme a mia moglie, che è al corrente di tutto e
'tollera', anche se con difficoltà, questa situazione che non sembra mai avere una via d'uscita definitiva).
Domenica c'è stato l'ennesimo episodio di violenza becera nei confronti di mio papà.
Ovviamente il tutto scaturito dopo che mia mamma sabato si era recata all'ospizio a trovare mia nonna (l'origine di tutto il male di casa mia, ma questo è
un discorso che mi farebbe dilungare ulteriormente), come spesso e volentieri succede: mia mamma è nervosa, arrabbiata, alterata per qualcosa inerente a mia nonna,
e si sfoga su mio padre, sia psicologicamente che fisicamente.
Tutto questo deve avere una fine, in un modo o nell'altro. Ci stiamo rimettendo tutti in serenità e salute.
Io tra l'altro a luglio del prossimo anno diventerò papà. E voglio smetterla di vivere nell'angoscia, nel terrore silenzioso di non sapere cosa succede a
casa dei miei. Tra l'altro non posso nemmeno 'tagliare i ponti' come qualcuno, giustamente (quando è troppo è troppo) ha fatto. A parte che voglio un bene
dell'anima a mia sorella e mio papà, ma soprattutto, anche in conseguenza della crisi, oggi mi trovo a lavorare con lui, quindi lo vedo tutti i giorni.
E la mattina quando mi passa a prendere in macchina ho sempre il terrore che esordisca con 'Tua mamma è completamente ammattita, ieri ha combinato un casino ...'
E' da quando ho 18 anni che mi sento uno schifo.
Mi è stata negata l'adolescienza, perché sono dovuto crescere e maturare in fretta per non lasciare che la famiglia si sfasciasse.
Ho lottato come un leone per garantire invece l'adolescienza a mia sorella, e nel bene o nel male ce l'ho fatta.
Mi sono sbattuto come un ossesso per riavvicinare i miei genitori, e anche in quello ho parzialmente centrato l'obiettivo.
Ho rinunciato ai miei sogni più grandi, la musica, lo sport, la carriera nelle forze dell'ordine.
Ho rinunciato semplicemente a prendermi tutti quegli svaghi e quelle 'sbandate' a cui ogni ragazzo dai 18 a 24 anni avrebbe diritto, e questo purtroppo
lo pagherò in futuro (anzi, lo sto già pagando).
Ma ora non ho più la forza di andare avanti così.
Mi sono volutamente 'estraniato' dalla lotta tra mia mamma, mio zio e mia nonna (madre e figli), che ha tenuto banco in questi ultimi 10 anni, e prosegue tutt'ora
perché ho deciso che era venuto il momento di cercare di pensare a me, di farmi una vita.
Ho imparato a convivere coi problemi e col carattere di mia mamma, ed ho insegnato anche a mia sorella e mio papà a fare lo stesso.

Marco81 ha detto...

Messaggio 3/3

Certo, una vita di mezze bugie o di verità camuffate non è il massimo, ma dopo un po' ci si fa il callo, basta mantenere la lucidità e basta avvisare le persone
che ci vogliono bene: se ci vogliono bene, capiranno.
Tuttavia, c'è una cosa che non sono mai riuscito a fermare, e che in tutto questo schifo è la cosa che mi fa stare più male in assoluto: la violenza di mia
mamma nei confronti di mio padre.
Spesso passano dei mesi senza che accada nulla, ma poi basta un niente, un'inezia, una cosa assolutamente senza senso, ed ecco che ritorna l'animale.
Ecco che ritorna una persona indegna di essere chiamata mamma, moglie o semplicemente essere umano.
Una persona che odio con tutto il mio cuore e che, più volte, ho pensato di sistemare semplicemente con le mie stesse mani, perché tanto è assurda
la violenza che usa quanto è pazzesca, allucinante la lucidità che ha mentre lo fa, ed è vergognoso COME lei si giustifichi nella sua testa per quel
comportamento.
Io ogni tanto penso a mio padre e mi si spezza il cuore. Ho perso mio suocero di 59 anni poco più di un anno fa, a causa di una malattia, e mia mamma,
tremendamente scossa ed emotivamente provata per l'accaduto, il giorno dopo il funerale, prendendo spunto sempre da una discussione avvenuta dopo che era
stata in ospizio a trovare mia nonna, ha letteralmente massacrato di botte mio papà, gli ha tirato addosso di tutto, ciabatte, scarpe, piante, quadri.
Il giorno dopo, anziché essere io a consolare mia moglie che aveva appena seppellito il padre, mi sono trovato a piangere e ad essere consolato da lei,
per l'ennesima volta, per la follia di mia mamma.

Ho anche pensato al TSO, ma ho dei problemi di fondo:
- se non dovessero trovare nulla di anormale a mia mamma (sembra strano, ma è talmente tanto lucida a suo modo quando ha questi episodi di violenza,
che ogni tanto mi trovo a pensare che non soffra di alcun disturbo psichico), una volta rientrata dall'ospedale o dalla clinica succederebbe di
sicuro una strage.
- mio cugino (il figlio di mio zio, il fratello di mia mamma, con il quale è in guerra eterna per via di mia nonna), da poco lavora in comune come
assessore. Il mio è un paese piccolo, pieno zeppo di gente di mentalità contadina e ottocentesca. Non appena presentassi al sindaco la richiesta di TSO,
il primo a saperlo sarebbe di sicuro mio cugino, che andrebbe di corsa a riferire ad amici e parenti. Il che, in caso di non completa guarigione da parte
di mia mamma, complicherebbe ulteriormente il tutto.

Ultimamente mi sono rivolto ad una psicoterapeuta comportamentale, raccontandole tutto per filo e per segno.
Ha confermato praticamente tutti i miei dubbi in merito ai disturbi di mia mamma, ma parallelamente mi ha detto che lei potrebbe lavorare su di una
persona simile solo e soltanto sotto un regime di cura con psicofarmaci. Diversamente ogni tipologia di approccio psicologico risulterebbe inutile.
Mia mamma, lo ripeto, non solo rifiuta di venire da psicologi/psichiatri con me, ma ancor di più si rifiuta di prendere qualsiasi pastiglia che le
possa dare un aiuto, un sollievo, in quanto ovviamente nel suo mondo lei è giusta e perfetta, il problema sono sempre gli altri.
Come posso fare per arrivare a farla curare?
Scarto a priori l'aiuto di amici/parenti e/o persone esterne.
Ha litigato poco a poco con tutti quanti, e le poche amiche che ha o sono complessate come lei, oppure si guarderebbero bene dal mettersi in mezzo
ad un casino simile (non le biasimerei di certo).

Ripeto, in che modo potrei arrivare, con l'aiuto magari di mio padre e mia sorella, a far visitare e quindi curare mia mamma?
Magari qualcuno ha avuto un'esperienza simile alla mia ed è riuscito a sbloccare il tutto utilizzando qualche stratagemma particolare ...
Aiutatemi, sono disperato.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, ho 42 anni, alla morte della mia tutrice, mia nonna, quando avevo 15 anni, mi sono trovata proiettata nelle vite dei miei genitori, padre alcoolizzato, madre bipolare. Ora mio padre non c'e' piu' da anni, mia madre sta morendo perchè ha smesso di mangiare e nemmeno in clinica riescono a farci piu' niente. In questi anni ho imparato che spesso l'affetto e l'aiuto vengono da fuori, invece che da dentro il nucleo familiare. Mi portero' dietro e ferite degli anni passati a disperarmi dietro due genitori bambini per sempre. Ma ci sono molte cose che ho imparato: il mondo non è sempre cattivo, tanti estranei completi negli anni mi hanno aiutata, molto piu' dei parenti-serpenti. E ho imparato a slegarmi dai sensi di colpa che sempre si provano verso i genitori. Non cancellarli, ma vederli da fuori. Se ancora siete insieme ai vostri genitori problematici, cercate aiuto fuori, a tutti i costi, soprattutto per VOI!!! Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, e`bello sapere che non si e` soli nella lotta contro il disturbo mentale di un genitore.Mia madre soffre di un disturbo bipolare ad agosto ha avuto una crisi che ha portato il ricovero in ospedale, non dimenticherò mai quel giorno lei che mi stringeva e piangeva e mi implorava di non lasciarla li,non ho mai parlato con nessuno di quel giorno leggendo le vostre storie ho deciso di aprirmi perche forse so che potete capire ciò che si prova, quel senso di vuoto, quell angoscia che ti attanaglia il cuore, quel senso di impotenza , quella rabbia... ora le cose vanno meglio diciamo praticamente prende talmente tanti farmaci che e` un vegetale e ogni volta che vedo quegli occhi vuoti mi sento morire dentro. Mia madre e` sempre stata una tipa energca , piena di vita, estrosa e vederla cosi mi fa un male indescrivibile.Però non perdo le speranze che le cose possano migliorare , la cosa che mi da forza e` il suo sorriso quando e` felice, quella piccola scintilla che intravedo nei suoi momenti di lucidità che mi porta ogni giorno a lottare per lei e con lei.le ferite sono tante e ce le porteremo per tutta la nostra vita ogni eroe ne ha una, ognuno di noi e` un eroe perché lotta contro un demone invisibile, contro la propria coscienza, contro l ignoranza della della gente che al posto di aiutare emarginano una persona con dei disturbi mentali, contro delle istituzioni idiote che non capiscono che il reintegro sociale e lavorativo e` essenziale.fatevi forza e non lasciatevi sopraffare da un senso di resistenza passiva. E` una lotta continua ogni giorno e forse non avrà mai fine, questo non lo so, ma di una cosa sono certa non sarò io a perdere! Spero con queste parole di aver dato un po di coraggio a tutti.FORZA

Anonimo ha detto...

Ciao! E' stata una grande sorpresa sapere di questo spazio! Che bello! E' vero, i figli di genitori malati di mente sono sempre quelli meno calcolati! Anche mia madre è bipolare, sin da quando ero davvero piccina, e da sempre, anche durante le sue crisi isteriche,come ben saprete insulti pesanti, percosse, sputi, non ho mai avuto appoggio da parenti e cari. Anzi, è proprio l'ultima cosa da aspettarsi, la gente in genere se ne lava le mani perché non ha voglia o perché la verità in certi casi è dura da accettare. Ho provato un forte disprezzo nei confronti di me stessa, rifiutavo l'idea di essere stata partorita da mia madre! Comunque ora la situazione non è cambiata, ma ho passato molto tempo fuori, me ne sono andata da casa molto presto, a ricostruire la mia vita, dato che anche mio padre è fuggito lasciandosi dietro anche me! L'unica cosa è che spero davvero di non finire anch'io pazza da legare, dato che il dolore che a volte ci si porta dentro ormai è diventato parte integrante, e spesso non si è consapevoli della sua latenza.

coraggio, la vita è di passaggio! :)
Un bacione immenso a tutti quanti!!!

Anonimo ha detto...

Salve a tutti, sono un ragazzo di quasi 20 anni e mia madre è isterica. Non so davvero come comportarmi, mio padre non mi aiuta su questo, mio fratello più piccolo neanche, mia madre con gli altri è una persona dolce disponibile , mentre a volte con noi diventa una bambina , pronta a gridare ed alzare le mani, fare scenate per niente, mettere zizzania fra di noi, quindi ci sono continui litigi con lei per colpa sua. Mio padre scappa ogni volta che inizia a comportarsi così con lui, l'ambiente non è sereno e non so a chi rivolgermi.. lei non accetta quando le dico com'è.. cosa fare in questo caso? come dovrei approcciarmi?

Marco81 ha detto...

Ciao, sono Marco81, il ragazzo che ha scritto i 3 lunghi messaggi il 9 dicembre.
La situazione purtroppo a casa dei miei è precipitata, è due giorni che mia madre insulta, umilia e picchia mio padre per motivi futili o inesistenti.
Stamattina mio padre non ce l'ha fatta più ed ha reagito, rispondendo alla violenza fisica, e, anche se so che sbaglio a pensarlo, ha fatto bene. Troppi anni di insulti, umiliazioni e violenze.
Ora però ho detto basta. Io a luglio diventerò papà e, nonostante non viva più con i miei da 3 anni la mia vita (e quella di mia moglie) sta diventando un inferno. Io è da ieri che non riesco a mangiare e da stamattina che ho delle fitte atroci nelle gambe e nelle braccia (probabilmente sono talmente teso e coi nervi a fior di pelle da provare addirittura dolore a muovermi normalmente).
Domani mattina dapprima mi recherò dal medico di famiglia (che è anche il medico di base di mia mamma) e vuoterò completamente il sacco.
Domani pomeriggio affronterò mia madre per l'ultima volta e le darò l'aut-aut: o accetta di capire che è malata e accetta di farsi visitare e curare di sua spontanea volontà (le lascerò anche la facoltà di scegliere uno psichiatra a sua scelta), oppure dopodomani mi recherò dagli assistenti sociali e in ospedale al reparto igiene mentale, e mi farò dare le informazioni necessarie per farla ricoverare con la forza.
Ora non tollero più di essere ostaggio della sua malattia, malattia che lei non riconosce, che lei sfoga sugli altri, e che lei si rifiuta di farsi curare.
Diversamente, vedrò di far separare i miei, in modo che mia madre finisca da sola. 22 anni di questa vita mi stanno uccidendo, non è vita questa, è un inferno.
Se rifiuta la sua malattia, se la vedrà da sola, così almeno non coinvolgerà le persone che le vogliono bene (e a cui io voglio bene).
Ho deciso, e non ci sarà verso di farmi cambiare idea.

Sono troppo stufo e stanco.

Anonimo ha detto...

Ciao ragazzi/e... Ho scritto in questo blog più o meno un anno fa, sono l'anonima del 25 nov. 2013. Se non l'avete letto, vi dico brevemente che sono cresciuta anch'io con una madre molto malata che si è uccisa quando ero adolescente. Era tanto che non entravo qui nel blog e ho letto molti dei messaggi che avete scritto nel frattempo. Mi spiace molto per le vostre storie, so che nessuno capisce il nostro incubo. Neanch'io ho mai trovato qualcuno con cui parlarne e che capisse veramente. Porto sempre dentro di me questo enorme dolore e tanta rabbia. Se ne avete voglia scrivetemi a blueskyyy@virgilio.it

Mi farebbe piacere, magari ci possiamo confortare a vicenda...

anna ha detto...

Ciao.La solitudine dei figli di persone con disturbi mentali è data anche da chi istituzionalmente dovrebbe agire. Non so se mia madre soffra di disturbo bipolare o narcisistico. Ha sempre rifiutato di prendere anche solo in considerazione l'ipotesi di un consulto.I dubbi sul suo stato sono usciti quando io adolescente andavo a curare la mia anoressia(se vomitavo era perchè volevo uscire la sera,diceva lei). Non c'è una diagnosi certa.Io vomitavo lo schifo che era intorno a me, vomitavo mia madre e la mia vita fatta di botte, soprusi fisici e psicologici.Mi chiamava putt., mign.già a 7 anni. piccola,mi cacciava di casa buttandomi giù dalle scale. passavo pomeriggi chiusa dentro l'armadio. mi ha accoltellato alla schiena. La quotidianità aveva un senso tragico della vita. Era un dramma anche solo andare a comprare il pane o preparare i pasti.Passava da momenti così a momenti di estrema violenza. Tutto nell'impasse della famiglia. Eppoi lei è furba.E'uno nessuno e centomila. Ha tante maschere secondo le situazioni, per cui riesce ad apparire angelica e generosa oppure vittima degli altri. E'riuscita a costruire mondi paralleli con queste diverse maschere, mondi che tiene isolati e non comunicanti grazie a una ragnatela di bugie e arrendevolezze altrui per quieto vivere. Manipola la realtà con le bugie e ha sempre avuto bisogno di un "nemico" a cui urlare contro, umiliare e imputare come responsabile della sua sofferenza. Prima la madre e mio padre e,morti loro,io,il suo satana. Mi faceva riti per allontanarmi il diavolo. Le cicatrici fisiche che porto ancora oggi sono niente rispetto a quelle dell'anima. Per la mia incolumità a 20 anni sono scappata. Ho lasciato mio fratello solo con lei!!e lui l'ha sopportata e si è reso remissivo e accondiscendente. Nata mia figlia, mia madre ha manifestato subito pensieri aggressivi anche verso di lei e ho chiuso ogni tipo di rapporto per proteggere la mia bimba.Si andava avanti così. Lei,con le sue bugie da nonna negata,io a cercare una vita decente,mio fratello a barcamenarsi. Ora mia madre ha un'ischemia grave. In ospedale ho raccontato le sue manifestazioni emotive estreme. E'stata fatta una perizia psichiatrica. La cardiologa dice che il referto, che non mi hanno fatto leggere, parla di una persona NORMALE e collaborativa = al sentire che parlava con lo psichiatra ha messo la sua maschera migliore. Se non ha preso i farmaci nascondendoli è un normale rifiuto della malattia. Non importa che ha accusato mio fratello dicendo che era colpa sua se stava male e il medico di turno le ha spiegato che si tratta di malattia organica. Lei ha risposto al medico:"scusi, e lei che ne sa?"Non importa se ha avuto 2 episodi aggressivi su mio fratello, tentando di colpirlo in ospedale.Comunque sia ora non può prendere psicofarmaci.Si rimanda a quando esce dall'ospedale magari con una visita psichiatrica privata. E brava dottoressa!Come se non avessi provato mai a farlo! Dottoressa, ha presente la fase depressiva(rifiuto delle medicine)e la fase aggressiva? Se è normale, allora è solo cattiva? Sta talmente male di cuore mia madre che non sarà più autonoma quindi avrà bisogno di qualcuno. Lei invece di ringraziare Dio di essere viva, ancora intriga, manipola, inveisce.Ieri mi ha urlato di lasciarla in pace, di non venire mai più, neanche al suo funerale.Le infermiere hanno sentito e hanno chiesto. Quando ho detto dell'accoltellamento all'infermiera, il commento di mia madre è stato: "questa sta raccontando i fatti miei agli estranei!" Sono di nuovo ripiombata nell'incubo. Mio fratello è stanco.In ospedale se stanno lavando le mani e io riesco a provare solo pietà per mia madre e ciò mi fa sentire in colpa. Ma NON VOGLIO essere risucchiata di nuovo all’ inferno.Ora chiedo aiuto e non lo trovo.Può 1 solo colloquio con lo psichiatra dichiarare la normalità di una persona che dà segni di disturbi di personalità? Che faccio? Sparisco di nuovo?

Electric Ladyland ha detto...

Ciao a tutti! Siete veramente tantissimi! Desidero ringraziarvi di cuore per aver lasciato le vostre testimonianze, sono importantissime per far capire che non si tratta di casi isolati ma, ahimé, di situazioni assai diffuse e, purtroppo, per gran parte invisibili. La vostra voce, in questo piccolo spazio, è importantissima. Perciò, grazie davvero a tutti per continuare a scrivere e condividere...

Purtroppo, da un po' di tempo, non riesco più, come vorrei, a rispondere ad ognuno di voi... ma desidero segnalarvi il Gruppo Facebook di Auto Mutuo Aiuto che ho creato per noi figli: https://www.facebook.com/groups/218565708168348/

Ci aiutiamo e ci sosteniamo a vicenda e dividiamo il carico, sfogandoci, infondendoci coraggio e scambiando le nostre esperienze e informazioni utili. Il gruppo è chiuso e riservato ai figli di persone con disagio psichico, perciò solo chi ne è membro può leggere ciò che viene scritto e pubblicato.

Se non volete accedere con il vostro profilo personale (dato che la vostra appartenenza al gruppo sarà visibile ai vostri contatti - pur rimanendo protetti i contenuti condivisi), potete eventualmente creare un profilo alternativo che protegga la vostra privacy. In questo caso, per facilitare il lavoro (volontario) mio e delle altre quattro amministratrici che mi danno una mano nella gestione del gruppo, vi chiediamo gentilmente di inviare un messaggio di motivazioni tramite Facebook agli amministratori del gruppo per comunicare il vostro desiderio di iscrivervi. Questo ci permetterà di aggiungervi anche se avete un profilo con un nome di fantasia perché sapremo che non è un profilo fake, dunque potenzialmente pericoloso (purtroppo dobbiamo tutelarci da spammer, troll e altre insidie internettiane). Spero vogliate unirvi a noi per sostenerci vicendevolmente. Vi aspetto!

Un abbraccio,
Stefania.

Anonimo ha detto...

messaggio 1/2

Ciao a tutti/e.
Leggere le vostre testimonianze mi dà un po' di conforto, mi fa sentire meno sola, ma sappiamo benissimo che questa breve sensazione non ci aiuterà nel concreto. Non verrà nessuno qui a casa mia a dirmi che non sono io la pazza, come invece mia madre vuol farmi credere. Ciò che mi angoscia di più è essere sola, essere l'unica persona a vedere ciò che lei fa, a conoscere ciò che lei è davvero. Come qualcuno di voi ha scritto, anche mia madre ha tante maschere. Al lavoro, quando ci va, è amichevole, gentile, simpatica, "normale". Quindi nessuno sa cosa lei faccia a casa, ciò che dice a me e a mio padre. Non lo sa nessuno. E ho paura che nessuno lo saprà mai. Mio padre ha esattamente il carattere adatto a lei: non dice nulla, non reagisce, non mi ha mai difesa, si lascia scorrere tutto addosso, non gliene frega niente. Quando non ha più voglia della situazione, se ne va in albergo, lasciando me sola con mia madre. Mio padre ha dei problemi, prende un sacco di medicine; mia madre non so se sia bipolare, ma di sicuro bene non sta. Lei gli urla sempre contro, ma trova giusto che a lui non importi di quando lei se la prende con me perché "ormai sono grande" e non sono affari suoi. In realtà lei mi tratta come una bambina ed è contenta che lui non si intrometta mentre lei sfoga la sua frustrazione su di me. Io ho provato a difendere mio padre, lei mi ha sempre detto, infatti, di stare zitta e di farmi gli affari miei. Non può privarsi della sua vittima di turno.

Mia madre ha sempre avuto un carattere molto forte, ha sempre fatto solo ciò che ha voluto, è sempre stata lei a decidere tutto qui a casa, ha sempre ottenuto tutto. L'ultima parola - l'unica parola - è sempre stata la sua. Ho sempre avuto paura di lei e delle sue reazioni esagerate, fuori luogo. Non ho dei ricordi precisi, ma ho da sempre l'ansia di fare qualcosa di sbagliato perché lei, alla minima cosa che non va bene, inizia ad urlare e a scatenarsi su di me. Anche cose minime come una goccia d'acqua in terra. Io ho paura di respirare.

Sono diventata una donna - anche se in realtà non mi sento tale - totalmente insicura. Mi ha sempre rimproverata per tutto. Anche adesso, come se fossi una bambina di 5 anni, benché ne abbia 20 di più. Riesce sempre, non so come, a trasformare la realtà a suo favore. Non è lei a reagire in modo esagerato: sono io a provocarla. Non è lei ad insultarmi: sono io a provocarla. Sono sempre "io che..." faccio qualcosa di sbagliato. Niente di ciò che faccio va bene. Niente è mai andato bene. Avrei sempre potuto fare di più, avrei sempre potuto fare meglio. Avrei sempre DOVUTO fare meglio. Che si trattasse di scuola, di pulizie in casa, di qualsiasi cosa. Ho sempre pulito in casa, ma non le solite cose come sparecchiare la tavola e aiutare la mamma a preparare la cena. Io a 12 anni pulivo tutta casa: piatti, lavatrice, pulire il bagno, spolverare i mobili, dare la cera ai mobili, aspirapolvere, lavare in terra, cera. Io ogni lunedì facevo tutto questo e ogni giorno mantenevo pulito. Lei adesso nega, dice che non ho mai fatto niente di più di lavare due piatti. Falsa. Io facevo tutte quelle cose e lei tornava a casa e aveva il coraggio di andare in un angolo dietro ad un mobile e chiedermi perché lì ci fosse ancora un po' di polvere. Nonostante avessi fatto tutto in modo perfetto, lei andava a trovare una cosa inesistente pur di darmi contro, pur di dirmi che avevo fatto male, che non avevo fatto abbastanza, che se voglio fare qualcosa lo devo fare bene altrimenti devo lasciare stare. Pretendeva questo da me, figuriamoci adesso. Da allora mi occupo di questa casa, ma dice che non faccio assolutamente nulla.

Anonimo ha detto...

messaggio 2/2

Sminuisce sempre tutto. Sono io che me la prendo, sono io che sono nervosa, sono io che esagero, sono io che non ho pazienza, sono io che voglio pensare solo a me stessa, sono io che sono egoista, sono io che faccio le cose male. Io devo stare zitta. Lei deve parlare. Solo lei. Se dico qualcosa vuol dire che mi sento superiore, che mi sento perfetta. Prende ogni mia parola e la rigira come vuole, a suo favore. Dice A ME che devo pensare al peso delle parole, scegliere meglio le parole perché sono esagerata, dico cose senza senso, cose false. IO devo fare questo, non lei che da sempre mi dà addosso ogni giorno, tutto il giorno, per ogni minima cosa. Trasforma tutto a suo favore. Dice che fa tutto lei, si elogia sempre, pensa di avere tutto sulle spalle. Se oso aprire la bocca la tragedia aumenta. Mi ha già sbattuta fuori (mio padre ovviamente è stato quello a chiudermi la porta in faccia, alzando le spalle) e minaccia ogni volta di farlo perché secondo lei sono una viziata egoista nullafacente, una ragazzina che pensa solo a se stessa, una che non si dà da fare, che non sa concludere nulla. Mi dà la colpa per tutto, ma dice che sono io che voglio sentirmi la vittima. Sono sempre io a provocarla secondo lei. Mi attacca sempre nei miei punti deboli e va avanti all'infinito.

Non c'è nessuno a frenarla. NESSUNO. Sono completamente sola. E' una violenza psicologica che dura da tutta la mia vita. Una cosa dopo l'altra, alcune piccole, alcune enormi. Giorno dopo giorno. Sto per esplodere. E oltre a questo ci sono le sue manie, l'alcool, assurdità. Ogni cosa è un pretesto per darmi addosso, per farmi sentire un fallimento. Mi obbliga a mangiare cibo scaduto, mi obbliga a fare solo ciò che vuole, sempre a dire che è tutto una mia fissa, sempre a darmi colpe e a dire che non è vero, che mi invento tutto, che sono pazza e nevrastenica.

Io non riesco più a fare nulla, non riesco più a pensare, ad avere la mente libera, sono sempre in ansia, non riesco ad andare avanti con la mia vita, a costruire qualcosa, non ce la faccio più mentalmente né fisicamente. Il mio sogno è vedere il mio dolore riconosciuto da qualcuno di esterno, ho bisogno di sentirmi dire che non sono io quella che sbaglia. Mi sento soffocare, mi sento sempre più schiacciata, senza via d'uscita. Dall'esterno forse sembro davvero una ragazzina, ma nessuno sa il male che devo combattere ogni giorno e che non mi permette di andare avanti

Anonimo ha detto...

salve a tutti...ho un bambino in affido ormai da 9 anni.il ragazzo ha 14 anni..sono mesi che cerco di far capire agli assistenti sociali e agli psicologi dell'asl che questo ragazzo ha delle difficoltà a vedere la mamma bipolare...ma questi non capiscono e mi chiedono come sia possibile che vederla gli crei così tanta sofferenza..la prossima settimana avrò un incontro( io .mio figlio affidato e la psicologa)dove cercheremo di spiegare quanto sta male anche solo a pensarla.lui non vorrebbe più incontrarla e gli psicologi sostengono che deve affrontare le paure e crescere... io sono senza parole. io non credo che sia difficile da capire ma per loro non è così..

Anonimo ha detto...

Ti sono, anzi, vi sono vicino con l'affetto e la speranza, parla uno che trova molta dignità nelle storie che ha letto; uno che ha sofferto e ancora sta combattendo il suo male; pensate che uno psicoterapeuta da cui sono andato non mi ha aiutato per niente, anzi, secondo me ha peggiorato la situazione praticando l'ipnosi su un paziente con un disturbo dissociativo..i miei stanno bene, almeno credo, sono io che ho avuto problemi; ed è una famiglia in cui tutti, nostro malgrado, ci diamo una mano. Volevo cmq condividere con voi questa cosa, scusatemi. Buona vita a tutti.

Lella ha detto...

Ciao a tutti, ho letto con attenzione le vostre storie e mi sono ritrovata in tanti di voi. Anch'io ho una madre bipolare, almeno credo,perchè non sono riuscita ad ottenere mai una diagnosi in quanto si è sempre rifiutata di farsi visitare e davanti agli altri si è sempre mostrata allegra e socievole e ha sempre nascosto la sua parte agressiva, in cui perde qualsiasi controllo. In alcune occasioni sono dovuta ricorrere al 118 e al 113 ma purtroppo non sono riuscita ad ottenere nulla. Quando la stavano per ricoverare mia madre ha chiamato subito il suo avvocato che ha convinto subito i medici a dimetterla minacciandoli di denunciarli e i poliziotti mi hanno detto che fino a quando non fa qualche cosa di eclatante non possono intervenire.
Purtroppo la situazione via via e' peggiorata e ora che sono sposata e ho dei figli si trovano a subirne le conseguenze della malattia di mia madre anche loro. Negli ultimi anni mia madre ha cominciato a distrorcere la realtà e accusarmi di cose mai fatte e le sue visite finivano sempre con grandi scenate in cui perdeva totalmente il controllo. Tali scenate hanno spaventato talmente tanto i bambini che da allora non vogliono più vedere la nonna e sia io che mio marito abbiamo deciso di accordare le visite ai nipotini a mia madre solo a patto che lei si facesse visitare e si curasse. Ovviamente mia madre si rifiuta tutt'ora di farlo e ha iniziato a rivolgersi ai presidi delle scuole dei miei figli, al parroco, alla catechista, ai vicini di casa alla polizia piangendo e dicendo che le stiamo impedendo di vedere i nipoti e ora ci troviamo nella stessa situazione dell'anonimo affidatario che ha scritto il 27 febbraio.Tutti continuano a dirci che i nostri figli devono vedere la nonna, che devono affrontare la paura della nonna e capire che la nonna forse è malata.Che non cresceranno sani se non li forziamo ad avere un rapporto con la nonna. Ma come faccio io a far capire a queste persone che un rapporto "malato" non puo' portare nulla di buono se non dolore? Come posso spiegare a loro che io che sono ormai adulta ho ancora PAURA del mostro in cui si trasforma mia madre nonostante sia cosciente che e' malata? Come posso convincere gli altri che sotto quell'aspetto di nonnina tanto carina c'è una persona che ha bisogno di cure? Sapere che ci sono tante persone nella mia stessa situazione mi fa sentire meno sola e auguro a tutti voi di trovare il coraggio e la forza per non permettere che la malattia dei nostri genitori ci logori e si impadronisca di noi, e dei nostri sogni. Grazie Stefania per questo Blog. Un abbraccio a tutti voi

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti..anche io ho la mia storia..anche io sono figlio di una madre bipolare..ora ė ricoverata tramite tso al reparto di psichiatria dell'ospedale..ha sputato tutta la terapia a nostra insaputa..è la quarta volta che succede..mano a mano e piu dura..nel settembre del 2014 ho deciso di sposarmi e di andare a vivere con mia moglie insieme ai miei..ora ė incinta..la bimba nascerá per luglio..vale la pena restare li o meglio spostarsi? Scusate se scrivo in maniera frettolosa e confusa..spero di poter scrivere di nuovo qui e illustrarvi meglio la situazione che vivo dal 2006 tra alti e tanti bassi..vi prego rispondetemi..un abbraccio a tutti..

Anonimo ha detto...

Mia madre da forti segni di bipolarismo ma se le chiedessi di incontrare uno psichiatra lei non collaborerebbe! Come posso fare per "combinarle" un incontro?

Anonimo ha detto...

Sera a tutti, anche io ho avuto una madre bipolare...ha avuto problemi di anoressia e bulimia quando era all'università, poi ha sposato mio padre ma dopo 5 anni è andato tutto a rotoli. Mi sono ritrovata a fare da madre a mia madre da piccolissima fino a essere invisibile completamente. Papà ha fatto del suo meglio ma ha sposato (rullo di tamburi)un avvocato divorzista..sono sempre stata ribelle, da adolescente stavo sulle mie senza troppo rompere ma non volevo nemmeno mi si rompessero altrimenti esplodevo di ira. mi sono ritrovata quasi alla fine del mio percorso di studi con gli stessi sintomi di una sindrome da stress post traumatico e sbalzi di umore ! Esattamente come ne aveva lei. Probabilmente per chi è molto piccolo, determinate reazioni vengono interiorizzate e vengono espresse all'esterno; crescendo,però, ci si accorge che qualcosa di "indesiderato" si annida dentro di noi e si cerca di mandarlo via, purtroppo non è così facile. Quando ho iniziato a capire che qualcosa non tornava ero al secondo anno di università, e me ne sono accorta dal fatto che i miei rapporti con gli altri (soprattutto rapporti intimi) prendevano pieghe orrende, tanto da doverli chiudere. La sensazione è : cerco di comunicarti "A" ma non arriva "A", arriva "Z" .Come se ci fosse un filtro nero. negli anni successivi è stato frustrante farmi capire, difficile. Adesso sono sprofondata in una ombra nerissima, va meglio rispetto ai primi mesi , ma stanno venendo fuori l'ira e l'odio verso i miei genitori! una parte di noi (quella interdetta , la famosa 'personalità del fanciullo') riconosce di chi sono le colpe e le indirizza in modo corretto, ma fuori tempo! i miei studi proseguono, sono immersa tra libri e sedute e se qualcuno di voi ha anche sofferto di attacchi di panico e di ansia , vi consiglio di scaricare Ilovepanicattacks, una serie di esercizi settimanali di un ragazzo belga di nome Geert, (lo trovate anche su youtube) sto usando anche i suoi consigli e la sua tabella di marcia. spero di essere stata di aiuto! un abbraccio a tutti quelli come me :) (sorridiamo và!)

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti anche io figlia di madre bipolare. Ultima crisi un anno e mezzo fa con ennesimo ricovero. Ora vivo perennemente con la paura che succeda ancora. . Controllo ogni suo movimento x cercare di capire se sta x succedere. Vivo con l ansia tutyi i giorni. . Ho paura x come potrebbe reagire mio padre ormai stanco di tutto questo vivo nel terrore che succeda. Spesso la notte sogno lei in crisi ipomaniacale e mi sveglio tranquilla che era solo un sogno ma ulteriormente in ansia al pensare che potrebbe succedere ancora. . Non riesco mai a stare tranquilla è il mio pensiero fisso ormai. . Succede anche a voi? Grazie mille x questo Blog .. ciao

Anonimo ha detto...

Ciao! Mi sento di darti del tu perché la tua storia rappresenta la mia! Oggi ho 22 anni figlia di una madre borderline! Che solo poco tempo fa ho scoperto! Prima per gli psicologi e psichiatri area solo depressione! Peccato che io ci vivevo insieme e cresceva una sorellina di 9 anni in meno di me! Che prima dovevo proteggere lei poi venivo io! Un anno fa ha tentato il suicidio con la mia sorellina in casa! L'ha trovata lei ha solo 12 anni in una pozza di sangue! Sono disperata! Credimi non trovo la forza se non per mia sorella! Che ora hanno affidato a mia zia! Ma continuo a chiedermi perché io perché questa vita! Forse siamo state scelte perché abbastanza forti per viverla! Mi piace pensarla così! Ciao buona fortuna

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, è la prima volta che leggo una storia simile e la prima volta che scelgo di parlare della mia situazione.
Mia madre ha dei problemi psicologici e sono la sola a doverci vivere, a dover combattere e ha subire spesso e volentieri brutte parole, critiche continue e suoi stati di cui ho veramente tanta paura.
Non vuol farsi aiutare, quando gli si prova a dire che ha bisogno di un aiuto esterno ( di cui non bisogna vergonarsi, abbiamo tutti dei problemi che andrebbero risolti secondo me ) dice che la insultiamo, che non è vero, che lei sta bene.
Io vivo con lei, principalmente da sola, perchè mio padre viene solo nel fine settimana per lavoro e mio fratello vive da solo, so solo io le cose brutte che mi ha detto, le critiche a me, al mio fidanzato, a quasi tutti i miei amici che sono venuti in casa, vede il male ovunque, forse principalmente in me.
Sto malissimo e solo oggi ho trovato il modo di sfogarmi, perchè ho tanta paura di riversare tutto nella mia futura famiglia, ho paura che dopo aver vissuto 26 anni in questa situazione, diventi parte di me e del mio modo di essere, perchè per quanto possa impegnarmi io non so come aiutarla, perchè non vuol farsi aiutare, ed io non posso prenderla e portarla di forza da qualcuno.
Mi ha visto piangere, implorarla di essere aiutata, parlarne nel modo più amorevole possibile, nulla, ho ricevuto solo critiche anche mentre singhiozzavo disperata, mi ha detto che le ho rovinato la vita per poi dirmi che lei no, queste cose non le hai mai dette e che è stata una bugia detta dal io fidanzato.
A questo punto mi chiedo perchè, perchè non vuol essere aiutata, non dico per forza da uno psichiatra, ma almeno da uno psicologo, perchè ha vissuto una vita molto difficile, vittima di una famiglia non ''sana'', ed ora vedo la situazione IDENTICA, vedo i miei nonni litigare come i miei genitori, vedo mia nonna sfogarsi con sua figlia, mia zia, come lei fa con me.
Le sono sempre stata vicina, mi sono sempre comportata nel migliore dei modi, ho studiato, preso una laurea e nel bene o nel male ho sempre lavorato, ma niente, trova il perenne modo d' insultarmi, di dirmi addirittura che sono io quella che non sta bene, quella sbagliata.
Vi chiedo di aiutarmi, di capire le sue ragioni, di dirmi che non sono io la persona che è sbagliata, ma che sbaglio solo nel non aver ancora trovato il modo di aiutarla, che se piango da sola non sono io la debole, ma sono vittima di una situazione bruttissima e mai voluta, ma che cerco da sempre di risolvere.
Come faccio? a chi rivolgermi? i suoi scatti mi fanno sempre più paura ed il suo dolore è anche il mio, soffro perchè ricevo i peggiori insulti e dopo anni che vieni insultata cominci a crederle le brutte parole.
Come posso aiutarla ma facendole capire che non la sto insultando ma che lo faccio per il suo bene e per il bene di tutti noi?
Grazie di cuore a tutti e grazie a te che hai scritto l' articolo, mi hai dato una forza incredibile e ti stimo con tutta me stessa.

Anonimo ha detto...

Perdonate lo sfogo scritto pochi attimi fa, leggendo alcune storie qui mi rendo conto di una cosa, lei si da da fare per noi, non mi manca il suo affetto e la sua dolcezza, i suoi abbracci e le sue dolci parole, cucina per noi e lo fa con amore, ma quando poi si accende una discussione io non so più chi lei sia, non è lei ad avere quegli scatti e provo rabbia, frustrazione, dolore. Ho letto del bipolarismo e non la rappresenta o forse io non essendo un dottore non so riconoscerla, la sua infanzia difficile si ripercuote su di lei, su di me, sulla famiglia che lo ammetto, non è la famiglia del mulino bianco, ci sono problemi come in tutte le famiglie. Leggo storie più crude della mia e mi sento più '' fortunata '' e non so perché me ne pento, a stare qui a piangere quando molti di voi hanno patito il peggio rispetto a ciò che ho patito e patisco io.
Non voglio dire che non abbia problemi, è che non so cos' abbia, non so se sia solo una forte depressione e rabbia repressa o se sia qualcosa di più, come scritto sopra..
Mi chiedo quindi come può una mdare dire parole che mai mi scorderò, ma poi abbracciarmi e dirmi che come mi ama lei non mi amerà mai nessuno? Non c'è quell euforia di cui parla il bipolarismo, non ci sono molte cose che ho letto.. e allora cos' ha? Mi vergogno anche un po ora, perché si, non sta bene e io altrettanto, ma non vorrei far risentire qualcuno che forse vive situazioni più difficili, persone che forse sono più forti di me. Grazie ancora, vi auguro tutto l'amore e la serenità possibile.

Electric Ladyland ha detto...

Carissimi tutti, che mi avete scritto nelle ultime settimane... desidero salutarvi e dirvi che, anche se non riesco più a rispondere a ognuno dei vostri messaggi, vi leggo sempre con partecipazione e affetto.

Vi ringrazio, come sempre, di cuore per le vostre testimonianze, che sono la prova che le nostre storie familiari non sono casi isolati e che quella dei figli è una vera e propria emergenza che necessita di essere affrontata in maniera sistematica e capillare.

Con pazienza seminiamo e piano piano ci arriveremo, almeno per le future generazioni! Intanto, di pochi giorni fa la notizia della pubblicazione gratuita online in pdf del primo libro completo tradotto in italiano per parlare di malattia mentale ai figli, che vi invito tutti a scaricare:

http://miamadrebipolare.blogspot.it/2015/04/si-puo-dire-il-primo-libro-in-italiano.html

Segnalo inoltre a tutti voi il nostro gruppo di Auto Mutuo Aiuto dedicato esclusivamente ai figli di persone con un disagio mentale, in cui ci confrontiamo e ci sosteniamo a vicenda. Qui le istruzioni su come potervi iscrivere, se lo desiderate: http://miamadrebipolare.blogspot.it/p/gruppo-facebook-di-auto-mutuo-aiuto-per.html

Un abbraccio forte a tutti e ricordiamoci che non siamo soli, anche se a lungo abbiamo creduto di esserlo!

Stefania.

Anonimo ha detto...

ciao, in una sera di solitudine perché nessuno comprende, mi ritrovo a leggere storie simili alla mia, forse per sentirmi meno sola.
mia madre ha un disturbo psichico di tipo "affettivo" e bipolarismo.. già da circa 30 anni combattiamo con lei, inizialmente era soltanto depressione fino a diventare una patologia maniacale legata anche al gioco d'azzardo e all'alcool.. ha girato quasi tutte le psichiatrie della regione e le comunità riabilitative anche fuori dalla nostra città... da due mesi è in una comunità in città e mi sta rovinando .. mi sta trascinando in un tunnel, non riesco più a stare in pace, scappa, non prende terapia, sta sempre fuori anche di notte, fa cose di cui poi si pente e giura di smettere ma non è mai così. psicologi mi hanno detto di stare attenta perché mi può davvero distruggere, non faccio che pregare che possa comportarsi bene ma mi delude continuamente, so che non lo fa di proposito ma è la malattia. per fortuna abbiamo trovato alcune persone che cercano di aiutarla anche se spesso, per i guai che combina, sarebbe meglio rinchiuderla. ha tentato più volte il suicidio perché lei sa che sbaglia e si sente in colpa ed impotente...potrebbe riprendere in mano la propria vita, ma qualcosa più forte di lei la sta devastando lentamente. grazie per lo sfogo e scusate per la negatività che ho trasmesso..

Anonimo ha detto...

Leggendo queste righe non ho potuto fare a meno di piangere..le nostre storie così diverse ma in realtà così uguali...mi rispecchio in ogni singola parola espressa in questo blog e bei vostri commenti..ho una mamma bipolare e nonostante faccia paura ammetterlo a me stessa sono terrorizzata dall idea di diventare come lei..mi ha reso la vita un inferno..parole e immagini incise nella mente e nel cuore che non si possono dimenticare. Molto spesso immagino la mia vita senzaudi lei e mi vedo rinata. Odio il suo continuo criticatmi la sua assenza di empatia il suo continuo ripetere le stesse frasi il suo ordine maniacale che nn t soffoca. .odio nn poterle rispondere per paura di scatenare una guerra senza fine e alle più profonde bassezze. Mi dispiace è mia madre e so di avere un rapporto ambivalente con lei da un lato la odio dall altro nn riuscirei as abbandonarla. Ma è tempo di farmi la mia vita. Voglio concludere i miei studi universitari e chiudere col passato...sn stanca fragile e mentalmente distrutta grazie per lo sfogo ne avevo proprio bisogno .

Anonimo ha detto...

Che bello trovare finalmente uno spazio come questo! ho letto la tua storia quasi per caso, e mentre leggevo mi sorprendevo a pensare che certe frasi sono quelle che ho sempre pensato, sensazioni che ho sempre vissuto...e quando finalmente dopo anni di isolamento, menzogne e facciate mantenute per non far vedere all'esterno che la tua famiglia è un inferno (perché tu, che hai sempre subito e lottato, la ami la tua famiglia nonostante le cattiverie e le ingiustizie e le violenze fisiche e psicologiche) riesci per disperazione a chiedere aiuto (dopo esserti resa conto che non puoi salvare il mondo da sola, né la tua famiglia se tua mamma è bipolare, tuo papà non vuole e non riesce a capire e non fa nulla per aiutare e tuo fratello, cresciuto con una donna instabile, alcolizzata e violenta, ha subito così tanto da restare "diversamente abile" mentalmente e assolutamente non autosufficiente).. ma quando chiedi aiuto le istituzioni ti rispondono che il personale è in ferie per cui non possono aiutarti, oppure il medico si è dimenticato di avvvisare lo specialista per far visitare tua madre, o il tal incaricato non si è presentato all'appuntamento, o insomma tutti chiudono un occhio sul fatto che hai effettivamente subito aggressioni e violenze da parte di una persona instabile è che bisogna agire SUBITO. "Se la signora non vuole venire a farsi aiutare noi non possiamo fare nulla"...è la peggior cosa che ti puoi sentir dire, sei sola, totalmente in balia degli sbalzi neurologici e umorali di una persona che non sai mai come possa agire e cosa possa fare. A volte penso che tanti "professionisti" non realizzino appieno la realtà di questi casi...La paura, grande, è che un giorno la persona instabile che è mia madre possa fare veramente del male a qualcuno in famiglia, come mio fratello che vivrà la sua vita da disabile...
Per anni ho pensato di essere sola a vivere tutto questo...ora a leggere tante storie cosi mi sento meglio da una parte (non esitono i soli pochi amici fortunati con famiglie perfette che appena accenni al tuo inferno familiare ti voltano le spalle), ma peggio dall'altra perché capisco quanto queste storie tristi siano diffuse e tutto ciò fa male, perché non lo augurerei a nessuno!
Grazie a tutti per le vostre condivisioni e scusate lo sfogo... spero davvero che tutti noi potremmo avere il nostro riscatto nella vita, quella che ci hanno dato già fin troppo segnata di lacrime.

Anonimo ha detto...

Buongiorno a tutti.
La mia situazione è un po' diversa, perché chi sta male non è mia mamma, ma mio fratello.
Probabilmente i danni che ciò ha causato su di me sono stati fino ad oggi inferiori a quelli che sarebbero stati qualora fosse stata mia mamma a stare male, perché invece anzi lei (mia mamma) mi ha sempre protetta e difesa dalla malattia di mio fratello.
Però, da un altro lato, mio fratello sopravviverà a mia mamma (già molto anziana, malata, provata...) ed allora sarà un guaio gestirlo.
Questa idea, dell'ipotizzare quanto possa ancora vivere mio fratello, mi fa orrore, ma mi ritrovo, proprio io, che lo amo come nessun altro al mondo, a momenti ad essere arresa.
La malattia di un familiare ti mangia la vita, te la spolpa.
Io, così sicura di me, efficiente, positiva, allegra, razionale, mi ritrovo a vagare come uno zombie pensando costantemente a questo problema, proponendo alla mia incolpevole bimba un modello di mamma sempre in allarme, sempre tesa, sempre all'erta.
Io non ero così, ma è inevitabile, dopo anni, decenni, di bombardamento QUOTIDIANO di negatività, farsi travolgere...
Se penso al mio, al nostro futuro, vorrei solo sparire lontano.
Non ho più forze.
Ho bisogno anche io di curarmi.
D'altronde mettermi in salvo, mettere dei paletti alle sue continue (20 - 30 di media al giorno) richieste di attenzione è qualcosa che mi suggeriscono da più parti di fare, ma che non riesco a concretizzare.
Per amore verso di lui, per sensi di colpa verso i miei anziani genitori, perché ancora mi illudo, forse, di poter cambiare una virgola, di poter essere utile a qualcosa.
Invece no.
Nulla, nulla, nulla è come la malattia mentale, da cui non si esce, MAI, da cui nessuno guarisce...una cosa che, chi ha a che fare con problemi "normali" (sto sviluppando, proprio io, pacata e serena, una sorta di insofferenza/odio verso le famiglie in cui non c'è che il problema di decidere dove andare in ferie..) non potrà mai e poi mai capire....

Melanypam ha detto...

Ciao cercando su internet ho trovato questo blog e leggendo un pò di storie, ho capito che siamo davvero in molti a condividere una triste storia, quella di avere un genitore bipolare o con problemi psichiatrici...
Per narrare la mia storia bisogna tornare indietro al giorno della mia nascita ben 23 anni fà.. mia madre già prima della mia nascita ha scoperto di avere la depressione bipolare e così prendendo medicine ha scoperto di aspettare me.. gravidanza difficile, 9 mesi a letto con la paura di perdermi e invece eccomi qui!
Negli anni della mia infanzia non ho mai notato che mia madre potesse avere un qualche tipo di problema, certo non è mai stata una brava da dolci fatti in casa o da regali ma ho sempre pensato che fosse il suo carattere..
Crescendo soprattutto negli anni delle medie e maggiormente alle superiori ( quando mio fratello più grande ha deciso di partire per l università)mia madre è molto peggiorata passando da up a down di colpo. Non voleva che io uscissi, ogni volta che uscivo mi diceva che si sarebbe gettata dalla finestra, cosa che con il tempo capii che non avrebbe mai fatto.. dava la colpa di tutto a mio padre ( certo anche lui ha le sue colpe ma non per questo da condannare).Ora che sono anche io all'università fuori e lontana da lei vengo giudicata da tutti, parenti e non, non dovevi abbandonarla, sei una figlia ingrata.. io sò solo che non potevo più vivere in quel modo.. maltrattata e insultata.. sò che lei mi vuole bene in fondo e che ciò che parla è solo la malattia... ma ciò che mi dilania l anima è saper di non poterla guarire di avere le mani legate...

Anonimo ha detto...

Questa storia potrei averla scritta io. L'infanzia turbolenta, lo smarrimento, e poi l'odio. La ripresa, quella boccata d'aria che ti fa dimenticare tutto, e poi di nuovo giù: un piccolo segnale, uno sguardo improvvisamente diverso fanno capire che tutto sta per succedere di nuovo.

Ne usciremo mai? Avremo mai pace? Chi pensa a noi?

Anonimo ha detto...

Ragazze io leggo i vostri commenti e praticamente metto insieme i pezzi di un diario scritto negli ultimi 10 anni, dai miei 16, diario che ho dovuto strappare, perchè se non lo faccio io lo fa lei (mia madre).
E' stata una corsa fino ad annientare me stessa, perchè se non sono nulla lei non può distruggermi. Ho annnullato le mie paure, il mio cuore, che era troppo logorato per poterlo usare.
Una lotta contro la bulimia, perchè a un certo punto non riusciro a "ingerire" più nulla, ero arrivata al limite. e vomitavo, rimettevo tutto il dolore sopito per anni. Per la verità anni di insulti in cui lei mi diceva che la stavo uccidendo ed il resto dei parenti che ero una m...a, una figlia degenere. Tanto che a un cero punto non sapevo più se i pazzi fossero loro o io. Mio fratello e mio padre andati via di casa, lasciandomi da sola. E gli uomini con cui stai che non potranno mai capire a pieno la paura che una di quelle 117 telefonate al giorno dal telefono di tua madre sia quella che dice cha davvero stavolta l'ha fatto, l'ha fatta finita. o le volte che t svegli di notte in preda al panico e quando ti incupisci nel bel mezzo di un momento felice perchè comincia a credere di non meritarlo quel momento, perchè lei soffre e tu non hai il diritto di essere felice se lei soffre. In tutto questo, come leggo in tutti i vostri commenti, la malata è lei, non importa se non sei nemmeno maggiorenne e non hai la più pallida idea si cosa fare e quando chiami il CIM con le che ti guarda con una gamba oltre il davanzale e ti dicono si si arriviamo e poi non arrivano mai, perchè già troppe volte li hai chiamati e lei quando arrivano diventa la donn amigliore del mondo, tanto che vorresti urlarle contro tu e fare una scenata delle sue per farti ricoverare TU e avere forse una settimana di pace e sonno continuo.

Ma credo che tutte queste cose le sappiate già tutte. punto primo avevo bisogno di sfogarmi, punto secondo siamo tutte ancora qui, acciaccate, col cuore in pezzi, che per quanto mi riguarda non so nemmeno bene come si usi più, tanto ho dovuto indurirlo per andare avanti. Siamo qui e saremo madri anche noi prima o poi, se non lo siamo già. Non so a cosa serva tutto questo ma penso che stare lì a chiedersi perchè non serva proprio a nulla. Per quanto riguarda l'aiuto, se nessuno è stato di aiuto a noi, proviamo noi ad esserlo per noi stesse e per le altre. Questo non è il primo problema che passa sotto gamba, a livello di aiuto da parte di enti esterni intendo. Ma noi possimao e dobbiamo fare qualcosa, perchè se ancora siamo in piedi nonostante questo inferno, vuol dire che abbiamo le palle, e questo deve essere chiaro a tutte noi. Indietro non possiamo tornare ma avanti ci possiamo guardare, con una consapevolezza nuova e col desiderio di aiutarci e di sostenere anch ealtre persone che sono nella stessa situazione.
Intanto mando a tutte un abbraccio fortissimo, perchè a dire il vero è bastato leggere ed avere la consapevolezza di non esser sola per trovare un po' di forza in più, in un momento di tristezza che mi era venuto.
Grazie a tutte per aver condiviso le vostre storie

C.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti...io no so se mia madre soffre di bipolarismo...da circa 18 anni mia madre ha preso in custodia sua sorella incapace di intendere e di volere. io avevo 12 anni. Con tanta pazienza e con il passare del tempo siamo riusciti a fare di mia zia una persona della famiglia, una sorella bisognosa di cure ed attenzioni. Mia madre, ovviamente inizia ad avere meno tempo per lei, per uscire con le sue amiche...e queste piano piano si allontanano. Il trascorso dei miei genitori non è tutto roseo. Tra problemi economici e problemi di gelosia da parte di mio padre litigavano spesso, ed io ero sempre pronta a separarli quando arrivavano alle mani. Con il passare del tempo mio padre si da' una calmata, noi siamo più grandi e gli teniamo testa e anche perchè riesce a trovare un lavoro fisso. mia madre ha sempre avuto la mania della pulizia della casa. con lei e mia sorella ci dividevamo le faccende domestiche, ma comunque non le andava mai bene niente o secondo lei stavamo senza far niente e pensavamo solo ad uscire. ora mi ritrovo con una madre che si lamenta da quando si sveglia la mattina a quando va a letto la sera. ho 30 anni. non mi sono mai permessa di uscire di casa senza aver fatto qualcosa. ma per lei non è abbastanza, per lei vado solo al mare , esco o sto sempre con il cellulare in mano. sentirla tutto il giorno lamentarsi mi fa uscire pazza e ad un certo punto scoppio e inizio a litigarci. sta sempre a ribadire che non è mai libera, che non ha mai tempo per se stessa a differenza mia, dicendo che siamo la sua rovina e dando tutta la colpa a mio padre. ci ho litigato poco fa. è arrivata a darmi un pugno sul braccio e io per allontanarla l'ho spinta e ha iniziato a dire che l'ho menata e le ho fatto male (guardandosi il braccio) e che il pugno me lo sono sognato. ha momenti di rabbia in cui se la prende con tutti e dopo 5 minuti inizia a scherzare o a ridere se vede una cosa simpatica in tv. io sto sempre lì a cercare di farla ridere di distrarla, ma arrivo ad un certo punto che non ce la faccio più. non posso andar via di casa perchè non me lo posso permettere in questo momento. so che è difficile accudire una persona disabile, ma non è colpa mia...le ho anche detto che secondo me deve farsi aiutare, ma lei risponde "e certo...quando si tratta di fare i servizi in casa, io sono la pazza" o cose del genere...da quando mi sveglio le dico "mamma lascia stare faccio io" in continuazione...ma niente deve fare lei, io devo stare zitta e togliermi dalle palle...una situazione che non reggo più. grazie per l'attenzione.

Anonimo ha detto...

Buon giorno a tutti. Sono un giovane 23 enne toscano di nome Simone. Sono contento di aver trovato un sito che può essere di aiuto a chi come me vive questo incubo. Sulla mia storia potrei farne un libro infatti avevo iniziato a farlo ma non è facile perchè delle volte preferirei dimenticare anche se è impossibile. Più che scrivere la mia storia sono interessato a sapere se questo blog è ancora attivo, come mi sembra di capire e se ce qualche altra persona dalla toscana. Insieme potremmo fare qualcosa magari. Solo recentemente, grazie all' aiuto di uno psicologo ho iniziando a prendere coscienza del fatto che mia mamma è veramente malata e prima di diventarlo anche io dovrei provare ad uscirne per il bene mio ed anche suo vedendomi realizzato in quello che voglio fare. Praticamente essendo bulimica, mangia e vomita in continuazione da tanti, tanti anni senza pause. Ho talmente paura di questo argomento che ho sempre avuto difficoltà a dire che i problemi sono principalmente dei miei genitori e non miei perchè ho sempre visto tanta indifferenza nell' aiutarli bisogna però vedere anche quanto loro chiedano aiuto. Infatti il grande problema è che loro, i miei genitori, non lo riconoscano come problema per noi figli, ho anche un fratello. E' semplicemente la normalità, anche mio padre ha diversi problemi per cui non chiede grande aiuto. Mi sto ammalando anche io, spero di vedere una luce in fondo al tunnel perchè son veramente stanco. Sono lieto di sapere allora se ce qualche altro toscano, e dove magari ci si può rivolgere per provare a fare qualcosa. Per la mia situazione personale ho capito che i servizi sociali non mi fanno nulla perchè ormai sono più che maggiorenne ma potrei esser d' aiuto per chi è nella stessa situazione. Simone

Anonimo ha detto...

Ciao Electric.ladyland anche io ho vissuto la tua stessa esperienza con mia madre.a lei tutto è nato dalla perdita di una bambina nata prima di me e morta quando aveva 10 giorni x un insufficienza respiratoria....io sono nata dopo un anno ma mia madre lho sempre vissuta con la depressione prima manioco depressiva violenta e adesso disturbo dipolare .adesso io ho 34 anni i miei sono ovviamente divorziati mio padre ha chiuso l'officina di meccanico x colpa sua e ora vive da solo.ho altri due fratelli più grandi che non si sono mai occupati di lei al contrario mio che x pena e x ché è sempre mia madre lho seguita fino ad ora.lei ha 69 anni e ora la sua malattia si è aggravata i servizi sociali e il servizio psichiatrico non lavorano in equipe e tutto è difficile x problemi e critiche che l'uno ha nei confronti dell'altro.ora io mi sono totalmente allontanata da lei cambiato il numero di telefono e volevo sposarmi ma purtroppo dobbiamo rinunciare a questo mio sogno x colpa sua x ché poi lei può vantare dei diritti anche da parte del mio compagno futuro marito che diventa parente affino.questo x me è un grosso problema non riesco a trovare nulla in rete che mi aiuti.
Se un figlio di una persona con disturbo di polare vuole farsi una vita propria non può mai...
Lei si sciupa i soldi e non paga il fitto poi le fanno lo sfratto e io sono costretta a trovare una casa nuova ma adesso tutti la conoscono e nessuno vuole affittare la casa a lei se io mi sposo ho il dovere insieme a mio marito di ospitarla a casa e tu sai che sarebbe un inferno mi separerei il giorno dopo.
come si può fare io ormai ho perso la testa e non trovo soluzione non potrò mai sposarmi x non far vantare a lei dei diritti....è questo anche x una mia attività o x un figlio ....
Leggere tutte quelle storie simili alla mia non sapevo di tanti così.

Roberta ha detto...

Sono Roberta,figlia unica sopravissuta ad una madre bipolare. Malattia diagnosticata ovviamente con tanto ritardo. Sostanzialmente io sono nata e in lei è esplosa la malattia. Ma erano gli anni 70,esisteva solo la depressione. Poi dagli anni 80 la psichiatria con una diagnosi. Fasi e un equilibrio che non c'è mai,due settimane giù che più giù non si può e poi su,su in qlto fino alle stelle. E allora ricovero e avanti. Per 30 anni.Finché non e mancata. E in tutto questo io che crescevo. Ma come si fa crescere così? Si sopravvive,non si vive. Ho letto i commenti vostri e provo tanta amarezza. Quanta solitudine è toccata a noi che siamo figli orfani pur avendo nostra madre o padre da accudire in continuazione? Ho iniziato un percorso di psicoterapia per affrontare, dopo 14 anni,la morte di questa madre così difficile. Credevo che dopo la sua morte avrei vissuto. Infatti l'ho fatto e gli anni e i giorni volano via ma il danno dentro me è ancora là. Ho congelato tutto per non pensarci perché volevo fosse finita davvero. Ma non è così, il danno c'era e ignorarlo non è servito. La colpa,la rabbia,l'impotenza, il mettersi sempre e comunque da parte,non essere mai spensierati come i tuoi amici ma fare finta sempre un po di esserlo,l'ansia,vivere continuamente in allarme,non poter mai dire basta non ce la faccio più. Colpa e rimorso,voglia e rifiuto, rabbia e lacrime.
Credo che uno stato civile dovrebbe prendersi carico di questi pazienti e dei loro affetti. Eravamo bambini,avevamo il diritto di essere seguiti psicologicamente. Un bipolare non guarisce mai ma sui figli si possono attutire i danni,occorre aiutarli.grazie per questo blog, la condivisione è un aspetto fondamentale. Si crede sempre di essere gli unici a stare così male,ma non è cosi

elisabetta ha detto...

Ciao Roberta, mi ritrovo perfettamente nella frase "Ho congelato tutto per non pensarci perché volevo fosse finita davvero. Ma non è così, il danno c'era e ignorarlo non è servito"
Io avevo una madre bipolare in pratica da prima che io nascessi, non mi dilungo perchè mi ci vorrebbero anni, ma tanto le dinamiche più o meno sono identiche.. Si è tolta la vita a maggio 2014, e da li ha tirato dentro tutta la mia famiglia tranne me , perchè son scappata 5 anni prima e mi sono "salvata"..
Mio padre si è tolto la vita ad agosto di quest anno e mio fratello a settembre oppressi dalla malattia.
Io ho congelato il tutto perchè è l unico modo per andare avanti!! Non possiamo fare altro..
Anche quando partli che il danno c'era, io penso che quando sei cosi dentro nella situazione è difficilissimo e impossibile da risolvere da dentro, siamo troppo influenzati dal rapporto..
Io ora sto ricostruendo la mia vita da zero, mi è rimasto solo questo da fare..

Anonimo ha detto...

Da bambina ho vissuto tutto questo.. Oggi a 33 anni e' peggio. Mi farebbe piacere parlarne

Anonimo ha detto...

Mio papà era bipolare. Sposa mia madre senza dirglielo. Hanno me e mio fratello e poi lui sta male. Lei lo scopre solo allora. Decide di rimanere con lui. Mia madre ha fatto pagare questa cosa a tutti quanti. Ho vissuto in una casa piena di odio e di risentimento. Io e mio fratello siamo cresciuti senza essere seguiti facendo spesso più i genitori che i figli. Mio padre non era cattivo ed era sottocontrollo. Ogni cambiamento nelle dinamiche familiari fa si che succeda qualcosa. La nascita del mio primo figlio mi ha fatto capire chi era mia madre. Io mi sono ammalata. Sono finita anch'io in psichiatria. Mio padre ai tempi entrava e usciva. Mia madre usa i problemi di mio padre per tormentare me e mio fratello che siamo riusciti a sposarci a crearci la famiglia che sognavamo. Restano separati per un anno, poi tornano insieme, il loro rapporto malato non può finire. Tre mesi dopo rimane soffocato. Morirà dopo due anni di coma. In quei due anni ho avuto il mio secondo figlio e la conferma di avere una madre disturbata di cui ho a volte paura. Il problema é che nessuno mi crede. Cerca di fare con me quello che faceva a mio padre e per farlo usa mio fratello. Sono fuori da quella casa ho una splendida famiglia ma purtroppo non riesco ancora a quietare

Unknown ha detto...

Sono nella tua stessa situazione. È cominciato tutto quando avevo 15 anni ma anche quando ero più piccola subivo spesso abusi da mia madre come minacce e botte, un sacco di botte. Poi a 15 anni non le ho permesso più di picchiarmi ma sono cominciati i deliri e le manie, crede continuamente che le persone cospirino contro di lei e siamo isolate da tutta la famiglia poiché ha litigato con tutti e nessuno capisce che non è lei a parlare e fare quelle cattiverie ma la malattia. Non ho fratelli o sorelle, mio padre si è risposato e lo vedo raramente . Ora ho 21 anni e per qualche mese le cose erano migliorate ma ora ha ricominciato. ... è fissata con il risparmiare compra solo certe cose e non mi da soldi anche se è un medico e non ha problemi di soldi .... sono disperata spero di riuscire a vivere da sola o da mio padre e farmi dare qualcosa per poter finire l'università. È un incubo

Unknown ha detto...

Mi viene da piangere a leggere tutte queste storie che sembrano tanto simili alla mia. Ora ho 21 anni e studio giurisprudenza ma da quando ho 8 anni che vivo un incubo. Avevo otto anni quando i miei genitori si sono separati, mia mamma era molto depressa faceva uso di antidepressivi e mi ricordo che per lei avrei fatto qualsiasi cosa, mi convinse a non vedere più i miei nonni paterni dicendomi di essere stata molestata sessualmente da mio nonno paterno. Mi costrinse a incontrare mio padre solo tramite assistenti sociali (facevano visite psicologiche a me ma nessuno si è accorto della sua malattia) . Mi ha costretto a 10 anni dopo sentenza del giudice che stabiliva che dovevo vedere mio padre da sola, a portarmi un registratore per poter ascoltare i nostri dialoghi. Prendevo un sacco di botte ma nessuno mi difendeva perché eravamo sole (i parenti mano a mano si sono allontanati r ci siamo ritrivate isolate) . Io ho provato a chiedere aiuto ma nessuno faceva nulla. Poi quando ho compiuto 15 anni e non poteva più picchiarmi perché ho iniziato a difendermi sono iniziati i deliri su Dio e sulle manie di persecuzione, ha cercato di isolarmi anche dai miei pochi amici. Quando esco con i miei amici devo sempre fare nomi diversi perché se sente un nome ricorrente comincia ad odiarlo perché ha paura di perdermi o che mi possano allontanare da lei. (I miei nonni sono morti e non ho più potuto rivederli dall'età di otto anni) . Per due settimane a 16 anni mi ha chiusa dentro casa (era estate ) mi aveva tolto chiavi e telefono. Le fasi si alternano. Da poco ha ricominciato e dice che io sono pazza e devo farmi curare, se non avessi i miei amici che mi fanno ragionare penso che anche io perderei il senno. Ora ha la mania dei soldi e pur essendo medico cerca di scendere il minimo e viviamo in un sottoscala, non mai avuto una mia camera e mi costringeva a dormire nel letto con lei. Da un mese mi sono messa a dormire nel divano in cucina ed è su tutte le furie. A breve io e mio padre parleremo con un notaio per il mantenimento perché lei prende tutti i soldi che gli dà mensilmente mio padre per sé. Spero di riuscire a trovare una soluzione, di essere tutelata. Mi ha rovinato l'esistenza , sono disoerata

verità ha detto...

Questa è la copia della mia triste storia. Tutto cosi,dannatamente uguale.

eaB ha detto...

Ciao a tutti. Ho trovato per caso questo blog in uno dei momenti in cui cerco risposte su google su tanti perchè. Inutile scrivere che la mia storia è simile a tante storie descritte qui. Ad oggi ho 23 anni e un passato che passato non è. Ho intorno persone che forse mi vogliono anche bene, ma non riescono a capire che non riesco ad andare avanti e mi vergogno a dire a chi mi sta intorno che io non ho voglia di vivere il futuro, di costruire, di essere felice, di sorridere. Io voglio che mi si diagnostichi una malattia incurabile, voglio avere un incidente e voglio chiuderla con questa vita perchè vita non è. Mi dicono che devo essere contenta della vita che ho, perchè c'è chi sta peggio, dicono che sono una ragazza matura e forte. Dicono, ma non sanno proprio niente. Quello che mi ha lasciato dentro una vita vissuta con una mamma bipolare da sempre non lo sanno e purtroppo non lo so nemmeno io. Io non lo so come uscirne, non lo so se sono nata pazza anche io o ci sono diventata. E' difficile, è troppo difficile vivere e vedere gli altri che vanno avanti, che hanno degli interessi. Io continuo a farmi portare dalla vita, sperando che succeda qualcosa perchè non lo voglio vivere il futuro, non ne ho la forza. Vivo alternando giorni di anoressia a giorni di bulimia nervosa, non mangio per punirmi e poi mangio per compensare? non lo so. So solo che adesso che mia madre è lontana e io sono in una situazione che in tanti spererebbero, io faccio ancora più fatica di prima a vivere. Ho cercato aiuto, ma non è servito. Non ci credo più negli psicologi, negli psichiatri, in nessuno. Siamo tutti uomini egoisti. Io aspetto, aspetto che mi venga un colpo. Chiedo scusa a tutti per lo sfogo, so che capirete quanto è dura avendo passato le stesse cose.

moorea ha detto...

Ea ho i tuoi stessi disturbi del comportamento alimentare. ..dici potrebbe essere correlato? Oggi mi sono trasferita e vivo da sola ....ho tanta paura che possa impazzire e venire qui a farmi del male :( però allo stesso tempo so che almeno per ora è lontana e sono un poco più tranquilla. Anche se so che ormai i danni che mi ha fatto non potranno mai essere ricuciti solo allontanadomi. ..ma già è qualcosa.

trizio ha detto...

Salve a tutti,

è la prima volta che faccio una ricerca del genere su google, forse preso dalla rabbia di ieri sera, e ho trovato questo sito. Anch'io come la maggior parte dei commenti che ho letto, ho vissuto le vostre esperienze, e davvero non ho parole nel leggere dettagli, situazioni e sentimenti talmente uguali ai miei. Io parlo da ragazzo, studente, che ha vissuto ormai negli ultimi 10 anni una situazione non buona in famiglia, con una madre che cambia umore da un giorno all'altro, sicura che tutto il mondo le voglia male, paranoica, una persona che non riesce e non vuole più godersi la vita. Non starò però qui a raccontare tutta la trafila di cose che noi tutti già sappiamo a memoria, vorrei provare ad andare oltre. Io sono una persona che quando trova un problema cerca sempre di risolverlo, sempre. Ovviamente questo tipo di problema è qualcosa di veramente complesso, che da soli non possiamo neanche immaginare di poter risolvere. Ma ora, dopo aver letto tutti i commenti mi chiedo: ha senso lamentarsi? ha senso piangersi addosso? che senso ha lo sfogo? Forse quello di sentirsi meglio, di sentirsi più leggeri e liberi mentalmente da situazioni cosi pesanti. Lo scopo di questo blog tra l'altro è proprio quello di sfogarsi, di creare una rete e per collegare persone che condividono lo stesso problema. Ma in tutti questi commenti intravedo vittimismo, passività, rassegnazione, speranza. Quello che voglio dire è che dopo lo sfogo qual'è il risultato vero e concreto? Lamentarsi non porta a soluzioni concrete. Non sarebbe meglio trovarsi di persona? Raccogliendo persone della stessa provincia magari, e organizzando degli incontri. Forse, vedersi faccia a faccia, e ragionando di persona, i problemi si possono risolvere, e qualcosa di positivo si può tirare fuori. Lo dico solo perchè credo che il semplice "raccontare senza proporre soluzioni" non porterà mai a delle soluzioni, ma aumenterà questa passività, questa rassegnazione.
Per cui mi riferisco al gestore del blog, sarebbe più produttivo creare degli incontri, solo tra chi ha vissuto questo tipo di esperienza, dato che credo che nessuno e dico nessuno potrà mai capirla finchè non la vive sulla propria pelle. Il contatto umano potrebbe portare a più benefici. Io personalmente ci andrei.
Sono di Padova.

Spero che nessuno si sia offeso per quello che ho scritto, forse parlo da ragazzo, che non ha voglia di arrendersi, che scrive con rabbia e che ci sta dentro da troppo tempo.

Ciao

Electric Ladyland ha detto...

Ciao trizio, io personalmente dopo sei anni di lotte e battaglie per costruire soluzioni concrete in questo paese quasi esclusivamente da volontaria onestamente sono molto stanca e non ho modo di organizzare questo tipo di incontri, ma se tu te la senti e riesci a costruire qualcosa nella tua zona, ben volentieri, ogni iniziativa è la benvenuta :-) Suggerisco comunque di volersi avvalere, anche nel mutuo aiuto, di moderatori qualificati che possano aiutare a gestire al meglio le situazioni più critiche. Sono situazioni delicate dove l'improvvisazione può essere rischiosa. Grazie di cuore per il tuo contributo e in bocca al lupo per le tue future iniziative. Un caro saluto, Alba Viola.

Unknown ha detto...

Mio padre ha 78 anni ed è bipolare. Nessun medico ha mai fatto questa diagnosi. Lui è bravissimo a mostrarsi padre e marito amorevole in presenza di estranei. Ma in casa la situazione è diversa. Le cattiverie nelle parole e nei gesti dono indicibili. E il gioco d'azzardo gli porta via tutta la pensione che percepisce. Le continue bugie sono la cosa peggiore. Mente per qualsiasi cosa anche la più insignificante e si inventa delle storie cosi incredibili in cui lui è unico protagonista salvatore del mondo intero. Secondo lui tutto il mondo, io e mia madre in primis, esistiamo solo per fotterlo e lui si deve cautelare. Tutti lo vogliamo fregare o tradire e offendere e nessuno sa davvero chi è lui. Non parla più con suo fratello da 35 anni e con le sorelle litiga solamente. Ha litigato con tutti i suoi dstori e colleghi di lavoro perché secondo lui tutti lo volevano fregare. Secondo lui mia madre che ha 80 anni è una poco di buono che nasconde gli uomini sotto il letto ed io non sono sua figlia. L'anno scorso mi ha costretta a fare il test del dna e visti i risultati ora non dice piu che sono bastarda ma che sono una figlia ingrata x tutti i sacrifici che lui fa. Ho 48 anni pago interamente il mutuo della casa in cui vivo con lui e mia madre e non ho una vita. Qualunque cosa faccio o dico è soggetta a giudizio ovviamente negativo. Non posso permettermi l'affitto di un appartamento per conto mio e poi lasciare mia madre sola con lui mi terrorizza perché l'odio che lui prova è enorme e vivo nella paura che possa farle del male. Dai medici non vuole andare perché siamo noi quelle malate. Il medico di base non mi crede perché quando lo vede è un angelo. È una non vita e nessuno comprende cosa accade in casa. Anche se ormai ho la consapevolezza che è una persona malata non riesco a perdonare le cose dette e fatte. È questo l'inferno.

Unknown ha detto...

Ciao, io vivo a Roma mia madre è affatto da schizofrenia oramai da quando avevo 4 anNi ora ne ho 40 ....cerco di vivere la mia vita come meglio posso , sono sposata ed ho una bambina ma è difficile in certi momenti tipo oggi reagire vorrei solo spaccare tutto e fuggire via. ..Per fortuna ho un fratello meraviglioso con cui diedero la sofferenza ci alterniamo , mia madre vive 15 giorno i con me e 15 con lui.Abbiamo avuto la fortuna di trovare entrambi due sposi eccezionali , ma spesso il senso di colpa anche nei loro confronti non ci lascia vivere.Io personalmente ho poca pazienza sia con mia madre che con mia figlia e mi sento terribilmente in colpa per questo.Vado avanti solo Co l' aiuto di Dio...Ti capisco😔

mary ha detto...

Ciao a tutti, anch'io sono nella vostra situazione, mia madre è bipolare e la mia vita è un inferno...a volte penso di andarmene via. È possibile che debba avere tutta la vita rovinata distrutta inutile, che il mio solo scopo sia annientarmi nell'accudire lei??? Io voglio una vita mia normale, un marito e dei figli.
...io la odio

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