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martedì 17 dicembre 2013

Un Workshop Internazionale Sulle Famiglie Che Vivono Un'Esperienza Di Disagio Mentale A Prato: Partecipa Anche L'Italia!

Seduta sul treno che mi sta riportando a casa, cerco di esprimere a caldo le emozioni che sto provando per quanto ho vissuto negli ultimi due giorni. Il 2013 è stato sicuramente un anno straordinario per questo blog. Dopo Trento e Milano, ieri è stata la volta di Prato, per partecipare ad un evento davvero importantissimo per tutte le famiglie in cui uno o entrambi i genitori soffrono di una malattia mentale: "Fostering international research collaborations in regard to families where a parent has a mental illness (FaPMI)" - "Promuovere collaborazioni internazionali per la ricerca riguardo alle famiglie in cui un genitore soffre di una malattia mentale"

Organizzato dalla Monash University of Australia nella sua sede di Prato, questo meeting vede riuniti, dal 16 al 20 dicembre, ricercatori ed esperti del settore provenienti da tutto il mondo: Canada, Stati Uniti, Australia, Finlandia, Norvegia, Svezia, Olanda, Irlanda, Israele e anche... Italia grazie ad Edoardo Re e a Francesca Tasselli di Contatto Onlus che parleranno del Progetto Semola di prevenzione del rischio nei minori figli di genitori con una malattia mentale! Nonostante siamo ancora agli inizi, sono davvero orgogliosa e felice che ci stiamo dando da fare anche noi per portare nel nostro paese quel cambiamento di cui le nostre famiglie hanno bisogno.

E' bellissimo vedere questo fermento da parte di così tante persone che, in ogni continente, sono impegnate per cercare di trovare strategie efficaci per migliorare la qualità della vita delle famiglie e dei figli di persone con una malattia mentale. Alcuni dei tesori più preziosi che mi porto a casa di questo evento sono sicuramente lo spirito di condivisione dei risulati, il confronto sulle problematiche e gli ostacoli incontrati lungo il cammino e l'incoraggiamento da parte dei paesi più avanzati nei confronti di chi, come l' Italia, si sta appena affacciando, anche per difficoltà linguistiche (gli interventi sono infatti tutti condotti in lingua inglese), a quello che rappresenta un vero e proprio cambiamento epocale nel campo della prevenzione e della cura dei disturbi psichiatrici.

Fostering international research collaborations in regard to families where a parent has a mental illness
Cosa c'entro io in tutto questo e come sono finita lì? Ancora una volta devo dire un enorme GRAZIE a Contatto Onlus, che crede in me e mi supporta, per aver proposto agli organizzatori che fosse previsto anche un intervento da parte di chi ha vissuto e vive sulla propria pelle, dal punto di vista di figlio, le ripercussioni della malattia mentale del genitore e della mancanza di misure adeguate di sostegno e prevenzione del rischio, nonché dell'assenza, nel mio percorso e in quello di molti altri figli, di una psicoeducazione centrata sulla famiglia.

Darryl Maybery e Andrea Reupert della Monash University, organizzatori dell'evento, hanno accolto la proposta con entusiasmo e così, ieri sera, ho tenuto la mia presentazione parlando della "Daughters and Sons Initative", il movimento spontaneo internazionale su base volontaria di figli adulti che, nei rispettivi paesi, cercano di dare voce alle istanze dei figli di persone con malattia mentale e alle loro famiglie e di fare pressione, dal basso, affinché il sistema possa cambiare e creare misure di sostegno e prevenzione efficaci per noi e per le nostre famiglie.

Ho avuto sempre un certo timore nel trovarmi a tenere presentazioni in contesti accademici, in cui tendo a sentirmi poco autorevole e non all'altezza. E' invece con gioia e con gratitudine che ho potuto constatare la grande apertura mentale e l'accoglienza che ho ricevuto da parte di chi mi ha ascoltato. E' stato straordinario ricevere i ringraziamenti di ciascuno per ciò che ho condiviso con loro.  Sono ancora frastornata e stupita del calore ricevuto al termine della mia presentazione, e ho ricordato, ancora una volta, le preziose parole di incoraggiamento che mi sono state trasmesse a maggio 2012 a Vancouver, da Nerrelle Goad e Paola Mason, due figlie adulte che in Australia da vent'anni lavorano con passione per dare voce ai figli di persone con disturbi mentali.

Quando avanzavo con loro le mie perplessità sul fatto che potessi essere in grado di tenere presentazioni in conferenze così importanti, non avendo titoli accademici nel settore, mi hanno subito contraddetta con un gran sorriso e lo sguardo luminoso di chi ha imparato a lanciare il cuore oltre l'ostacolo e a visualizzare il cambiamento che si desidera per il futuro: "you are a QbE, Qualified by Experience!", ovvero "Sei una QbE, qualificata per esperienza!". Avevano ragione! Lavorando su me stessa e sugli ostacoli interiori che sono emersi in me da quando è cominciata questa avventura sono riuscita davvero a raggiungere obiettivi inaspettati e ad imparare, non tanto a cancellare ansie e paure che emergono in queste occasioni, quanto a gestirle in una maniera più "ecologica" e a trasformarle in energia costruttiva.

Il Progetto Semola di Contatto Onlus
C'è ancora molto da migliorare, ma ho capito quanto sia importante anche imparare a celebrare e a godere dei nostri piccoli e grandi successi e, soprattutto, che - a dispetto dei nostri vecchi schemi, frutto di un vissuto non sempre facile - meritiamo la felicità e tutto il buono dalla vita, ma che questo può realizzarsi solo e soltanto se individuiamo prima quali ostacoli dentro di noi ci impediscono di riceverlo. La buona notizia è che ci si può lavorare, imparando a chiedere aiuto professionale, orientandosi fra le numerose offerte di psicoterapia e life-coaching. Non esiste una ricetta valida per tutti, ognuno ha il suo percorso e dovrà valutare di volta in volta cosa sia meglio per sé, Quello che conta è che, nonostante un passato doloroso, è possibile cambiare la nostra visione e, da "vittime impotenti" di ciò che accade - strascico di un vissuto in cui lo siamo stati davvero -, possiamo trasformarci in "responsabili attivi" della nostra vita e del nostro futuro. Un rovesciamento di prospettiva che non implica affatto che, se le cose ci vanno male, ne siamo colpevoli, al contrario! E' un invito a rivolgere lo sguardo all'interno di noi, come in uno specchio, per trovare, anche con l'aiuto di un supporto esterno professionale, quelle risorse che già possediamo per agire in maniera attiva e pro-attiva, invece che limitarci a re-agire. Per diventare, in ultima analisi, adulti amorevoli in grado di prendersi cura del proprio "bambino interiore ferito" e colmare con il tempo quel vuoto ancestrale con la ricchezza che era da sempre viva in noi ed aspettava soltanto di essere scoperta e portata alla luce.

Ho parlato, fra gli altri, con Kim Foster, una ricercatrice australiana davvero in gamba sul tema Copmi (figli di persone con una malattia mentale). Una delle sue ricerche è incentrata su misure per sviluppare e promuovere nei figli di pazienti psichiatrici "Hope and Connections with the outside world", "Speranza e Connessioni con il mondo esterno". Le ho detto che mi piacerebbe moltissimo conoscere questo approccio per poterlo condividere e diffondere. So, per esperienza personale e grazie agli scambi avvenuti con altri figli e figlie, quanto la situazione familiare verso la quale siamo spesso impotenti possa portarci a perdere la speranza in un cambiamento positivo, non solo in ambito familiare, ma in ogni altro ambito della nostra vita. Strategie che possano aiutarci a ritrovarla per costruirci la vita che vogliamo, elaborando e lasciando andare il passato per poter vivere il presente con gioia, credo siano molto importanti per noi.

Kim Foster

Obiettivi per il futuro, emersi nel corso delle due giornate in cui sono stata presente, da sostenere e promuovere con energia e passione, sono senz'altro proseguire sulla strada delle collaborazioni internazionali in questo ambito, estendendole anche ai paesi in cui l'inglese non è così diffuso, per evitare che siano tagliati fuori dal cambiamento bambini e famiglie che potrebbero beneficiare delle nuove strategie di prevenzione nel campo della salute mentale. Una questione che riguarda tutti, non soltanto le famiglie in cui il disagio è già presente.

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