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lunedì 5 marzo 2012

Imparando L'Ottimismo... Una Conferenza Mondiale Tutta Per Noi!

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni su una lettura che sto facendo in questo periodo e che potrebbe interessarvi. Si tratta del libro di Martin Seligman, Imparare L'Ottimismo, di cui postai tempo fa il link all'interno del gruppo Facebook Figlie e Figli di Pazienti Psichiatrici - Children of Mentally Ill Parents Group. Mi sono resa conto che ho a volte la tendenza - probabilmente, anzi, quasi certamente, dovuta anche a ciò che ho vissuto in famiglia - a farmi prendere da uno sconforto 'cosmico' ogni qualvolta mi si presenta davanti un ostacolo o un evento negativo. Ad ogni intoppo o 'sconfitta' provo una forte sensazione di impotenza e inadeguatezza, vedo davanti a me scenari catastrofici, montagne enormi da scalare e mi coglie una stanchezza infinita e perdo lo slancio per iniziare la giornata. Vedo tutto nero e penso di aver sbagliato tutto e che non ce la farò mai. Questo può applicarsi anche alle relazioni interpersonali, quando una delusione mi scatena paure di 'abbandono' e sento rivivere in me l'antica ferita di essere stata 'tradita' nella fiducia e nelle aspettative. Spesso tutte queste sensazioni, che nei periodi più neri possono sfociare in uno stato depressivo, sono il frutto di 'lenti deformanti' che ci portano a replicare uno schema negativo che abbiamo conosciuto in passato. 


Se questo si può applicare in linea generale a coloro che hanno un atteggiamento pessimista, credo che possa calzare a perfezione anche al modo di interpretare la realtà di chi ha conosciuto l'impotenza essendosi trovato a dover fronteggiare la malattia mentale di una persona cara, inconsapevole della malattia. Si ha la netta sensazione che i propri sforzi non portino ad alcun cambiamento e questo può a lungo andare investire anche gli altri campi della nostra vita, dando luogo a quella fastidiosa sensazione di profondo sconforto e abbattimento che può a volte portarci all'incapacità di reagire durante i periodi peggiori, perché non riusciamo a vedere alcuna via di uscita. Nel suo libro Seligman spiega molto bene questi meccanismi di pensiero. La buona notizia è che possiamo invertire la tendenza perché non sono gli eventi in sé a provocare in noi questi stati d'animo - che causano insuccessi e sconfitte a loro volta -, ma il modo in cui ci spieghiamo gli eventi stessi. Cambiare il modo con cui attribuiamo cause e responsabilità degli eventi che ci capitano, migliora il nostro modo di reagire ad essi. Ridimensionare e restringere la portata di tali eventi fa sì che con pazienza e un po' di allenamento possiamo migliorare la nostra vita. Quindi, non un ottimismo cieco e poco realista, ma una maggiore obiettività che ci porti a evitare di sentirci completamente perduti e in balia delle negatività a causa - tra le altre cose - di una mancanza di autostima


Nel libro sono presenti degli utilissimi test per misurare il nostro livello di pessimismo e degli esempi su come cambiare il nostro stile esplicativo nella vita di tutti i giorni. Sembra a prima vista la scoperta dell'acqua calda, eppure è la prima volta che uno studio scientifico dimostra perché le persone 'ottimiste' hanno più successo e migliore qualità della vita e spiega come diventarlo. Mi ha colpito, tra tutti i capitoli, quello sulla salute, in cui si parla anche di cancro. Nel mio blog ricordo tempo fa di aver avuto uno scambio con altri lettori, anch'essi figli di pazienti psichiatrici, che avevano perduto come me l'altro genitore a causa di un tumore. E' un fatto che statisticamente ricorre piuttosto spesso nelle famiglie come le nostre. Probabilmente il dolore e il senso di impotenza che per anni si provano nel convivere con un familiare affetto da malattia mentale grave che rifiuta le cure, abbassano notevolmente lo 'stato vitale' e le difese immunitarie. Una ragione di più per concentrarci sulla prevenzione e su un'assistenza anche psicologica alle famiglie in cui insorgono problematiche di tipo psichiatrico. Non si capisce perché si parla tanto - e giustamente - di malati terminali e assistenza domiciliare a tutto campo in ambito oncologico, mentre per le malattie mentali tutto questo da noi è ancora un'utopia. 

A maggio in Canada ci sarà la prima conferenza mondiale interamente dedicata ai figli di pazienti psichiatrici (young carers) e alle loro famiglie: un'occasione preziosa per essere aggiornati sullo stato attuale degli studi internazionali sul tema e per sollevare ancora una volta l'argomento anche in Italia. Qui potete trovare la brochure completa di questo importante evento. Spero di riuscire a farne un buon resoconto. Piano piano, un passo alla volta, uscire dall'invisibilità. Insieme.



La mia pagina su Facebook - Il mio gruppo Facebook Figlie e Figli di Pazienti Psichiatrici - Children of Mentally Ill Parents Group - Il mio canale YouTube - Il mio profilo Buzz - Il mio profilo Twitter.

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